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Settebello fantasma,   il Montenegro domina

BARCELLONA 2013. E’ la prima volta che in vasca Italia e Montenegro si giocano qualcosa di importante; diventati indipendenti nel 2006 i nostri avversari hanno vissuto il loro massimo momento nel biennio 2008-2009 con un Campionato Europeo ed una World Cup vinte la pallanuoto azzurra rea in un momento di calo. Questa sera alla piscina Picornell ci si gioca la sicurezza di una medaglia e l’accesso al sogno della finale contro l’Ungheria che ha superato di misura la Croazia.

Pronti, via. Non c’è Figlioli e il Settebello perde il primo sprint dei Mondiali. La partenza è da brivido in mezzo alla schiena, primo tiro dopo 25 secondi e Ivovic porta in vantaggio il Montenegro. Si deve iniziare ad inseguire anche se la difesa dei nostri avversari è molto aggressiva. Primo fallo grave per Deni Fiorentini e dopo poco più di un minuto il Settebello è sotto di due reti. A 4’04” dal termine del primo quarto arriva anche il fallo da rigore di Valentino Gallo: rete di Nikolai Janovic. E’ notte fonda. Il primo segnale di risveglio arriva su legnata di Gallo che vuole rimediare, respinta del portiere e tap-in di Aicardi in rete. Sembra una scossa per gli azzurri che iniziano a difendere meglio chiudendo gli spazi all’attacco del Montenegro anche se si fatica ancora a trovare gli schemi d’attacco. Dopo l’inizio choc, il Settebello sembra aver trovato le contromisure: il primo periodo si chiude sul doppio svantaggio Italia.

Un nuovo tiro dai 5 metri per il Montenegro in avvio di secondo tempo scava di nuovo un solco di tre reti e il Settebello spreca la seconda superiorità numerica della partita. Non si trova il bandolo della matassa, i nostri centri boa sono bloccati fisicamente, mancano i tiri di Felugo, nel tentativo di recuperare si forza e sfuma un’altra superiorità. A 2’02” Campagna chiama un time out per parlarci sopra con il pallone in mano per situazione di sei contro cinque ma mancano le idee o la lucidità per metterle in campo e anche la fase difensiva ne risente. Gli azzurri vengono ancora puniti: 1-5 all’intervallo lungo, una situazione quasi irreparabile.

C’è bisogno della migliore Italia come ha detto alla vigilia Sandro Campagna mentre per 16 minuti si è vista in campo l’Italia peggiore di questi Campionati Mondiali, in parte per colpe proprie, in parte per un Montenegro che sull’onda dell’entusiasmo per la vittoria sulla Serbia non sbaglia quasi nulla.

Vi è un lampo all’inizio del terzo periodo con Pietro Figlioli che trova la sua prima rete di serata ma trenta secondi dopo Nicolai Janovic riporta tutto a meno quattro. Christian Napolitano lotta, guadagna una espulsiona ma centra il legno mentre Stefano Tempesti in uno contro uno evita che il passivo assuma dimensioni esagerate. Nel secondo buco difensivo nulla può neanche il portierone del Settebello: 2-7 quando si devono giocare poco più di 12 minuti. Ci pensa Aicardi ad accorciare su una parata di Janovic in superiorità numerica ma l’inerzia della partita non cambia. I meccanismi di difesa non funzionano, non si scala. 3-8. La rete di Valentino Gallo a 23 secondi della fine del terzo periodo è un brodino caldo per le speranze italiane che di minuto in minuto vanno scemando. Ancora difesa ferma e Brguljian segna il terzo goal fotocopia in situazione di superiorità numerica (4/9 nei primi 24 minuti, 3/3 nel terzo periodo).

Il quarto periodo è solo amara accademia: Janovic porta il Montenegro in doppia cifra poi arrivano tre reti consecutive del Settebello con un doppio Figlioli e Presciutti che fanno solo aumentare il rammarico per una partita che non c’è stata. Arriva anche l’8-10 di Aicardi ma non serve a nulla. Il Montenegro va meritatamente in finale contro l’Ungheria, l’Italia affronterà la Croazia per la medaglia di Bronzo.

 

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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