TORINO. Sono passati pressochè sei mesi da quando, per ragioni indipendenti dalla nostra volontà, si è temporaneamente interrotta una storia di sei anni di racconto degli sport olimpici. Era Natale, siamo ad inizio estate e con il primo vero caldo dell’anno prende vita Olympialab con gli stessi obiettivi e la stessa missione che ha guidato il nostro lavoro di narrazione in precedenza: l’attenzione a tutte le discipline olimpiche che, anche se molti definiscono sport minori, hanno pari se non maggiore dignità di molte vicende che infarciscono carta stampata e web sotto la sezione Notizie Sportive e il voler raccontare lo sport in quanto tale senza dover ricorrere al gossip o ad altre scorciatoie che fanno la felicità dei contatori di visite ma che tolgono solo valore agli sforzi di migliaia di ragazzi.
In mezzo anno sono accadute molte cose: vittorie e delusioni come sempre accade perchè solo uno è il vincitore in ogni gara, un nuovo presidente dello sport italiano, storie che mai avremmo voluto sentire o raccontare di doping e trucchi vari, una sportiva ministro della Repubblica. Ma un fatto ci ha fatto riflettere in questi giorni che sono sembrati una vita: abbiamo scoperto, e non ci sembra aspetto di cui lo sport possa vantarsi, che ormai per avvicinare atleti di venti anni che hanno raggranellato qualche successo qua e là è necessario passare dall’Ufficio Stampa o da una società di pubbliche relazioni, che ragazzi che fino a qualche mese fa intasavano le caselle di posta elettronica degli addetti ai lavori con messaggi per fare parlare di loro stanno decidendo di intepretare un po’ troppo alla lettera il termine monetizzare. Una strada che alla lunga potrebbe dimostrarsi un’arma a doppio taglio.
Ricominciamo a lavorare con lo spirito che chi ci conosce ha imparato a conoscere, non necessariamente ad apprezzare poichè mille possono essere i modi di intepretare i fatti e l’importante è che tutti questi abbiano diritto di cittadinanza.
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