Chi era Dick Fosbury, l’oro olimpico che rivoluzionò il salto in alto

Un atleta capace di cambiare per sempre la storia di una disciplina olimpica tra le più apprezzate. Dick Fosbury è stato anche questo, un campione che il mondo dell’atletica non potrà mai dimenticare. Un innovatore, preso ancora oggi come esempio da chi decide di praticare il salto in alto.

Si è spento nel sonno nella sua Portland, all’età di 76 anni, come annunciato dal suo amico ed ex manager Ray Schulte con un post su Instagram:

“È con il cuore pesante che devo annunciare che l’amico e cliente di lunga data Dick Fosbury è morto pacificamente nel sonno domenica mattina presto, dopo una breve recidiva di linfoma. Dick mancherà moltissimo agli amici e ai fan di tutto il mondo. Una vera leggenda e un amico di tutti”.

Dick Fosbury, il rivoluzionario

Nato a Portland, nell’Oregon, il 6 marzo del 1947, Dick Fosbury è stato un atleta di salto in alto statunitense, ricordato in particolar modo per essere stato l’inventore di un nuovo stile che da lui prende il nome.

Fu, infatti, proprio lui a creare il “Fosbury Flop”, ovvero la tecnica usata dagli atleti di salto in alto per scavalcare l’asticella, rovesciando il corpo all’indietro e cadendo sulla schiena.

L’ormai da tutti usatissimo saldo dorsale, insomma, con il quale lo statunitense stupì il Mondo intero nel 1968.

La genesi di questo rivoluzionario movimento di salto risale però a qualche anno prima, quando un giovane Fosbury trascorreva le sue giornate nella scuola di Medford, dimostrando una buona propensione per il mondo scientifico.

Grafica raffigurante un salto in stile Fosbury
Foto | Photo by Respublika Narodnaya licensed under CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/deed.en)

Il “Fosbury Flop”, un salto in avanti nel tempo

Figlio di immigrati inglesi, Fosbury è cresciuto praticando sport fin dall’età di sei anni.

Il baseball e il basket sono state le prime discipline con le quali si è confrontato, prima del passaggio all’atletica, dove a 16 anni iniziò a spaventare gli allenatori che lo seguivano con il suo salto di schiena.

Fu, infatti, in età adolescenziale che Fosbury iniziò a saltare in alto con la sua tecnica molto personale, distinguendosi nettamente da tutti gli altri, soliti saltare di pancia o a forbice.

Una tecnica che sviluppò grazie a ripetuti tentativi, con il salto in alto che per lui diventò anche un momento di sfogo da utilizzare per evadere dalle tragedie della vita.

Ancora giovanissimo, perse, infatti, il fratello minore (investito da un camion mentre andava in bicicletta) e dovette far fronte al divorzio dei suoi genitori.

La svolta sportiva arrivò nel 1963.

Fosbury stava partecipando al meeting di Grant’s Pass, in Oregon, e fu proprio in quell’occasione che riuscì a superare i propri limiti.

Chiamato a raggiungere vette che non aveva mai toccato prima, decise di iniziare a saltare con salto dorsale, arrivando a toccare la misura di 1,82 m.

“In quell’occasione riuscì a migliorare il mio record e arrivai quarto nella competizione. Fu in quel momento che scattò un clic”.

Dichiarerà poi lo stesso Fosbury in un’intervista nel 2018.

Dick Fosbury a Roma nel 2008 insieme a Bob Beamon, Corley Moses e Tommie Smith
Da sinistra: Dick Fosbury (salto in alto Messico 1968), Bob Beamon (salto in lungo Messico 1968), Corley Moses (400 ost. Los Angeles 1984) e Tommie Smith (200m Messico 1968) posano per una foto a Roma nel 2008, in occasione della presentazione della XII edizione del Premio Internazionale ” Fair Play “. Credit Immagine | Ansa

L’oro olimpico e l’addio

Grazie all’utilizzo del “Fosbury Flop”, Dick nel 1968 iniziò a imporsi all’attenzione di tutti gli Stati Uniti vincendo il campionato di NCAA, nonché i trials di qualificazione per i Giochi Olimpici, dove entrò poi nella leggenda.

Alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968 Fosbury conquistò, infatti, la medaglia d’oro nel salto in alto, stabilendo l’allora nuovo record olimpico con la misura di 2,24 m.

Non partecipò invece ai successivi Giochi Olimpici di Monaco di Baviera nel 1972, decidendo di porre fine alla propria carriera per continuare i suoi studi in ingegneria civile.

La sua nuova tecnica di salto iniziò però a essere copiata da moltissimi atleti, tanto che 28 dei 40 partecipanti alla gara olimpica in Germania utilizzarono il “Fosbury Flop”.

Nel 1981 fu inserito nella National Track & Field Hall of Fame.

Il dovuto riconoscimento per un campione capace di cambiare per sempre il volto del suo sport.

Un eroe moderno che nelle scorse ore ci ha lasciato, ma la cui eredità vivrà in eterno.

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