Stop all’ippica. È ciò che stanno urlando a gran voce gli animalisti inglesi, secondo cui una delle passioni più grandi del popolo britannico sarebbe la causa alla base della morte di decine di cavalli.
Recarsi in un ippodromo per veder correre questi possenti e maestosi animali è da sempre un rito naturale per gli abitanti del Regno Unito, in particolar modo in Inghilterra, dove ora si sono scatenate le proteste più dure.
Il motivo? Troppi cavalli morti nel corso delle gare. Una condizione non più accettabile dagli animalisti più attivi.
Stop all’ippica
A finire nel mirino degli animalisti inglesi è stato soprattutto il Grand National, la corsa a ostacoli più famosa al Mondo.
In occasione dell’edizione scozzese, la cui ultima sfida è andata in scena il 22 aprile scorso ad Ayr, la polizia locale ha fermato 24 manifestanti in protesta per la morte di Oscar Elite, un cavallo da corsa soppresso dopo essersi fratturato una zampa durante una delle prime gare dell’evento.
Uno scenario simile a quello vissuto appena una settimana prima nel nord di Liverpool, in occasione del Grand National di Aintree, dove a perdere la vita erano stati altri tre cavalli, nel corso di un’edizione (la numero 175) che sarà ricordata soprattutto per le proteste animate e che hanno portato al fermo di 118 persone, oltre che al ritardo di circa un quarto d’ora della gara più attesa dell’intera stagione ippica inglese (e non solo).
Secondo gli animalisti d’oltremanica, sarebbero già 50 i cavalli morti nei primi mesi del 2023.
Un numero spaventoso e che gli attivisti tengono a sottolineare, indicando come principali responsabili gli ostacoli troppo alti utilizzati durante le corse e le gare troppo affollate.
“You bet. They die”
Da non confondere con lo sport olimpico dell’equitazione, il quale comprende diverse tipologie di esibizione tecniche, l’ippica rappresenta vere e proprie corse di velocità a cavallo, generalmente svolte su pista all’interno degli ippodromi.
Alcune di queste corse possono presentare anche degli ostacoli, come accade per esempio proprio al Grand National, una competizione di tre giorni che si conclude con una corsa su un percorso di circa 7 chilometri e con ben 30 ostacoli da superare, alcuni dei quali raggiungono anche l’altezza di due metri (vista la presenza di alcuni fossati da scavalcare).
Una sfida molto fisica e tecnica sia per i fantini che per i cavalli coinvolti, i quali possono facilmente incorrere in un infortunio.
Per questo, gli attivisti inglesi presenti ad Aintree hanno accolto i 70.000 spettatori con striscioni e volantini riportanti il messaggio “You bet. They die”, ovvero “puoi scommetterci, muoiono”, riferendosi proprio ai cavalli.
Un chiaro riferimento al giro d’affari legato all’evento e in particolar modo al mondo delle scommesse.
Sono tantissime, infatti, le persone che scommettono sulle corse ippiche, alla ricerca di vincite economiche, come sottolineato anche da John Lockwood, leader del gruppo di attivisti che aveva preannunciato la protesta:
“Stiamo dicendo alle persone di tenere in mente che quando scommetti sul Grand National, ci sono cavalli che in quella corsa hanno più probabilità di morire che di vincere”.
Cosa è successo
Due minuti prima della partenza della gara finale, i manifestanti hanno invaso la pista di Aintree, costringendo così le forze dell’ordine a stoppare momentaneamente l’evento.
La repressione degli animalisti da parte della polizia è stata applaudita dal pubblico presente, con 118 persone arrestate con l’accusa di aver turbato l’ordine pubblico e aver causato danni al circuito.
Ma cosa ha scatenato questa rivolta?
A far esplodere la rabbia degli animalisti inglesi è stata in particolar modo la morte di Dark Raven e Hill Sixteen, due cavalli deceduti durante le corse del sabato e che si sono sommati alla morte di Envoye Special, avvenuta invece il giovedì.
Nel mirino degli attivisti soprattutto gli ostacoli troppo alti. Uno di questi (il primo) sarebbe stato, infatti, la causa della caduta di Hill Sixteen, il quale ha rimediato un infortunio fatale al collo durante il salto dell’ostacolo in questione.
Il quarto animale deceduto negli ultimi tre anni al Grand National inglese. Un numero su cui riflettere.
Ed è proprio ciò che sta accadendo, con la British Horseracing Authority (BHA) che ha già assicurato che indagherà sulle cause degli ultimi incidenti avvenuti negli ippodromi, sottolineando al contempo come enormi passi in avanti siano stati fatti negli ultimi decenni per quanto riguarda la sicurezza di cavalli e fantini.