Silvio Berlusconi è morto all’ospedale San Raffaele. Nei suoi 86 anni di vita non solo ha rivoluzionato il modo di intendere la politica e la televisione, ma è anche stato uno dei presidenti più vincenti della storia del calcio. La sua figura è indelebilmente collegata al Milan e ai successi che ha raccolto in ventuno anni alla guida del club e recentemente al Monza, che ha portato in Serie A per la prima volta nella sua storia. Il calcio non è stato, però, l’unico sport in cui Berlusconi e la sua Fininvest hanno deciso di investire. Nel 1989 nacque, infatti, la Polisportiva Milan. Ecco la sua storia.
La Polisportiva Milan nacque ufficialmente nel 1989, tre anni dopo l’acquisizione del Milan da parte di Berlusconi. L’obiettivo del Cavaliere era creare un modello simile a quello di altre grandi società calcistiche europee, che avevano come fiore all’occhiello anche altre sezioni sportive. Il Real Madrid o il Barcellona, per esempio, che ancora oggi vincono anche al di fuori del calcio. Berlusconi iniziò quindi l’acquisizione di diversi titoli sportivi. Partì dall’Hockey Club Como, nella massima serie di hockey su ghiaccio, e la fuse con i Diavoli Rossoneri Milano creando i Devils Milano. Toccò poi a Gonzaga, storica realtà della pallavolo maschile italiana. E ancora l’Amatori Rugby e il Baseball Milano 1946.
Alle acquisizioni fecero seguito gli investimenti, per costruire squadre all’altezza. I risultati, almeno dal punto di vista sportivo, sono importanti. I Devils vinsero tre scudetti, Gonzaga una Coppa delle Coppe e due Coppe del Mondo per Club, l’Amatori quattro scudetti e una Coppa Italia e il Baseball Milano due volte la Coppa Italia e due volte la Coppa delle Coppe. Nel 1993 Berlusconi annunciò la volontà di chiamare tutte le squadre Milan. Idealmente si trattava del passo avanti decisivo verso la nascita di una vera polisportiva, nella realtà dei fatti, un anno dopo, il progetto cessò di esistere. Fininvest scelse di ridurre gradualmente il budget e la Polisportiva Milan smette di esistere, con l’unica eccezione del rugby, che rimase di Berlusconi fino al 1998.
Tra i motivi con cui negli anni si è tentato di spiegare il fallimento del progetto Polisportiva Milano c’è la scarsa risposta della città, che non vide di buon occhio quanto fatto da Berlusconi e non diede seguito alle squadre coinvolte nell’iniziativa. Basti pensare alla feroce opposizione che fecero i tifosi dell’hockey su ghiaccio, che a Milano vanta una tradizione storica e un seguito molto importante, al progetto Devils. Ed è curioso pensare come Berlusconi non riuscì, nelle varie acquisizioni, a entrare in possesso della società più importante della Milano extracalcistica, l’Olimpia. Eppure, ci andò parecchio vicino. Anzi, ne fu effettivamente proprietario, anche se solo per poche ore, proprio nel 1989, anno di nascita della Polisportiva Milan. Giovanni Gabetti, allora alla guida dell’Olimpia, diede il proprio assenso al passaggio di proprietà. Nell’ambito, però, della liquidazione dall’azienda di famiglia del figlio Gian Mario, lo stesso figlio volle l’Olimpia e Berlusconi si vide costretto a stracciare l’accordo già firmato. A raccontarlo è stato, nel 2011, Toni Cappellari, storico dirigente Olimpia, in un’intervista a PianetaBasket.
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