Sono passati quasi due anni da quella domenica di luglio del 2021. Quella giornata indimenticabile per tutti gli italiani, quella domenica che ci fece svegliare la mattina con la speranza, l’attesa e la tensione delle grandi occasioni, di quegli eventi che possono capitare una sola volta nella vita.
Quella era la domenica delle due finali sportive destinate a fare la storia dello sport azzurro: Wimbledon, che per la prima volta nella storia del tennis vedeva un italiano, Matteo Berrettini, pronto a contendersela e la finale degli europei di calcio, torneo che non vedeva la nostra nazionale uscirne vincente da ben 47 anni.
La gioia, quella notte, per la vittoria degli azzurri sull’Inghilterra, per quanto immensa, non cancellò del tutto il rammarico che ci lasciò la batosta inflitta da Novak Djokovic che riuscì a imporsi sul rivale romano per 3 set a 1.
La mancata “doppietta” tuttavia, non annientò il sogno di tanti, di vedere finalmente l’Italia al vertice del tennis. Al contrario, la speranza che la sconfitta sull’erba dei Championship potesse essere il trampolino di lancio per i successi futuri di quello che pareva essere l’astro nascente della racchetta, era il sentimento più condiviso.
La storia degli ultimi due anni ci ha tuttavia raccontato un epilogo ben diverso.
Si è infatti assistito ad una lenta crisi di Berrettini, caratterizzata da numerosi infortuni e da prestazioni non all’altezza, che a distanza di quattro anni lo hanno portato ad uscire dalla top 30 del ranking Atp.
La notizia dei giorni scorsi, sul ritiro del tennista azzurro dal torneo del Queen’s, è l’ennesimo campanello d’allarme sul suo stato di forma, che desta ancora una volta rammarico e preoccupazione, soprattutto sulla partecipazione a Wimbledon 2023.
Matteo infatti, è uscito vincitore dalle ultime due edizioni del Queen’s e non entrerà come testa di serie nella competizione tennistica più prestigiosa al mondo.
Le preoccupazioni sorgono soprattutto se si pensa al fatto che Berrettini fa spesso affidamento sulla potenza fisica (da ricordare le statistiche straordinarie al servizio).
La strada da perseguire, per tornare ai suoi livelli, sarebbe infatti quella di mettere partite nelle gambe ma i continui stop vanno avanti da aprile, rendendo travagliato il suo recupero.
Non resta che sperare in un riscatto a Wimbledon, per scongiurare quello che potrebbe essere un contraccolpo troppo pesante da sopportare, soprattutto considerato il ritiro dello scorso anno per aver contratto il Covid proprio alla vigilia del torneo.
Berrettini deve ritrovare sé stesso e non è facile viste le incognite e la sfortuna che non sembra dargli tregua.
Serve un’impresa, c’è da fare ancora di più di quanto lo portò a sognare quella domenica di due anni fa, uscire dall’incubo degli infortuni e dimostrare tutto quel potenziale che in questi due anni è rimasto ancora inespresso.
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