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Dalla Dinasty della beffa alla Dinasty delle medaglie: la saga degli Huber a Lillehammer

STORIE. Sono trentasette le medaglie d’Oro italiane alle Olimpiadi invernali e Olympialab, seguendo il rintocco del conto alla rovescia verso la Cerimonia di Apertura, vi propone ogni giorno il loro racconto: non pura cronaca ma una lunga storia sul filo dorato di 56 anni di Giochi Olimpici

 

Dalla Dinasty della beffa alla Dinasty delle medaglie: la saga degli Huber a Lillehammer

Intorno al budello di ghiaccio di Hunderfossen, a 15 chilometri da Lillehammer, nel 1994 non vi sono solo Gerda Weissensteiner, il direttore tecnico Brigitte Fink, i risultati del lavoro fisico coordinato dall’ex DDR Friedrich Jentzsch e la collaborazione, ma non troppo, con la Ferrari. Vi è anche, quasi al completo, la famiglia Huber da Mantana, frazione di San Lorenzo di Sebato, meno di trecento anime, all’incrocio tra la Val Pusteria e la Val Badia. Un angolo di Italia dove si nasce su di uno Slittino e dal quale, nel raggio di una decina di chilometri, sono arrivate tutte le soddisfazioni italiane nel budello. A Mantana vive la famiglia di Emil Huber, carpentiere e apicoltore per diletto oltreche slittinista – non ce ne voglia – fallito, e della moglie Emma. Due figlie e cinque figli, a Lillehammer sono iscritti alle Olimpiadi in quattro: Norbert 30 anni, Guenther 29, Arnold 27, Wilfried 24. Il più giovane, 17 anni, è Dietmar è rimasto in Italia, non ha lo Slittino nel suo futuro. Come riportano le cronache, i quattro hanno già un futuro disegnato per loro: Norbert e Guenther carpentieri come il padre, Arnold muratore, Willy fabbro. I quattro si muovono in gruppo: fanno tutti parte, con Dietmar, della banda musicale del paese vicino, giocano a calcio nella squadretta del Freitklup. E’ il trionfo della famiglia-modello altoatesina, vivono tutti sullo stesso tetto, hanno le fidanzate in paese, i loro figli nasceranno un giorno sullo Slittino.

Norbert, classe 1964, era già alle Olimpiadi dieci anni prima in coppia con Hans Jorg Raffl, altro componente della compagnia di giro delle discese a pancia in su che ai suoi quinti Giochi appenderà la slitta al chiodo dopo Lillehammer dopo otto Coppe del Mondo portate a casa nel Doppio. Anche Wilfried si dedica al Doppio ma i due tecnicamente non possono gareggiare insieme, troppo simili, morfologicamente la coppia non funziona giù per il budello e Willy gareggia con Kurt Brugger, ventiquattrenne di Brunico, pochi minuti da Mantana, che ha dentro di sè già una storia struggente. Nel 1984, mentre era a Lake Placid per i Campionati Mondiali juniores, suo padre viene ricoverato in ospedale e lascia questo mondo in una settimana. A lui non viene detto nulla fino al suo ritorno a casa. Ha un fratello e cinque sorelle, lascia tutto e va a lavorare come boscaiolo in Germania. Ritorna in Italia quando riesce ad entrare nella Forestale e con un lavoro può permettersi di ritornare a gareggiare. Nel Singolo gareggiano Norbert, che si sdoppia tra le due specialità, e Arnold mentre Guenther per necessità ha “tradito” lo slittino, troppa la concorrenza interna alla famiglia, e si lancia lungo il budello di ghiaccio sul mostro meccanico del Bob. A completare la pattuglia italiana, un ventenne di belle speranze, Armin Zoeggeler, uno “straniero” che arriva da Foiana a 100 km dalla Val Pusteria, che nella stagione precedente a 18 anni e mezzo ha ottenuto il suo primo podio di Coppa del Mondo e che è campione del mondo juniores.

