ATLETICA. Il caso doping e la squalifica confermata dell’intera federazione Russa di atletica alle prossime manifestazioni sportive internazionali, Olimpiadi di Rio comprese, tengono banco sui più importanti media internazionali. Dal Telegraph, all’Equipe, fino alla canadese Cbc, la storia di questa “cancellazione” di una intera nazione dal campo delle competizioni di uno sport olimpico, dopo lo scandalo che ha travolto Mosca in seguito alle rivelazioni di alcuni reportage della ARD tedesca, prende campo e corpo con reportage e live, con aggiornamenti continui e con “opinioni” più o meno autorevoli.
In questi minuti l’uomo forte del Comitato Olimpico Russo, Alexander Zukhov, ha promesso che cercherà di far di tutto perché il verdetto venga riconsiderato, nonostante il Cio, di cui lui fa parte, abbia ribadito la legittimità della decisione presa dalla Iaaf per l’esclusione confermata della Russia. In sintesi: è delle federazioni internazionali la possibilità ultima di far andare un’atleta ai Giochi o meno.
Tra color che son sospesi ci sono tutti gli atleti russi puliti e fra questi anche un’atleta molto particolare. La sua disciplina erano e sono gli 800 metri, il suo nome è Yuliya Rusanova Stepanova, 30 enne che ha rappresentato la prima whistleblower del mega scandalo. Squalificata lei stessa e sposata con tale Vitaly Stepanov che lavorava alla discussa Rusada, agenzia antidoping russa, Yuliya è stata la prima a parlare del sistema di stato che “migliorava” gli atleti russi e per questo è stata costretta al rifugio, con la famiglia, in una località segreta degli Stati Uniti, località dove, con prole al seguito, sta continuando ad allenarsi. Il motivo? Martedì a Losanna, in una drammatica riunione del Cio convocata all’uopo, potrebbe ricevere lei, come altri, la possibilità di essere presente alle Olimpiadi come indipendente, di correre, quindi, da sola. “Per una persona come la Stepanova, visto l’enorme contributo dato alla lotta anti doping, penso che il board della Iaaf veda di buon grado una opportunità di farla competere a Rio”: sono parole di Rune Andersen, capo della task force della Iaaf che ha indagato sullo scandalo russo in questi anni, partito proprio dagli spifferi offerti da Yuliya e da suo marito. Tutto, quindi, fa pensare che per lei ci possa essere la bandiera del Cio, ma il Cio stesso ha indetto la riunione straordinaria perché deve e vuole cercare di trovare una soluzione per non penalizzare chi è pulito davvero.
Intanto Yuliya corre, si allena, corre da sola e fa sapere che ci spera e che “se potessi diventare un’olimpica – dice – questo sarebbe per me il coronamento di un sogno”. Finalmente pulito, visto che anche lei fu squalificata per doping e ha scontato la sua pena. Ora si sottopone a test strettissimi e sogna di andare in Brasile “anche per arrivare ultima, perché il bello è che sono pulita”. Martedì si vedrà, quindi, se il suo tentativo di riscatto avrà anche il suo happy end, magari assieme a quello di tanti atleti che hanno poco a che fare con la droga che uccide lo sport.
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