La stagione di Filippo Ganna, sin qui, è stato inferiore alle attese. Il campione del mondo a cronometro ha vinto solo sei corse ed ha mancato uno dei grandi obiettivi stagionali, arrivando terzo nella crono degli Europei. In più, ha vissuto un Tour de France anonimo (saltando il Giro, scelta discussa) in un’INEOS votata completamente ai tre capitani, arrivata sul podio col sempreverde Geraint Thomas. Pippo potrà però rifarsi in un mese decisamente intenso, che lo metterà di fronte a due sfide importanti.
Il periodo di fuoco di Filippo Ganna, fresco di rinnovo pluriennale con l’INEOS, partirà stanotte. A Wollongong (Australia), iniziano infatti i Mondiali di ciclismo. L’appuntamento che Pippo aspetta da mesi, per confermare il suo titolo iridato a cronometro dopo un’annata complicata, condivisa con tanti olimpionici di Tokyo 2020. Si parte proprio con le prove contro il tempo, su un percorso che non è totalmente per specialisti: i 34.2km prevedono infatti due giri del circuito che caratterizzerà questi Mondiali, col passaggio su Mount Ousley, salita di soli 900m ma al 7.7% di pendenza media con punte al 14.4%. Ganna dovrà difendersi, su un percorso ricco di saliscendi: il grande rivale tra gli specialisti puri è Küng, ma occhio ad Evenepoel. E anche Pogacar potrebbe dire la sua, se sarà in condizione. Ganna a caccia del terzo oro mondiale consecutivo, dunque, ma questo sarà solo l’inizio.
Sabato 8 ottobre, a venti giorni dal Mondiale, Filippo Ganna tenterà la sfida più difficile per un cronoman. Parliamo del record dell’ora, reso immortale da Francesco Moser coi suoi 51.151km a Città del Messico. L’annuncio è arrivato ieri sui canali dell’INEOS Grenadiers, e ha subito fatto discutere: l’8 ottobre, infatti, si corre il Giro di Lombardia. Questo significa che Ganna salterà la classica delle foglie morte, la monumento italiana, per una sfida personale. Sono piovute critiche, soprattutto dalle colonne della Gazzetta dello Sport. Però la sfida di Ganna non toglierà spazio al Lombardia: il tentativo dell’azzurro sarà infatti alle 20 italiane, al velodromo svizzero di Gretchen.
Il record dell’ora nasce come sfida ai limiti umani al termine dell’Ottocento: nel 1893 Henri Desgrange, futuro fondatore del Tour de France, crea e prova sulla sua pelle questa durissima avventura. Si tratta di percorrere la massima distanza possibile, su pista e in 60 minuti, utilizzando una bici a scatto fisso (con un unico rapporto, da scegliere con cura). Il primo limite, segnato proprio dal francese al velodromo Buffalo di Parigi, è di 35,325km. Dopo qualche annata in sordina, l’ora diventerà un’autentica moda: Fausto Coppi stabilirà il primato nel 1942, in piena guerra mondiale, al Vigorelli di Milano. 45,798km, battuti solo quattordici anni dopo da Anquetil ed Ercole Baldini, prima che Merckx sfiorasse la barriera dei 50km fermandosi a 49,431km. In seguito, ecco Moser (51,151km) ed altre prestazioni-monstre (i 56,375km di Boardman), che sono state cancellate dall’UCI e riqualificate come “miglior prestazione umana sull’ora” per l’utilizzo di bici speciali e ai limiti del regolamento.
La Federazione impose di utilizzare bici da strada, spegnendo l’entusiasmo dei ciclisti, prima di autorizzare le bici su pista nel 2014. Da allora è ripartito il fermento intorno al record dell’ora: l’hanno realizzato Wiggins (2015, 54,526km) e Campenaerts, primo a sfondare i 55km con 55,089km a Città del Messico. L’attuale primatista è Daniel Bigham, che fa parte proprio del team INEOS, con 55,548km. Ganna lo attaccherà proprio dov’è stato realizzato un mese fa, a Gretchen (Svizzera) e una decina di giorni prima dei Mondiali di ciclismo su pista. Riuscirà nell’impresa?
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