Una questione del genere, si sapeva già fin da quando è divampata, non poteva finire in campo. Non è un’azione qualunque o un insulto qualunque. Si sta parlando del caso che in queste ore sta scuotendo il nostro calcio: il presunto insulto razzista di Francesco Acerbi a Juan Jesus durante la gara tra Inter e Napoli di domenica, a San Siro, terminata 1-1 con il gol del pareggio poi firmato proprio dal difensore brasiliano (tra l’altro, ex nerazzurro). È il minuto 60: l’Inter è in vantaggio 1-0 grazie al gol di Darmian nel primo tempo, i due si battibeccano e poi Juan Jesus va dall’arbitro La Penna e denuncia quando detto dall’interista. “Acerbi, che è un bravo ragazzo, ha detto delle cose non belle. È andato un po’ oltre, ma mi ha chiesto scusa perché si è reso conto di aver esagerato. Sono cose di campo e lì rimangono”, le parole a Dazn di Juan Jesus. Invece, sul rettangolo di gioco una cosa del genere non poteva restare. Anche perché è un episodio da condannare arrivato proprio nella giornata che la serie A ha dedicato alla lotta contro il razzismo (“Keep Racism Out” il claim). Poi nella notte era arrivato il messaggio del brasiliano su Instagram: “Ho difeso la mia squadra e i miei diritti nel modo che ho ritenuto più giusto. Felice per il gol e per la reazione della squadra”. Il tutto corredato da due piedi, uno nero e uno bianco.
L’esclusione dalla Nazionale
Come detto, questo è un episodio che non poteva restare soltanto su un campo di gioco e fare finta di nulla. Troppo grave quanto accaduto. Così Acerbi, convocato da Luciano Spalletti per le due amichevoli statunitensi contro Venezuela ed Ecuador, ha spiegato al ct e ai compagni di squadra la propria versione dei fatti sulla presunta espressione razzista segnalata dal calciatore Juan Jesus. Poi ha lasciato il ritiro azzurro per essere stato escluso dalla lista dei convocati: “Dal resoconto del difensore nerazzurro, in attesa che venga ricostruito quanto avvenuto nel rispetto dell’autonomia della giustizia sportiva, è emerso che non vi è stato da parte sua alcun intento diffamatorio, denigratorio o razzista”. Al posto di Acerbi è stato convocato il difensore della Roma Gianluca Mancini, che faceva già parte della lista dei pre convocati. La decisione della Figc ha provocato l’intervento dell’Inter che ha preso atto “del comunicato in relazione ai fatti” accaduti durante la gara tra i nerazzurri e il Napoli. E ancora: “FC Internazionale Milano si riserva quanto prima un confronto con il proprio tesserato al fine di far luce sulle esatte dinamiche di quanto accaduto ieri sera”. Non è prevista al momento alcuna multa nei confronti del difensore.
Le dichiarazioni del ct
“Il mio pensiero è dentro il comunicato della Figc. Abbiamo la responsabilità di uno sport importantissimo per la nazione. Non vorrei mai trovarmi in questa posizione qui, ma visto quello che è venuto fuori abbiamo il dovere di agire, anche se ci sono delle cose ancora da chiarire”, ha detto Luciano Spalletti (che avrebbe fatto a meno di tutta questa vicenda, e non solo lui). Il commissario tecnico, alla vigilia della partenza della squadra per la tournée statunitense con le amichevoli contro Venezuela ed Ecuador, non ha alcuna intenzione di eludere la nuova vicenda, del tutto inattesa perché Acerbi è tra i veterani della compagnia. “Per quello che mi ha detto Francesco non è un episodio di razzismo. Ma dobbiamo stare attenti a quello che facciamo, tanto più quando vestiamo questa maglia. Anche quando lo denunciamo dobbiamo stare attenti. Juan Jesus? Non mi ha risposto al telefono”. Infine: “Vorrei difendere i calciatori per cose che vengono attribuite a loro gratuitamente. Sono importanti quelle due ore in cui siamo in campo, ma anche le altre 22 ore. È un dispiacere enorme dover prendere questa decisione per episodi così. Bisogna stare attenti, siamo un po’ tutti dentro questi fatti e questi episodi anche quando si denunciano. Ora abbiamo messo Francesco Acerbi in difficoltà perché per noi è un calciatore importante, ci dispiace dal punto di vista umano”.
Il nuovo scontro
La nuova versione dei fatti di Acerbi, che ha successivamente negato quanto rivelato da Juan Jesus, ha fatto arrabbiare il difensore del Napoli. Che sui social si è spiegato nuovamente: “Per me la questione si era chiusa in campo con le scuse di Acerbi e sinceramente avrei preferito non tornare su una cosa così ignobile come quella che ho dovuto subire. Oggi, però, leggo dichiarazioni di Acerbi totalmente contrastanti con la realtà dei fatti, con quanto detto da lui stesso sul terreno di gioco e con l’evidenza mostrata anche da filmati e labiali inequivocabili in cui mi domanda perdono. Così non ci sto. Il razzismo si combatte qui e ora. Acerbi mi ha detto ‘vai via nero, sei solo un negro’. In seguito alla mia protesta con l’arbitro ha ammesso di aver sbagliato e mi ha chiesto scusa aggiungendo poi anche: ‘Per me negro è un insulto come un altro’. Adesso ha cambiato versione e sostiene che non c’è stato alcun insulto razzista. Non ho nulla da aggiungere”.
Cosa rischia Acerbi
Cosa rischia Acerbi? L’arbitro La Penna nel suo referto ha riportato tutto quello che gli è stato riferito. Il giudice sportivo, però, ha ritenuto di non avere in mano elementi sufficienti per prendere una decisione già oggi, martedì 19 marzo. La situazione è molto delicata e, quindi, ha chiesto un supplemento di indagine alla Procura federale che si muoverà acquisendo testimonianze e indagini. Sull’episodio si vuole comunque far luce (ed è giusto che sia così, naturalmente). Se fosse confermata la matrice razzista dell’insulto, ad Acerbi verrebbe contestata la violazione dell’articolo 28 del Codice di Giustizia Sportiva sui “Comportamenti discriminatori”. E le sanzioni in questo caso sono particolarmente pesanti. Al comma 2 si legge infatti: “Il calciatore che commette una violazione di cui al comma 1 è punito con la squalifica per almeno 10 giornate di gara o, nei casi più gravi, con una squalifica a tempo determinato”. Insomma, il difensore dell’Inter rischia davvero tanto.