Quella di martedì 12 marzo non è stata una giornata meravigliosa per il Milan. La guardia di finanza, infatti, ha perquisito la sede del club e sono stati sequestrati documenti ed effettuate copie di dati in pc e telefoni. Ed è ormai noto a tutti che sono al vaglio degli inquirenti le posizioni di Giorgio Furlani, ad del club dal 2022, e Ivan Gazidis che ha ricoperto la carica tra il 2018 e il 2022. Qual è il reato contestato? L’ipotesi di reato è ostacolo all’attività di vigilanza da parte della Federcalcio in merito alla comunicazione della titolarità effettiva della società. In sostanza, secondo il pm Giovanni Polizzi, della Procura di Milano, il fondo americano Elliott avrebbe ancora il controllo sostanziale del Milan, mentre alla Figc sarebbe stata rappresentata l’effettiva cessione della proprietà in favore del fondo RedBird di Gerry Cardinale avvenuta il 31 agosto 2022. L’ipotesi è che la vendita sia stata simulata e la reale proprietà nascosta. In tutta questa vicenda, che sembra già intricata, non è da escludere l’ipotesi che le perquisizioni rientrino nell’ambito dello scontro fra la stessa Blue Skye con il fondo Elliott per la vendita del club rossonero. La società guidata da Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo ha avviato nei mesi scorsi contenziosi in Italia, Usa, Lussemburgo e Hong Kong.
Secondo i pm la chiave del controllo di Elliott sul Milan è da ricercare nel vendor loan agreement: RedBird ha acquistato il Milan per 1,2 miliardi di euro. Gerry Cardinale ha versato 600 milioni cash mentre per la restante quota ha comprato con i soldi prestati dal venditore Elliott (vale a dire 560 milioni al tasso annuo del 7%). Ma la prima domanda che si fanno tutti adesso è una sola: cosa rischia il Milan? Siam solo all’inizio di questa storia ingarbugliata già di per sé, ma i rischi sono tanti e possono essere anche pesanti. Ripartiamo dall’inizio. Furlani e Gazidis (lui è l’ex amministratore delegato) sono accusati di “ostacolo all’esercizio delle funzioni pubbliche dell’autorità di vigilanza”, ovvero la Figc. La Procura Federale aprirà, quindi, un fascicolo e chiederà subito di ottenere gli atti da Milano, per poi stabilire se ci siano gli estremi per procedere.
Regolamento alla mano, in campionato l’eventuale alterazione di informazioni sulla proprietà da parte del club (condizionale d’obbligo essendo un’indagine in corso e le accuse sono da accertare) comporterebbe la violazione dell’articolo 32 comma 5 del Codice di giustizia sportiva che punisce “a società che non adempie agli obblighi di comunicazione e di deposito nei termini fissati dalle disposizioni federali in materia di controllo delle società professionistiche o di ammissione ai campionati professionistici o di rilascio delle licenze Figc”. Le sanzioni vanno dall’ammenda ai punti di penalizzazione in classifica. A questo potrebbe essere affiancato o contestato in alternativa l’articolo 31 comma 1 sulle violazioni in materia gestionale ed economica: “Costituisce illecito amministrativo la mancata produzione, l’alterazione o la falsificazione materiale o ideologica, anche parziale, dei documenti richiesti dagli organi di giustizia sportiva, dalla Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche (Covisoc) e dagli altri organi di controllo della Federazione nonché dagli organismi competenti in relazione al rilascio delle licenze Uefa e Figc, ovvero il fornire informazioni mendaci, reticenti o parziali”. Anche qui le sanzioni vanno dalla multa alla penalizzazione.
Però, non è finita qui. Perché il procuratore capo Giuseppe Chinè, quando studierà tutte le carte, potrebbe anche contestare l’articolo 4, quello che obbliga anche società e dirigenti a osservare “i principi della lealtà, della correttezza e della probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva”, mentre il Milan, in base all’articolo 6, può essere accusato per responsabilità diretta, visto che parliamo di due amministratori delegati: gli effetti sulle sanzioni potrebbero essere dunque i più pesanti. Infine, l’Uefa. Le norme del massimo organismo continentale vietano le multiproprietà per squadre che partecipano alle competizioni europee, la cui violazione può portare all’esclusione dalle Coppe: in questo caso, bisognerebbe dimostrare, oltre che Elliott è proprietario del Milan, che lo sia mai stato del Lille. Nel 2018 il fondo statunitense aveva prestato al precedente presidente del club francese 140 milioni, ma la proprietà è cambiata nel 2020, prima dell’acquisto del Milan da parte di RedBird.
E il Milan come ha reagito? C’è stupore e poche sono state le righe di commento. La società rossonera si dice “terza ed estranea al procedimento”. Invece, nella serata di ieri, un portavoce di Elliott ha rigettato le accuse: “Il Milan è stato venduto a RedBird il 31 agosto 2022. A partire da quella data, Elliott non ha più alcuna partecipazione azionaria o controllo su Ac Milan”. Alle tesi dell’accusa si obietta poi che il vendor loan (il prestito di Elliott) è pratica comune nelle operazioni di private equity, i cui accordi consentono a Elliott di nominare due amministratori (a oggi ce n’è uno solo, Gordon Singer). Quanto al fatto che i due fondi condividano lo stesso indirizzo nel Delaware (1209 North Orange Street, Delaware), si risponde che è la sede del Corporation Trust Center, un centro che fornisce servizi alle imprese e che funge da indirizzo registrato di molte migliaia di società.
Restano i diversi i dubbi della Procura. In primis, la valutazione del Milan. Fu di 1,2 miliardi di euro. In secondo luogo, il già accennato vendor loan da 550 milioni concesso da Elliott a RedBird. L’algoritmo della società di consulenza Football Benchmark assegnava, a quel tempo, un enterprise value di 578 milioni di euro al Milan. D’altra parte, quasi metà del valore ufficiale della transazione era generato da un prestito dello stesso venditore, a un tasso di interesse del 7% annuo che dovrà essere rimborsato da RedBird entro il 2025. Inoltre, quando al Milan si è insediato il nuovo board, si erano presentati Gordon Singer, il figlio del fondatore di Elliott, Giorgio Furlani e Stefano Cocirio, per anni rispettivamente portfolio manager e associate portfolio manager di Elliott. Ruoli poi abbandonati. Inoltre, il presidente è rimasto Paolo Scaroni, carica che ricopre dal 2018. Insomma, nomi ritornati in questi anni. Uno dei tanti motivi per i quali la Procura d Milano vuole vederci chiaro.
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