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Sport olimpici

Doping: quali sono stati i casi più celebri nella storia delle Olimpiadi?

Il nostro viaggio indietro nel tempo vi porta a scoprire, o a ricordare, i più famosi casi di doping nella storia olimpica

Alex Schwazer non ha potuto partecipare alle Olimpiadi di Parigi 2024. La notizia venne annunciata dallo stesso atleta durante una diretta televisiva nel programma “Grande Fratello”. La sua richiesta di riduzione della squalifica per doping è stata respinta dalla WADA, l’Agenzia mondiale antidoping.

Schwazer, che vinse l’oro nella marcia alle Olimpiadi di Pechino nel 2008, è stato escluso dalle competizioni quasi ininterrottamente dalla vigilia delle Olimpiadi di Londra 2012, a causa di due squalifiche. Alla scadenza della squalifica, prevista per il 7 luglio 2024, Schwazer avrà accumulato oltre 10 anni lontano dalle gare.

Molti atleti, anche di fama mondiale, sono stati scoperti e puniti per l’uso di sostanze proibite, con responsabilità che vanno dalla superficialità alla volontà deliberata di barare.

Doping: quali sono stati i casi più celebri nella storia delle Olimpiadi?

Alle Olimpiadi di Roma del 1960, quando ancora non esistevano controlli sul doping, il ciclista danese Knud Enemerk Jensen cadde in coma e successivamente morì. L’autopsia rivelò che aveva assunto sostanze illegali.

Sette anni dopo, il Comitato Olimpico istituì una commissione medica per avviare i controlli antidoping. Solo un anno più tardi, alle Olimpiadi di Città del Messico, si verificò il primo caso di squalifica per doping. Il protagonista fu il pentatleta svedese Hans Lil Jenwall, squalificato per un’eccessiva quantità di alcol nel corpo, che lo costrinse a restituire la medaglia di bronzo conquistata.

Doping: quali sono stati i casi più celebri nella storia delle Olimpiadi? – Wikimedia Commons @Wikidudeman – Olympialab.com

 

Da quel momento, i casi di doping, spesso molto più eclatanti, si sono moltiplicati. Negli anni Settanta, la Germania Est avviò un programma segreto di doping chiamato “Piano di Stato 14.25”. Questo programma prevedeva la somministrazione di steroidi a ben 10.000 atleti, molti dei quali in età prepuberale e spesso all’oscuro di ciò che assumevano.

Questo scandalo ha avuto proporzioni enormi. Brigitte Berendonk, esperta di doping nella Germania Est, ha descritto il Piano di Stato 14.25 come il “Progetto Manhattan dello sport”.

Ai Giochi Olimpici del 1972 di Monaco, gli atleti della Germania Est vinsero 66 medaglie, l’Unione Sovietica ne conquistò 99, gli Stati Uniti 94, mentre la Germania Ovest, con una popolazione tre volte superiore a quella della DDR, ottenne solo 40 medaglie.

In anni più recenti, uno dei casi più noti è quello del velocista canadese Ben Johnson. Nel 1988, alle Olimpiadi di Seul, vinse l’oro nei 100 metri, stabilendo il record del mondo con un tempo di 9.67 secondi. Tuttavia, pochi giorni dopo, gli fu tolta la medaglia e il record fu annullato, poiché risultò positivo agli steroidi. Johnson scontò una lunga squalifica e cercò poi di rientrare nel mondo dell’atletica.

Nel 1993, Ben Johnson fu nuovamente trovato positivo agli steroidi e venne radiato a vita dall’atletica. Un altro caso emblematico è quello del ciclista statunitense Lance Armstrong, che vinse il Tour de France per sette anni consecutivi e conquistò una medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 2000. Tuttavia, tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013, tutti questi successi furono revocati dall’UCI e dal CIO. Un’inchiesta dell’USADA (United States Anti-Doping Agency) rivelò che Armstrong aveva sistematicamente utilizzato sostanze dopanti durante la sua carriera.

Un altro caso clamoroso riguarda il nordcoreano Kim Jong Su, che vinse l’argento nella pistola 50 metri e il bronzo in quella da 10 metri a Pechino 2008. Tuttavia, fu squalificato dopo essere risultato positivo ai betabloccanti, sostanze che rallentano il battito cardiaco e riducono il tremore delle mani, migliorando così la precisione nel tiro.

Gli esempi di atleti coinvolti in casi di doping sono numerosi. Tra i più noti possiamo citare Diego Armando Maradona (due volte positivo, una per cocaina e l’altra per efedrina), Maria Sharapova, Marion Jones, John Collins, Latrell Sprewell, e Ron Artest.

A volte, tuttavia, gli atleti possono cadere nel doping involontariamente, dato che la lista delle sostanze vietate è molto lunga e può includere ingredienti presenti in farmaci comuni, come quelli per il mal di denti. Per questo motivo, le società sportive professioniste mettono a disposizione degli atleti staff medici attivi 24 ore su 24, in modo che possano consultarsi su cosa è sicuro assumere anche in caso di bisogno urgente.

In Italia, ha suscitato scalpore il caso di Alessandro Braconi, un maratoneta amatoriale che ha accumulato squalifiche per un totale di 36 anni. Se lo desidera, potrà tornare a correre nel 2058, all’età di 72 anni.

Il Kenya è indiscutibilmente il Paese che, da oltre vent’anni, ha prodotto alcuni dei più grandi campioni dell’atletica leggera. Attualmente, uno dei nomi più celebri è Eliud Kipchoge, noto per i suoi record straordinari nella maratona, e il giovane Kelvin Kiptum, che a soli 23 anni ha stabilito un incredibile record mondiale nella stessa disciplina, con un tempo di 2h00:35 nella maratona di Chicago l’8 ottobre 2023.

Tuttavia, il Kenya, noto per i suoi atleti nelle gare di resistenza, è anche afflitto da un grave problema di doping. Decine di atleti di endurance ricorrono a sostanze dopanti nella speranza di partecipare a competizioni, vincere e guadagnare il montepremi, che spesso è comunque molto ridotto, ma sufficiente a migliorare le loro condizioni di vita.

Nel 2022, 23 atleti keniani sono stati trovati positivi al doping. Nel 2023, per evitare una squalifica internazionale che sarebbe devastante sia per l’immagine del Paese sia per la sua economia, il governo ha lanciato un piano milionario per combattere il doping. Si prevede che il 2023 si concluderà con oltre un centinaio di squalifiche.

Un fenomeno simile sta emergendo anche in Etiopia, dove i governi stanno adottando misure molto severe per contrastare il problema. A differenza della Russia, dove tra il 2010 e il 2015 oltre mille atleti furono coinvolti in un vasto scandalo di doping di Stato, in Kenya ed Etiopia i governi cercano di evitare un tale scandalo, poiché spesso i casi di doping sono dovuti all’ignoranza piuttosto che a un sistema organizzato.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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