DOPING & CO. Si è concluso il congresso di Johannesburg della Agenza Mondiale Antidoping, la WADA, che ha definitivamente approvato il nuovo codice antidoping che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2015.
Tra le novità, che Olympialab passerà in rassegna in dettaglio in una serie di articoli, la più importante è la decisione di inasprire le pene. Come anticipato dalle decisioni della IAAF di agosto, la squalifica per la prima mancanza grave, che fino ad ora era fissata a due anni, viene raddoppiata: quattro anni di sospensione. Con sicurezza un atleta positivo salterà un appuntamento olimpico e più difficilmente si ritroveranno dopo solo 24 mesi protagonisti con il motore truccato ai nastri di partenza come è avvenuto ai Campionati Mondiali di Atletica Leggera di Mosca.
Vi è però l’altra faccia della medaglia che si presenta con una apposita norma (non presente nel codice precedente) che chiarisce che “l’assunzione deve essere intenzionale, ovvero che l’atleta deve sapere che sta compiendo una violazione delle regole o che vi è un significativo rischio che la sua condotta possa comportare una violazione”; in poche parole se l’atleta è in grado di dimostrare che l’assunzione non è stata intenzionale la squalifica si dimezza. Una norma che potrebbe disinnescare l’intero apparato di inasprimento come hanno già denunciato in molti, compreso il membro canadese della Commissione Antidoping della IAAF, Abby Hoffman, che denuncia addirittura norme che rendono meno efficace la lotta.
Il problema è che il codice non fornisce ulteriori spiegazioni e casistiche di quali debbano essere ritenuti comportamenti non intenzionali e, quindi, sia aperto nelle audizioni degli atleti positivi ad intepretazioni estensive del codice. Un esempio tra tutti per chiarire il problema: che cosa accadrà se un medico o un allenatore si assumerà la completa responsabilità di aver somministrato all’atleta le sostanze probite? Sarà assunzione intenzionale? Quante terze parti si presteranno al gioco a scaricabarile per favorire uno sconto della pena all’atleta positivo?
Un’altra possibile scorciatoia è stata inserita nel codice con l’articolo 10.6.3: “l’immediata ammissione della violazione una volta questa sia emersa e comunicata da una Organizzazione Antidoping” può portare, con l’accordo della WADA e della stessa organizzazione in una riduzione della pena fino a due anni.
Alla fine quanti saranno i colpevoli che sconteranno davvero quattro anni di squalifica?