STORIE. Sono trentasette le medaglie d’Oro italiane alle Olimpiadi invernali e Olympialab, seguendo il rintocco del conto alla rovescia verso la Cerimonia di Apertura, vi propone ogni giorno il loro racconto: non pura cronaca ma una lunga storia sul filo dorato di 56 anni di Giochi Olimpici.
Il brivido corre sul centesimo: l’Oro pari merito
Ad attendere vi sono due clan: i tedeschi orientali che hanno già conquistato tutte e tre le medaglie nei concorsi individuali e che schierano Horst Hornlein e Reinhard Bredow e la squadra italiana di Paul Hidgartner e Walter Plaikner. I due sono nati a Chienes in Val Pusteria, a una ventina di chilometri da Valdaora tempio italiano dello Slittino, a distanza di sette mesi a cavallo tra il 1951 e il 1952 e sono arrivati a Sapporo con la giovinezza dei venti anni ma già affermati nel budello di ghiaccio. Il più longilineo Paul inizia ad andare sullo Slittino nel 1965 e alterna esperienze tra singolo e doppio. Nel 1969 ottiene il primo successo aggiudicandosi il titolo italiano juniores poi è secondo con il compagno Plaikner ai Campionati Europei juniores e settimo a Koenigssee ai Campionati Mondiali dove al secondo posto si classificano proprio i tedeschi Hornlein e Bredow che hanno cinque anni di più degli azzurri. Nel 1970 i due azzurri confermano, sempre a Koenigssee il settimo posto mondiale mentre l’anno della definitiva esplosione è il 1971. Paul Hildgartner vince il campionato europeo junior di Singolo e conquista con Plaikner l’argento nel Doppio in Cecoslovacchia a Marianske Lasne, la settimana successiva i due conquistano la medaglia d’Oro ai Campionati Europei di Imst e a fine gennaio sulla pista di casa di Valdaora a meno di vent’anni si laureano campioni del mondo precedendo gli austriaci Schmid e Walch e i soliti tedeschi orientali Hornlein e Walch. Questi ultimi, tre settimane prima dell’appuntamento olimpico, vincono i campionati europei disertati dalle coppie azzurre in piena preparazione per Sapporo.
Sulla pista del Monte Teine, un budello di 763 metri per i doppisti, i carabinieri azzurri che a molti appaiono gemelli per come si muovono all’unisono e si comprendono con un semplice sguardo, dominano le prove che si svolgono il giorno precedente la gara: 43”95 il loro tempo mentre già prima della gara si comprende che sulla loro strada verso la gloria l’ostacolo maggiore è rappresentato, ancora, da Hornlein e Bredow che si fermano a 44”11.
La gara inizia intorno alle 15, qualche ora dopo la medaglia d’Oro di Gustavo Thoeni nello Slalom Gigante. Hildgartner e Plaikner sono gli ottavi a partire e fermano i cronometri sul tempo di 44”21. Ma due discese dopo gli statunitensi Berkley e Cavanaugh distruggono le manopole di slancio. I giapponesi impiegano più di mezz’ora per riparare le maniglie e la giuria, visto che la temperatura sta scendendo e la gara ne risulterebbe falsata, decide di annullare tutte le discese effettuate. Si riparte alla 16.16 e, prima bizzarria, del cronometro gli azzurri stampano lo stesso tempo al centesimo della discesa cancellata, Hornlein e Bredow all’intermedio hanno 8 centesimi di vantaggio sullo slittino italiano ma perdono nel finale e accusano sul traguardo un ritardo di 6 centesimi, 44”27 per loro. La prima manche dice che gli altri sono tagliati fuori dalla lotta per la medaglia d’Oro: i terzi, gli altri tedeschi orientali Bonsack e Fiedler (Bronzo nel Singolo) sono quasi a mezzo secondo, una eternità. Scende la sera e sul budello di ghiaccio si accendono le luci giallastre che danno un che di spettrale alla scena dove si deciderà la gara. Nella seconda manche la pista diventa leggermente più veloce. I carabinieri fermano il cronometro sul tempo di 44”14, un totale per le due discese di 1’28”35. Tocca allo slittino della DDR: al primo intermedio, come nella discesa precedente ha 8 centesimi di vantaggio; anche in questa manche i tedeschi cedono qualcosa agli italiani nella seconda parte di gara ma ottengono il miglior tempo e il record della pista in 44”08. Il computer impazzisce, i due equipaggi hanno lo stesso tempo al centesimo.
La giuria si riunisce, qualcuno in Casa Italia trema pensando al precedente del Bob di Eugenio Monti a Grenoble dove a parità di tempi la vittoria fu assegnata all’italiano poichè aveva fatto segnare il miglior tempo in assoluto sulla singola discesa. Se così fosse la medaglia d’Oro andrebbe ai tedeschi. Ma lo Slittino non ha una regola simile e dopo un lungo conciliabolo arriva il verdetto: saranno assegnate due medaglie d’Oro. Dal 1976, per ridurre al minimo i rischi del ripetersi di una situazione analoga, i tempi saranno presi al millesimo di secondo.
(9. continua)
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