A Zurigo l’ultima disfatta azzurra, con il migliore degli italiani (Ciccone), solo 25° a più di sei minuti da Pogacar. Tempo di cambiamenti?
Il Mondiale di ciclismo disputato a Zurigo ha segnato una delle peggiori prestazioni della Nazionale italiana. Un evento che ha lasciato amarezza tra gli appassionati di ciclismo, e che ha sollevato importanti interrogativi sul futuro della squadra azzurra e del commissario tecnico Daniele Bennati. Non si registrava un risultato così negativo dal lontano 1950, quando nessun corridore italiano riuscì a terminare la corsa. Questa volta, il primo degli italiani al traguardo è stato Giulio Ciccone, classificatosi solo 25° a 6 minuti e 36 secondi dal vincitore, il fenomenale Tadej Pogacar.
Nonostante l’entusiasmo del pubblico italiano, accorso in massa lungo le strade di Zurigo sventolando centinaia di bandiere tricolori, la prova della Nazionale è stata deludente. “Mi aspettavo di più, ovvio. Mi aspettavo che facessimo una gara più dignitosa”, ha dichiarato Bennati a margine della gara. “Quando le gambe non ci sono, il risultato è questo”. Queste parole sono una chiara ammissione di quanto la prestazione sia stata lontana dalle aspettative.
La delusione di Bennati
Bennati, alla guida della Nazionale dal 2022, ha ereditato una squadra in difficoltà, segnata dai ritiri di grandi nomi come Vincenzo Nibali e Sonny Colbrelli. La sua delusione è palpabile, come confermato da un suo post su Instagram, in cui ha chiesto scusa agli sportivi italiani per la prestazione sottotono della squadra: “Domenica, oltre alle gambe, è sicuramente mancata una giusta dose di rabbia agonistica. E di questo mi sento in dovere di chiedere scusa, anche a nome di tutta la squadra, ai numerosi sportivi italiani che a Zurigo ci hanno fatto sentire il loro calore e a tutti quelli che ci hanno seguito alla tv”.
Questa sconfitta non è stata solo una questione di condizione fisica. La mancanza di “anima e cuore”, come ha detto Bennati, è stata evidente. La squadra si è “sfaldata” durante la gara, incapace di reagire e di fare gioco di squadra nei momenti cruciali. Mattia Cattaneo è stato l’unico a dare segni di reazione, dimostrando la sua buona condizione fisica sia agli Europei, dove ha conquistato il bronzo a cronometro, che nella cronostaffetta mista del Mondiale. Tuttavia, i suoi sforzi non sono bastati per compensare una squadra che ha mostrato evidenti segni di debolezza.
Il fallimento tattico e la gestione del gruppo
Uno degli episodi più significativi della corsa è stato il tentativo di Andrea Bagioli di seguire l’attacco di Pogacar, durato meno di mille metri. Bennati aveva chiaramente avvertito la squadra di non inseguire il campione sloveno, definendolo “di un altro pianeta”, ma il consiglio è stato disatteso. Il risultato è stato un dispendio inutile di energie da parte di Bagioli e la definitiva perdita di competitività della squadra italiana.
Non è la prima volta che Bennati si trova a fare i conti con scelte tattiche sbagliate da parte dei suoi corridori. Già agli Europei in Belgio, la strategia per Jonathan Milan, il velocista italiano di punta, era stata compromessa. Ballerini e Consonni, chiamati a supportare Milan per una volata di testa, non sono riusciti a cambiare ritmo negli ultimi chilometri, vanificando così le possibilità di vittoria dell’Italia.
Il futuro della Nazionale e di Bennati
Alla fine del 2023 scadranno i contratti di tutti i commissari tecnici, e Bennati è tra coloro che dovranno valutare il proprio futuro. Le elezioni federali di gennaio determineranno il nuovo corso del ciclismo italiano, con Cordiano Dagnoni, attuale presidente della Federazione, pronto a ricandidarsi, e Silvio Martinello, ex ciclista e attuale telecronista, schierato su posizioni opposte. L’incertezza politica si riflette sulla gestione tecnica della Nazionale, che si trova in una fase di transizione delicata.
Nel frattempo, Bennati si prende del tempo per riflettere sul proprio futuro. In un colloquio con i suoi amici più stretti, ha ammesso di pensare alle dimissioni. “Se il problema del ciclismo fosse stato io, allora avrei cercato altre strade”, ha confessato. Tuttavia, Bennati non vuole prendere decisioni affrettate, ma preferisce valutare con attenzione se ci siano le condizioni per continuare o meno.
Il commissario tecnico è consapevole di aver ereditato una Nazionale in un momento critico, priva di leader carismatici come Nibali e Colbrelli, e di giocatori fondamentali come Elia Viviani, Matteo Trentin e Filippo Ganna, che hanno sempre rappresentato figure di riferimento all’interno del gruppo. La loro assenza si è fatta sentire, non solo in termini di prestazione, ma anche per la mancanza di quella guida necessaria per tenere unita la squadra nei momenti difficili.
Uno sguardo al futuro
L’Italia dovrà riorganizzarsi in vista del prossimo Mondiale, che si terrà per la prima volta in Africa, in Ruanda. Sarà un’occasione storica, ma anche una sfida importante per una Nazionale che ha bisogno di ritrovare competitività e spirito di squadra. Bennati, che ha vissuto in prima persona l’emozione di indossare la maglia azzurra come corridore, conosce bene l’importanza di trasmettere ai giovani il valore di rappresentare il proprio paese.