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Calcio femminile, chi è Megan Rapinoe icona dei diritti civili

L’ultimo mondiale di Megan Rapinoe, quello che coincide con il suo addio al calcio, si è chiuso nel modo più doloroso possibile: USA eliminati ai calci di rigore e a sbagliare, proprio lei, la calciatrice icona di questo sport. L’errore dagli undici metri non cancella, tuttavia, una carriera straordinaria dentro e fuori dal campo.

Chi è Megan Rapinoe

Ma chi è Megan Rapinoe e cosa ha dato al calcio femminile? Definirla calciatrice è riduttivo: nella sua autobiografia, “One Life”, la ragazza ha svelato i segreti più intimi. Un’infanzia difficile la sua, condizionata dal rapporto con il fratello Brian, in lotta contro la tossicodipendenza, e dal legame indissolubile con la gemella Rachael. I due influiranno fortemente sulla crescita di Megan che decide di sposare il look di Brian, vestendosi e tagliandosi i capelli come il fratello. Con la sorella, invece, condivide la passione per il calcio. È stata proprio Rachael ad aiutarla nel suo coming out: molto semplicemente, Megan ha confessato la sua omosessualità alla sorella che le ha offerto la migliore spalla possibile, ammettendo anche la propria. Un’iniezione di coraggio che ha spinto la giovanissima Rapinoe a trovare nel calcio e nella lotta per i diritti civili la propria dimensione.

Oltre al campo c’è di più

Immagine | Epa

La Rapinoe si muove con eleganza ed efficacia sia sul campo di calcio che in quello politico. Sul rettangolo verde, da centrocampista offensiva, ha guidato gli USA a vincere due mondiali (2015 e 2019) una Olimpiade (Londra 2012) e due Coppe Concacaf (2014 e 2018), il torneo riservato alle nazionali centroamericane. Lontano dai campi, ha ricoperto, con altrettanto successo, il ruolo di portavoce dei diritti civili e di genere, mettendo il suo volto e la sua voce contro ogni forma di ingiustizia legata alle disparità di trattamento. È stata la prima calciatrice a lottare per il cosiddetto “Equal pay” e la prima a inginocchiarsi per protesta durante l’esecuzione dell’inno americano per porre l’attenzione sulle rimostranze della comunità afro – americana. Un gesto che è diventato poi universale e simbolo del “Black lives matter”.

Muro contro muro con Trump

 Memorabile il muro contro muro con Donald Trump, allora presidente degli USA. Nel 2019, dopo la vittoria del Mondiale in Francia, la Rapinoe, da indiscusso idolo sportivo statunitense, non perde l’occasione per lanciare un messaggio alla Casa Bianca. Le telecamere della CNN riprendono le parole di Megan, che lasciano poco spazio alle interpretazioni: “Presidente, lei non fa che escludere le persone. Sta escludendo me. Sta escludendo le persone di colore. Sta perfino escludendo gli americani che forse la sostengono. Credo che dovrebbe riflettere sul suo motto “Rendiamo l’America di nuovo grande”. Penso che stia richiamando un’epoca che non per tutti è stata grande”. Parole clamorose che hanno suscitato un vespaio di polemiche, incapaci comunque di condizionare Megan, sempre più convinta delle sue azioni che ha portato sino in fondo. Un futuro da ambasciatrice del calcio o dei diritti civili è una delle tante strade percorribili per il dopo carriera.

 

Luigi Pellicone

43 anni, laureato in Lettere Moderne giornalista dal 2007. Da quando la serie A ha deciso di fare a meno del mio talento, ho riversato i miei lampi di classe nella scrittura. Seguo sport e politica sul campo senza soluzione di continuità. Circondato da sole donne in famiglia, mi preparo per le Olimpiadi fra 3000 siepi, salto in alto, in lungo e corsa a ostacoli, inseguendo, spesso invano, il mio inaffidabile labrador. Alle spalle, un paio di vite spese fra agenzie di stampa, quotidiani e siti web. Un presente e un futuro ovviamente, tutto da scrivere

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