TIRO CON L’ARCO. Assume i termini dello scontro la vicenda del titolo del quotidiano “Il Resto del Carlino” che ha dato delle “cicciottelle” alle ragazze della squadra azzurra reduci dal “maledetto” e comunque storico quarto posto nella gara a squadre di ieri. Ecco la lettera indirizzata al direttore del quotidiano bolognese dal presidente Mario Scarzella.
Caro Direttore,
questa mattina da Rio de Janeiro siamo rimasti basiti nel leggere su Il Resto del Carlino il titolo che recitava “Il trio delle ciocciottelle…” – a nostro avviso a dir poco irriguardoso – rivolto alle nostre atlete Guendalina Sartori, Lucilla Boari e Claudia Mandia.
Se Il Resto del Carlino fosse una rivista scandalistica non avremmo nulla da dire, ma focalizzare l’attenzione sull’aspetto fisico di queste ragazze su un quotidiano, che scandalistico non dovrebbe essere considerata la sua lunga e prestigiosa storia, è stato davvero di cattivo gusto.
Ci chiediamo in effetti se si possa definire giornalismo serio un titolo come questo, soprattutto in un giorno difficilissimo per delle giovani ragazze all’esordio Olimpico, che hanno lavorato per quattro anni nel silenzio dei media per vivere una delle delusioni più cocenti della loro vita, sia personale che sportiva.
Una sconfitta – che tale non è, perché il 4° posto a squadre nel femminile resta il miglior risultato del tiro con l’arco italiano nella storia dei Giochi Olimpici – che purtroppo le segnerà per tutta la vita, ben sapendo che non c’è nessuna certezza per loro di poter godere di una seconda opportunità per riscattarsi.
Eppure Guendalina, Lucilla e Claudia, nella quasi totale indifferenza dei media italiani – e tra questi c’è anche il Suo quotidiano che non ci sembra abbia mai approfondito la conoscenza del tiro con l’arco e del ruolo che l’Italia ricopre in seno al panorama internazionale – si sono guadagnate con la forza del lavoro giornaliero l’opportunità di scrivere il loro nome nella storia dello sport italiano.
Per poterlo fare hanno fatto dei sacrifici che probabilmente nemmeno immagina, rinunciando a gran parte delle cose che le loro coetanee considerano normalità.
Per 4 anni hanno lavorato sodo per tenere alto l’onore italiano in occasione dei Giochi Olimpici. Quella di ieri è stata per l’Italia femminile una vera impresa e ridurre il tutto con un titolo che le definisce delle semplici “cicciottelle” lo consideriamo davvero di cattivo gusto.
Dopo le lacrime che queste ragazze hanno versato per tutta la notte, questa mattina, invece di trovare il sostengo della stampa italiana per un’impresa sfiorata, hanno dovuto subire anche questa umiliazione.
Gli arcieri italiani sono in rivolta e noi ci sentiamo di giustificare la loro rabbia.
A nostro avviso sarebbe giusto ripensare a quel titolo e, forse, rivolgere delle scuse alle nostre ragazze.