Ancora sul treno per l’ennesimo viaggio Milano-Torino o Torino-Milano……ormai non li distinguo più. Mi è sempre piaciuto viaggiare in treno, hai tempo di riflettere specchiandoti contro il vetro del finestrino, ti parli mentre scorre la campagna, i pensieri sembrano meno pesanti rispetto agli stessi che fai in ufficio. Con leggerezza ti distrai fissando una macchina che corre sulla strada parallela e ti chiedi : chi sarà, dove andrà.. poi fissi le luci e le guardi scomparire lontano. In questo periodo però il pensiero ricorrente, ed un pò angosciato, corre al Museo dello Sport. Quel mio povero neurone impazzito sbatte contro le pareti del cervello cercando una soluzione ai tanti problemi esistenziali che lo affliggono.
Un’idea, un’idea, una luce, per mostrare questa creatura che tarda a parlare e a farsi capire!! In questo periodo ho incontrato tanta gente : chi mi ha regalato un pensiero, chi un consiglio, chi una riflessione “il suo è un bellissimo museo, ben allestito, con cimeli notevoli… lo avesse fatto uguale qualcun altro in questa città, ci sarebbe la coda alla biglietteria !!”.
Ti pareva, per l’ennesima volta non basta la competenza, le capacità, l’esperienza, un sogno ed un cuore grande così. Mi appello a Voi , miei cari eroi, che abitate il mio Museo aiutatemi a ritrovare energia e smalto per credere ancora al mio sogno… aro Ambrogio (Fogar) tu che hai superato gli oceani in tempesta, che ti sei perso nel grande blu, per poi ritrovarti senza abbandonare mai le speranze. Come hai resistito alla fatica, allo stress nell’immenso bianco dei ghiacci del Polo Nord con la tua slitta ed il cane Armaduk? Sai, ora quella slitta è qui al Museo dello Sport, occupa un’intera parete vicina ad un’enorme foto di Armaduk che gli fa ancora la guardia. Ogni tanto tocco quell’alluminio e quel ferro per sentire le vibrazioni del tuo coraggio rimasto magari impigliato da quel tempo. Mi guarda fissa, inchiodata, sembra mi voglia dire “amico mio, i sogni sono duri da realizzare, se così non fosse che sogni del c… avolo sarebbero !”. Sono però convinto che dentro ognuno di noi, quindi anche dentro di me, ci sia un semino di Ambrogio, e che quel semino possa germogliare ed occupare tutto il resto di noi. Saper vivere un’avventura, per apprezzarne anche il rischio, per non farsi schiacciare dall’abitudine e dalla pigrizia, per non avere sempre paura di cosa puoi trovare dietro l’angolo, per sapere e volere occupare nuovi spazi, dentro e fuori di noi, e dove nessuno possa entrare, o forse si, qualcuno si .. ma solo se si chiama Armaduk!!
Onorato Arisi
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