L’edizione numero 106 del Giro d’Italia inizierà il prossimo 6 maggio per chiudersi il 28 a Roma dopo 21 tappe e 3489 chilometri. Si parte con la cronometro individuale sulla Costa dei Trabocchi: 19,6 chilometri fra Fossacesia Marina e Ortona. La prima settimana, come consuetudine, sarà dedicata ai velocisti che, dalla settima tappa, in poi avranno ben poche occasioni per mettersi in mostra. I favoriti invece dovranno guardarsi dalle cadute.
Oltre al cronometro, la differenza, come sempre, la faranno le salite. In tal senso, la quarta tappa, con arrivo al Lago Laceno, darà qualche primo scossone alla classifica generale. La settima tappa, con arrivo a Campo Imperatore dopo 218 chilometri, partendo da Capua, darà delle indicazioni precise. L’appuntamento con le Alpi è alla tredicesima tappa. Partenza da Borgofranco di Ivrea e 207 chilometri che prevedono lo sconfinamento in Svizzera e l’arrivo a Crans Montana dopo il Gran San Bernardo (Cima Coppi a 2469m) e la temibile Croix de Coeur (2174m). La terza settimana è quella più impegnativa. La sedicesima tappa, da Sabbio Chiese a Monte Bondone, prevede l’arrivo ai 1632 metri dopo 203 chilometri di corsa.
Una pausa per rifiatare da Pergine Valsugana a Caorle prima di tre giorni senza respiro. Temibile, l’arrivo a Val di Zoldo, traguardo della diciottesima tappa di 161 chilometri con partenza da Oderzo. Gli amanti del giro hanno già cerchiato in rosso la data del 26 maggio. I 183 chilometri che separano Longarone da Auronzo saranno decisivi: lacrime e sudore fra il Passo Campolongo, Passo Valparola e Passo Giau. Si scende ai 1205 metri di Cortina d’Ampezzo per risalire, prima al Passo delle Tre Croci (1805 metri) e poi ai 2034 di Auronzo, con pendenze sino al 18%. Non è finita. Il giorno dopo arriva il Monte Lussari, cronoscalata con picchi del 22% che disegnerà la virtuale classifica finale prima della passerella a Roma.
Al netto di forfait dell’ultima ora, i grandi favoriti per la vittoria finale sono il belga Evenepoel, che ha assorbito il passaggio al professionismo imponendosi nella Liegi Bastogne Liegi, al Mondiale australiano e alla Vuelta. La sua adattabilità alla crono lo rendono uno dei grandi papabili. Occhio anche a Roglic. Se la sfortuna si volterà dall’altra parte, lo sloveno è un potenziale vincitore. Outsider di lusso, Geraint Thomas, uno dei veterani che conosce bene tutte le insidie delle corse di tre settimane e può sfruttare l’esperienza a suo vantaggio. E gli italiani? Il nostro ciclismo vive un momento di transizione dopo gli anni dello squalo Vincenzo Nibali. Poche speranze azzurre. Si può puntare su Filippo Ganna per qualche vittoria di tappa. Lontani i tempi di Fausto Coppi, il più grande di tutti e, ancora oggi, il più giovane ad avere vinto un Giro. Nel 1940 aveva 20 anni. Italiano anche il record di longevità. Magni si è imposto a 34 anni.
Capitolo plurivincitori: Coppi ha vinto 5 volte il giro come Binda ed Eddy Merckx. Il record delle vittorie di tappa è del velocista toscano Mario Cipollini (42 successi). Il ciclista che ha indossato più volte la maglia rosa è il “cannibale” Merckx (77 volte), capace, fra l’altro, di tenerla dall’inizio alla fine del Giro. Fra gli italiani ci sono riusciti Costante Girardengo (1919), Alfredo Binda (1927) e, più recentemente, Gianni Bugno (1990). Italiana è anche la più grande impresa del compianto Marco Pantani. Il pirata, il 30 maggio del 1999, ruppe la catena nella salita della tappa da Racconigi al Santuario di Oropa ma riuscì a risalire e vincere superando 49 corridori. Un paio di giorni dopo, a Madonna di Campiglio, sarà fermato per ematocrito alto. È l’inizio della fine di un’altra storia…
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