Quella di Lillehammer non è la prima spedizione olimpica della famiglia Huber, due anni prima l’avventura a Albertville trasformò in pochi giorni quella che era stata etichettata dalla stampa come la Dinasty del ghiaccio nella Dinasty della beffa. Arnold, appena laureatosi campione del mondo, non superò le selezioni interne alla squadra italiana. Nel Singolo, Norbert chiuse al quarto posto, Willy subito dietro quinto. Sul Bob, Gunther sbagliò nell’ultima discesa scivolando giù dal podio. Arrivò sì una medaglia, quella conquistata da Norbert con Raffl nel Doppio, ma di Bronzo. Quando i quattro fratelli Huber sbarcano in Norvegia si portano in dote 40 medaglie complessive fra Campionati Mondiali e Coppa del Mondo, Europei e Olimpiadi, Bob e Slittino.

Il primo impegno è la gara di Singolo dello Slittino. La vince il mostro sacro della specialità, il tedesco Georg Hackl, alla sua terza medaglia olimpica consecutiva dopo l’Argento di Calgary e l’Oro di Albertville. Dopo le quattro discese precede di soli 13 millesimi l’austriaco Markus Prock, vincitore delle ultime tre Coppe del Mondo. La medaglia di Bronzo va al giovane Armin Zoeggeler che si prende la soddisfazione di far segnare il miglior tempo nella quarta discesa. Il suo distacco da Hackl è di 262 millesimi, praticamente tutti persi per una sbandata nella terza discesa. Arnold Huber è quarto, Norbert è sesto.

Quattro giorni dopo si svolge il Doppio, due discese per tre medaglie. I favoriti sulla carta sono i tedeschi Krause e Behrendt, ultimi eredi dello strapotere DDR, che hanno vinto gli ultimi tre Campionati Mondiali, nella stagione olimpica sono in testa alla classifica di Coppa del Mondo e sono stati i più veloci nelle prove pre-gara. In Casa Italia ci si aspetta molto da Norbert e Raffl, il fratellino Willy e Kurt Brugger sono outsider di lusso. La prima discesa conferma che questi tre equipaggi sono anni luce davanti al resto del gruppo. I più veloci nella prima discesa, dal lancio all’arrivo, sono Norbert Huber e Raffl che hanno un vantaggio di 74 millesimi su Willy e Kurt e di 90 millesimi sui tedeschi. Tutto si gioca nella seconda discesa, una sbandata, una toccata possono rimischiare le carte in tavola. I tedeschi non reggono il ritmo degli Huber & co: chiudono al terzo posto. La lotta in famiglia vede primeggiare Wilfried Huber e Kurt Brugger che mettono in scena una discesa perfetta, 123 millesimi più veloci di Norbert Huber e Han Jorg Raffl, quel tanto che basta per mettersi al collo la medaglia d’Oro. E’ festa grande per la famiglia Huber e per lo Slittino italiano, solo una goccia di rammarico per Raffl che chiude una gloriosissima carriera senza la consacrazione olimpica e che è il primo ad essere abbracciato da tutti. “Una medaglia olimpica è sempre una vittoria. Sono felice e voglio ripetere che mi sento italiano anche se porto questo nome, se preferite chiamatemi Gian Giorgio. Resterò qui a vedermi le gare, sono i Giochi d’ addio e anche i più belli”. Norbert abbraccia Willy: “L’ importante era che l’ Oro restasse in famiglia”. Kurt Brugger, grande appassionato di alpinismo, ha un sogno nel cuore: andare sull’Himalaya. “”Coi soldi della medaglia, chissà …, ma prima li voglio vedere”. Ci andrà, ma nove anni dopo, raggiungendo la vetta del Nanga Parbat, e da questa stagione (2013/14) è il capo allenatore della squadra italiana di Slittino.

La pagina dedicata ai fratelli Huber da Sports Illustrated dopo Lillehammer

Ma l’Olimpiade degli Huber non è ancora finita. Pochi giorni dopo sono tutti lungo la pista di ghiaccio a sostenere Guenther impegnato nel Bob a Due con il versiliese Stefano Ticci. Grazie ad un Bob che arriva da Dresda, dalla diaspora dei materiali seguiti al crollo del muro di Berlino, e alle mani sensibili di famiglia Huber, l’Italia conquista dopo ventiquattro anni una medaglia nel Bob, è Bronzo.

La famiglia Huber ritorna a Mantana con un Oro, un Argento e un Bronzo. Nel medagliere delle Olimpiadi sarebbe al tredicesimo posto davanti alla Finlandia, alla Francia, alla Cina e all’Ucraina, Sports Illustrated dedica una pagina agli Huber Brothers.

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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