Lukaku alla Roma. Una scommessa per i giallorossi e per Josè Mourinho ma anche per il calciatore belga, che è convinto di vincerla, abituato com’è, a correre controvento a caccia di soddisfazioni e successi. La sua carriera, del resto, è una missione. Calciatore per vocazione e necessità.
La storia di Lukaku, che cercherà di convincere gli scettici all’ombra del Colosseo, è quella di una scalata continua. Sempre sui pedali, sin da piccolo, quando ha promesso alla madre che piangeva perché doveva allungare il latte con l’acqua, di diventare un calciatore. Non voleva vederla più con le lacrime agli occhi. Una carriera presa a morsi, nel senso più pieno del termine, contro povertà, indigenza, pregiudizio. La promessa, fatta a soli sei anni alla mamma di diventare un professionista per regalare alla propria famiglia…e appena dieci per mantenerla. A 16 anni è già nelle giovanili dell’Anderlecht e non passa inosservato, complice una montagna di muscoli distribuiti per quasi due metri di altezza. Eppure il suo allenatore non è pienamente convinto delle sue doti. L’avversario non è solo in campo, ma anche e soprattutto intorno…
Il giovane Romelu ha capito subito che per diventare Lukaku avrebbe dovuto correre più degli altri. Il talento era evidente, come il pregiudizio che lo circondava. Per sua stessa ammissione, il belga ha spiegato quali siano state le prime, enormi, difficoltà. Nessuno credeva che avesse davvero 11 anni ai tempi dell’Anversa. Nessuno credeva fosse belga. Quanto basta, per Romelu, a spingerlo oltre ogni limite. La sua è una determinazione diversa: gioca con la fame, nel senso più pieno del termine. E scommette con il suo allenatore: se avesse segnato 25 gol entro natale, il tecnico avrebbe cucinato ogni giorno pancakes. A novembre era già con le mani in pasta e la padella sul fuoco. È stato solo il primo passo verso quel riscatto sociale inseguito con determinazione quasi feroce nell’inseguire un sogno che appare sempre più vicino e realizzabile. Prende rivali e mondo a spallate. Sul campo, dribbla gli avversari, a casa… i topi. Dopo aver vinto la scommessa dei pancakes, inizia l’ascesa. A 16 anni arriva la convocazione fra i grandi. Il resto è storia: il Chelsea, la Premier, i Mondiali con il Belgio e il successo. Adesso a Roma proverà a chiudere per l’ennesima volta il cerchio. La missione, sebbene con presupposti diversi, è sempre la stessa: convincere gli scettici. E la sensazione è che possa stupire ancora.
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