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Basket, la caduta degli Dei: cosa succede alla Spagna?

La caduta degli Dei. La Spagna di coach Sergio Scariolo esce dai mondiali di Basket, eliminata dal Canada. Campioni in carica adesso hanno, a breve termine, un doppio compito: ricostruirsi nel morale e nella testa e poi giocarsi il torneo preolimpico.

Un futuro improvvisamente incerto

Prima della sfida contro il Canada, la nazionale spagnola era una squadra con un passato gigantesco alle spalle e prospettive altrettanto importanti. Quattro quarti e un 85-88 dopo, tutto è in discussione: l’incertezza si racchiude anche in un ciclo olimpico (2021-2024) più breve degli altri, visto che i Giochi di Tokyo si sono svolti con un anno di ritardo. E l’inaspettato flop ai Mondiali costringe la Spagna a partecipare a uno dei tornei più diabolici e temuti: il Preolimpico che mette in palio un viaggio verso la capitale francese. Un torneo che si gioca in quattro paesi diversi e che richiede uno sforzo enorme a livello psicofisico. Cinque partite in sei giorni e solo vincendole tutte si avrà la certezza di essere a Parigi 2024.

Madrid, abbiamo un problema

A Madrid hanno un problema, dunque, e anche piuttosto serio: quasi il cento per cento dei potenziali nazionali spagnoli gioca in Europa, dove i campionati terminano a metà giugno, appena venti giorni dopo l’inizio del Preolimpico. E poi ci sono anche diverse incognite: Brown, playmaker americano nato in Georgia e naturalizzato l’anno scorso, è stato determinante nel successo dell’Eurobasket lo scorso anno a Berlino. Quest’anno, alcuni problemi fisici gli hanno impedito di essere a disposizione, nonostante la FEB ci abbia provato fino alla fine. Oltre a Brown, occhio a Ricky Rubio, che per ora ha interrotto la sua attività sportiva per prendersi cura della sua salute mentale. Ha un contratto con i Cavaliers e nel FEB confidano che ci sia abbastanza tempo per rivederlo in campo.

Ricambio generazionale: questione titanica

Immagine | Epa

Infine c’è anche una questione fisica: i giocatori chiamati a conquistarsi un posto a Parigi dovranno essere consapevoli che, se andranno alle Olimpiadi, trascorreranno quasi due mesi immersi in uno sforzo prolungato dopo una lunghissima stagione. Buon ultimo, nonché affatto trascurabile, la necessità di accelerare il ricambio generazionale. Processo avviato solo in parte nei mondiali asiatici e che necessita di ulteriori e aggiornamenti per andare a caccia di quelle certezze che sono svanite contro la mina vagante del Mondiale, esplosa sotto le plance iberiche. Scariolo non ha lasciato spazio alle interpretazioni: “Servirà una impresa titanica per andare a Parigi”. Insomma, il cratere è ancora aperto e fumante…

Luigi Pellicone

43 anni, laureato in Lettere Moderne giornalista dal 2007. Da quando la serie A ha deciso di fare a meno del mio talento, ho riversato i miei lampi di classe nella scrittura. Seguo sport e politica sul campo senza soluzione di continuità. Circondato da sole donne in famiglia, mi preparo per le Olimpiadi fra 3000 siepi, salto in alto, in lungo e corsa a ostacoli, inseguendo, spesso invano, il mio inaffidabile labrador. Alle spalle, un paio di vite spese fra agenzie di stampa, quotidiani e siti web. Un presente e un futuro ovviamente, tutto da scrivere

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