La diatriba tra la Grand Prix Drivers Association e i vertici della Formula 1: l’oggetto del contendere il linguaggio colorito che il presidente della Fia Ben Sulayem vorrebbe arginare
Il clima attorno alla Formula Uno si fa sempre più teso, con i piloti che, attraverso la loro associazione prendono posizione contro il Presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem. Il tema di questa nuova contesa riguarda il divieto di usare parolacce durante i Gran Premi. Le misure della Federazione, considerate da molti eccessivamente rigide, stanno mettendo in discussione il rapporto tra piloti e istituzioni, esponendo una crisi di fiducia che potrebbe avere ripercussioni importanti per lo sport.
La polemica è nata con la sanzione comminata a Max Verstappen dopo il Gran Premio d’Ungheria, dove il campione del mondo si era lasciato andare a espressioni colorite di frustrazione per problemi tecnici. La risposta della FIA è stata severa, imponendo a Verstappen lavori socialmente utili. Di fronte a quella che ritengono un’ingerenza eccessiva, i piloti si sono uniti, affidando alla GPDA il compito di difendere la libertà di espressione in pista. George Russell, presidente dell’associazione, ha espresso le preoccupazioni dei piloti con un comunicato deciso, sottolineando come ci sia una sostanziale differenza tra un insulto mirato e una semplice imprecazione di frustrazione.
La richiesta della GPDA è che il Presidente della FIA moderi le sue imposizioni e comprenda la natura del linguaggio usato dai piloti in momenti di alta tensione. «Sono adulti e non hanno certo bisogno di consigli su certe questioni banali, come indossare gioielli o delle mutande. Come in ogni sport, sappiamo di doverci attenere alle decisioni dell’arbitro ma per quanto riguarda le parolacce, c’è differenza tra quelle usate intenzionalmente per insultare qualcuno e quelle casuali, come quando si descrive il maltempo o una situazione di guida. Per questo esortiamo il Presidente della Fia a misurare il suo tono quando si riferisce ai nostri piloti.», recita il comunicato.
I piloti non si limitano a criticare le nuove regole, ma contestano anche l’approccio personale del Presidente della FIA, accusato di imporre la sua visione dello sport senza consultarsi adeguatamente con chi ne è protagonista. Il confronto sembra essere più ampio e tocca il tema dell’immagine pubblica della Formula Uno, che secondo i piloti dovrebbe rimanere spontanea e autentica.
Nel comunicato della GPDA, i piloti richiedono trasparenza sulle sanzioni inflitte e su come vengono spesi i fondi derivanti da queste multe. Il problema, sottolineano, non è solo di stile, ma di sostanza: le decisioni della FIA, anziché contribuire al benessere dello sport, rischiano di allontanare il pubblico e minare l’immagine della competizione.
Ben Sulayem, da parte sua, ha ribadito l’importanza di mantenere un’immagine professionale: «Dobbiamo fare una distinzione tra il nostro sport, il motorsport, e la musica rap. Non siamo rapper. Loro dicono la parola con la ‘F’ quante volte al minuto? Non ci siamo». Ma questa dichiarazione ha solo infiammato ulteriormente il dibattito, con Verstappen che ha ironicamente replicato, sottolineando come, di fronte a un problema tecnico serio, la sua reazione fosse comprensibile e innocua: «Cosa siamo? Bambini di cinque anni? Anche se un bambino ci guarda, alla fine imprecherà comunque».
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