INCHIESTE. Il bilancio deficitario dei Campionati Mondiali di Mosca, peraltro atteso perchè la rinascita non si improvvisa, ha spinto il neopresidente federale Alfio Giomi ad affrontare il tema dei tecnici italiani. “Serve cambiare la mentalità dei nostri atleti, ma anche quella dei nostri tecnici. Senza confronto non si va da nessuna parte”, ha incalzato Giomi aggiungendo, “con l’Ucraina, invece, si sta avviando un rapporto di scambio per mettere a disposizione strutture e competenze tecniche perchè dobbiamo renderci conto che ci sono anche allenatori da allenare”.
Il dibattito è aperto: quale è il valore dei tecnici italiani? E’ necessario ricorrere al supporto di tecnici stranieri? Sulla Gazzetta dello Sport di oggi intervengono con due pareri contrastanti l’inossidabile Nicola Vizzoni ed Elio Locatelli, responsabile tecnico per molti anni dell’Atletica Leggera Italiana, consulente tecnico della Preparazione Olimpica del CONI e direttore del Dipartimento Sviluppo della IAAF.
Secondo il martellista, “non è vero che in Italia manchino i tecnici preparati, anzi. Solo che, negli ultimi anni, hanno smesso di stare sul campo per spostarsi davanti ad un computer. Non può bastare: l’atleta cresce con al fianco il proprio allenatore, giorno dopo giorno, sotto l’acqua e sotto il sole, lontano dalle gare e vicino agli appuntamenti più importanti. Troppa teoria a poca pratica non portano da nessuna parte”.
Diverso è il punto di vista di Locatelli, secondo il quale “occorre imparare dai maestri di oggi, senza invidie e senza che nessuno si senta sminuito. Solo così si può crescere”. L’ex responsabile tecnico scende anche nel dettaglio dei possibili candidati: per la velocità Loren Seagrave che già sta seguendo Matteo Galvan e Libania Grenot, per il mezzofondo intensificare gli stage in Kenya, per gli ostacoli l’ex allenatore di Robles, il cubano Santiago Antunez, continuare i rapporti con Petrov nell’Asta e nel Giavellotto, dove l’Italia è assente dai grandi palcoscenici da decenni, seguire la strada che ha portato il kenyano Yego al quarto posto mondiale del centro IAAF di Kuortane o scegliere un tecnico come Korjus.
E’ un problema di scelte ma anche di risorse economiche, chiaramente, e soprattutto di programmazione: il ricorso a tecnici stranieri ha senso solo se l’obiettivo è quello di creare una scuola italiana. Il succitato Petrov ha allenato per anni e con successo Gibilisco ma non ha lasciato tracce nel movimento azzurro, l’approccio, nel caso, dovrebbe essere diverso.
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