NUOTO. Nonostante la sbornia di medaglie conquistate ai Giochi del Mediterraneo di Mersin, il Nuoto italiano ritorna sulla terra e il direttore tecnico della nazionale italiana, Cesare Butini, ridimensiona le aspettative per i prossimi Campionati Mondiali di Barcellona. Due anni fa a Shanghai, nonostante il clima tutt’altro che rilassato con le liti del triangolo Pellegrini – Magnini – Marin, arrivarono cinque medaglie; secondo Butini l’asticella per la rassegna catalana è posta a due podi. Un risultato che riporterebbe indietro l’Italia di dieci anni, all’era pre-Pellegrini. “Una puo’ arrivare da Scozzoli, che è in buona salute, l’altra potrebbe arrivare dalla staffetta 4×100 mista sulla quale puntiamo molto. Poi le sorprese potrebbero regalarcele i giovani. I nostri uomini di punta saranno lui, la Bianchi e la stessa Pellegrini, anche se quest’anno farà gare diverse da quelle a cui ci ha abituato. Nei 100 stile libero ci sono Dotto e Magnini, nella staffetta mista maschile abbiamo tre ottime frazioni (Scozzoli, Rivolta e Dotto). Dobbiamo trovare un dorsista all’altezza e questa e’ un po’ la scommessa per i prossimi anni. Quanto a Paltrinieri, quest’anno ha la maturità e ha dovuto concentrarsi sugli esami. Sarà un investimento per l’anno prossimo quando lo avremo a pieno regime, contiamo di intraprendere un bel percorso verso Rio”.
E a Butini tocca anche parlare del termometro sentimentale che ormai da molti anni fa da leit-motiv ai grandi appuntamenti del nuoto azzurro: “In ogni Mondiale abbiamo qualcosa, è ciclico…Ormai ci si è abituati anche a questo. Questa volta sarà diverso, la loro situazione sentimentale non è condizionante per la squadra. A Shanghai ci fu una situazione un po’ particolare, come quando litigano due amici e gli altri si schierano dall’una o dall’altra parte. Ora sappiamo che non stanno insieme, la squadra è matura per accettare la situazione. Loro hanno fatto scelte diverse, condivise dalla Federazione. Siamo stati poco insieme ma non vuol dire che siano disgregati dalla squadra”.
Massimo BrignoloManager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.