E’ nato perchè diventasse la Casa dei Campioni, un Museo dello Sport italiano a Torino , che raccogliesse ricordi ed emozioni dei nostri atleti , vissute in tutto il mondo e giunte fino a noi, attraverso la televisione o i giornali , con la stessa ansia e trepidazione. Di alcuni di loro abbiamo conosciuto i nomi, magari per una sola volta nel corso di un’Olimpiade, poi li abbiamo persi travolti da altri nomi e da altre Olimpiadi. Di altri, però, è rimasto un segno forte, tangibile e indimenticabile come per Giovanni Parisi detto “Flash”, pugile, oro olimpico a Seul nel 1988 e Campione Mondiale in due diverse categorie nel 1992 e nel 1996. Ho avuto l’occasione di conoscerlo per averlo invitato ad un incontro con le scuole. Uno spettacolo di modestia e disponibilità, un inno alla fatica ed ai valori più profondi… occhi rapidi, cuore grande, gonfio di buoni sentimenti…. quale spot migliore per dei giovanissimi scontrarsi con i sogni e le motivazioni di quello che era un ragazzo qualunque che sale sul ring a prendere, ma preferibilmente, a dare dei pugni, rispettando le regole? Mai nelle sue parole cattiveria o latente violenza, mai un pugno nè una parola per far male. Solo e sempre voglia di mettersi alla prova, cercare se stesso e i propri limiti alzando sempre di un po’ l’asticella del fare e dell’essere .
L’ho visto vincere e, purtroppo, perdere perchè è spesso una sconfitta l’atto finale di una carriera straordinaria come la sua. Ma un uomo vero è diverso anche nella sconfitta più sconfitta di sempre. Ha pensato a suo figlio che aveva assistito piangente alla resa sportiva definitiva attraverso una lettera struggente di addio al pugilato, che tanto gli aveva dato, ed ai suoi tifosi raccomandando di ricordare soprattutto i momenti più belli, tanto esaltanti ma anche tanto brevi. Così se ne è andato dal suo pugilato e pochissimi anni dopo dalla vita in un incidente stradale, quando da poco aveva iniziato un nuovo percorso per regalare quell’occasione, che lui aveva avuto, a tanti giovani per inseguire un sogno e riscattare o migliorare le proprie condizioni. Mai la morte di un Campione mi ha così colpito e fatto maledire il mistero della vita e della morte. Un giorno poi ho conosciuto sua moglie che ha donato al nostro Museo dello Sport alcuni oggetti sportivi personali… e in quel momento ho creduto possibile il miracolo dell’immortalità del ricordo attraverso la comunicazione dei valori assoluti che solo alcuni sport e alcuni uomini possono ancora donare. Ho amato e amo il mio lavoro ed il mio Museo, amo le mie ricerche, i miei Campioni, amo la voglia di raccontare che qualche cosa di bello c’è ancora, basta cercarlo e si trova, certo che si trova.
Onorato Arisi
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