Il taekwondo ha debuttato alle Olimpiadi, come sport dimostrativo, ai Giochi di Seoul 1988 e Barcellona 1992, salvo poi essere inserito come disciplina a tutti gli effetti a Sydney 2000. Uno sport, quello nato in Corea del Sud, che ha regalato grandi soddisfazioni all’Italia: due ori, un argento e un bronzo, con le vittorie di Carlo Molfetta e Vito dell’Aquila. Andiamo a scoprire insieme le regole di questa disciplina.
Il taekwondo nasce in Corea del Sud tra gli anni Quaranta e Cinquanta, e il suo nome è composto dalle sillabe tae (“colpire coi piedi”), kwon (“colpire col pugno”) e do (“disciplina”). I praticanti devono essere muniti di protezioni: casco e corpetto di colore blu e rosso, con sensori elettronici che vanno ad aiutare l’arbitro nella segnalazione dei punti acquistiti, più altre protezioni (paradenti, paratibie, guanti). Gli sfidanti si affrontano su un tappeto di gara ottagonale di 64 metri quadrati, sulla distanza di tre round da due minuti ciascuno con una pausa di un minuto tra le varie riprese.
Si possono ottenere punti in vari modi: colpendo l’avversario sulla corazza con tecniche di calcio si ottengono due punti, quattro se in rotazione. Un punto per i pugni a segno. Tre punti (cinque in rotazione) se l’avversario viene colpito alla testa con sole tecniche di calcio. Non esistono limitazioni ai colpi, a meno che non debba intervenire l’arbitro per condotta fallosa, e i colpi a segno devono essere potenti (per essere rilevati dalle corazze elettroniche) e precisi. Vince l’atleta col maggior numero di punti al termine dei tre round, con una vittoria a tavolino in caso di handicap maggiore a 20 lunghezze al termine del secondo round. In caso di parità, è previsto un’extratime della durata di un minuto: si applica la regola del Golden Point, chi colpisce per primo vince. In caso di ulteriore parità, è la squadra arbitrale a decidere con criteri oggettivi: numero di round vinti, numero di colpi a segno, penalità accumulate e/o giudizio a maggioranza degli arbitri in caso di parità su tutti i criteri precedenti. A decidere sono i due giudici d’angolo e l’arbitro centrale.
L’arbitro può assegnare delle penalità in caso di uscite dall’area di combattimento, inattività prolungata, colpi sotto la cintura e/o con testa/ginocchio, altre tecniche proibite che comprendono anche gli attacchi all’avversario dopo le interruzioni da parte dell’arbitro. Sono previste sanzioni anche per intemperanze, condotta antisportiva e/o interventi non consentiti da parte dei tecnici. Tutte queste penalità comportano l’aggiunta di un punto all’avversario, fino a un massimo di dieci: superare questo limite comporta la sconfitta a tavolino per penalità. Va ricordato, inoltre, che gli atleti possono chiedere di utilizzare la moviola (Instant Video Replay) per rivedere colpi contestati.
Gli atleti sono divisi per sesso e categorie di peso, che sono quattro nel taekwondo olimpico. Le categorie maschili sono -58kg, 58-68kg, 68-80kg, +80kg. Quelle al femminile, invece, sono le seguenti: -49kg, 49-57kg, 57-67kg, +67kg. Il peso viene verificato il giorno precedente alla gara.
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