La stagione del ciclismo sta per concludersi. I Mondiali di Wollongong e il Giro di Lombardia andranno a far calare il sipario su un 2022 ricco di emozioni e colpi di scena, facendo iniziare l’avvicinamento al prossimo anno. Un’annata che verrà scandita dai consueti appuntamenti del mondo della bicicletta, tra classiche monumento e corse da ricordare. Andiamoli a scoprire insieme.
Ogni corridore in attività sogna di vincere almeno una delle cinque classiche monumento, le corse che cambiano una carriera. Un periodo, quello delle classiche, che inizia a metà marzo con la Milano-Sanremo: durissima la gara italiana, con la partenza dal velodromo Vigorelli e l’arrivo nella città ligure dopo un lunghissimo tratto sull’Aurelia. Quest’anno si è rivisto il Passo del Turchino, in un percorso che sfiora i 300km di lunghezza e ha messo in difficoltà anche i campioni più conclamati. Spesso si arriva in volata, ma non sono mancati gli attacchi sulle ultime asperità, il Poggio e la Cipressa. Uno dei più iconici è quello di Vincenzo Nibali, che si mosse in discesa per ottenere una splendida vittoria nel 2018. Quest’anno ha vinto Mohoric.
Nella prima domenica di aprile, invece, ecco il Giro delle Fiandre. Tra muri al 22% di pendenza massima e pavè, i corridori affrontano le iconiche strade del Belgio e tratti scolpiti nella storia: dal vecchio Kwaremont al Paterberg, con quest’ultimo a portare all’arrivo di Oudenaarde dopo 250-260km. Quest’anno è stata vinta da Mathieu van der Poel. Nella settimana seguente, invece, ecco la Parigi-Roubaix, la classica del pavé: settori su settori dalla difficoltà crescente portano all’arrivo nel velodromo della cittadina francese, con un giro da percorrere prima di poter festeggiare la vittoria finale. Anche qui ci sono dei passaggi iconici, su tutti l’ambientazione “spettrale” della Foresta di Arenberg, toccata anche dal Tour de France in alcune occasioni.
Una corsa che distrugge le gambe dei corridori ed ha spesso avuto epiloghi inattesi: l’anno scorso vinse Sonny Colbrelli sul favorito van der Poel, quest’anno Dylan van Baarle. Il trittico belga si chiude con la Liegi-Bastogne-Liegi nella settimana finale di aprile : 260km con salite su salite, dalla Redoute (2.2km all’8.9%) alla Cote de Saint-Nicolas (1.2km all’8.6%). Spesso l’hanno vinta degli scalatori, quest’anno è toccato a Remco Evenepoel. E, infine, “la classica delle foglie morte”. Situato ad ottobre, il Giro di Lombardia chiude la stagione ed ha avuto vari percorsi con due soli punti fissi: il Ghisallo e il durissimo Muro di Sormano (28%). L’anno scorso, nella prova con partenza da Como (sede d’arrivo nelle annate precedenti) ed arrivo a Bergamo, ha vinto Tadej Pogacar. Nel corso della storia, solo tre corridori hanno vinto tutte le monumento: Eddy Merckx (con 7 Sanremo e 5 Liegi), Rik van Looy e Roger de Vlaeminck. Nell’epoca moderna, solo Philippe Gilbert ha sfiorato il traguardo, vincendo tutte le corse tranne la Sanremo. Ci proveranno sicuramente Mathieu van der Poel e Wout van Aert.
Le monumento non sono le uniche classiche della stagione. Rientra nella categoria anche l’italianissima Strade Bianche, sugli sterrati di Siena e dintorni, mentre è nutritissimo il campo delle classiche del Nord: dalla Gand-Wevelgem (per velocisti), all’Amstel Gold Race (Olanda), alla Freccia Vallone con l’iconico Mur de Huy, alla Clasica de San Sebastian (Klasikoa) di fine luglio. Appuntamenti che molti ciclisti segnano col circoletto rosso ad inizio stagione, così come i grandi giri. Il Giro d’Italia a maggio, il Tour de France a luglio, la Vuelta tra agosto e settembre. Location fisse nell’epoca moderna, con un’eccezione: nella funesta annata-COVID (2020), il Giro e la Vuelta si sono corsi in contemporanea tra settembre ed ottobre. La corsa spagnola, inoltre, nell’era-Merckx veniva disputata ad aprile e come primo grande giro della stagione.
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