Si è già divertito al primo turno dell’Indian Wells, il primo Master 1000 della stagione, battendo in due set lo statunitense Marcos Giron (6-3, 7-5). Adesso l’australiano Thanasi Kokkinakis sfiderà nientepopodimeno che Jannik Sinner. Il meglio che c’è, in questo momento, in circolazione sul pianeta tennis. Lasciando perdere l’impresa di fine 2023, quando ha riportato in Italia una Coppa Davis che mancava dal trionfo a Santiago del Cile nel 1976, l’azzurro ha vinto agli Australian Open (primo italiano a farlo), l’Atp di Rotterdam ed è salito al terzo posto nel ranking. E così in alto un italiano non c’era mai stato. E non è ancora finita, così sembra. Come si augurano tutti gli amanti del tennis ai quali Sinner sta dando voce con i suoi sacrifici, il suo lavoro, la sua dedizione, le sue vittorie. Chi è lo sfidante di Jannik? È un tennista australiano di 27 anni di origini greche. È nato ad Adelaide il 10 aprile 1996 e ha iniziato a giocare a tennis all’età di sette anni con il fratello Panayoti. Qualcosa di buono lo ha fatto già nel 2013, quando ha ottenuto una wild card per partecipare agli Australian Open Junior. Ha raggiunto la finale, ma ha perso contro il greco Nick Kyrgios.
La carriera e gli infortuni
Non solo. Perché a settembre dello stesso anno aveva perso anche la finale degli Us Open contro Borna Coric. Insomma, Thanasi prometteva più che bene. Sembra uscire di scena a causa di qualche infortunio, ma quando rientra nel 2017 elimina l’allora numero 6 al mondo Milos Raonic dall’Aegon Championship. Ai Miami Masters del 2018, invece, fa ancora meglio. Butta fuori sua maestà Roger Federer per poi vincere il torneo di Aptos e il Los Angeles Tennis Open. Però, per Kokkinakis la sfortuna è sempre in agguato. Ne ha avuti tantissimi ed è stato costretto a saltare diversi anni. Nel 2015 un problema alla spalla destra lo aveva addirittura tenuto fuori otto lunghi mesi. Rientra e ad agosto a Rio de Janeiro si strappa i muscoli pettorali.
Finita qui? Macché. Perché a gennaio 2017 subisce uno strappo agli addominali e a febbraio 2018 deve fermarsi per un problema alla caviglia. Il 2019 comincia male: si infortuna ancora alla spalla destra agli Australian Open e dopo tre mesi subisce un nuovo infortunio ai muscoli pettorali. Ad agosto, nonostante le cose sembrino andare bene, deve dare forfait dagli Us Open per il riacutizzarsi del problema alla spalla. Nel 2020 medita il ritiro dopo che una febbre ghiandolare lo costringe a saltare tutta la stagione. Insomma, non gliene va bene proprio una. Attualmente l’australiano di origine greca, cresciuto con l’idolo Marat Safin, occupa la 99ª posizione del ranking Atp in singolo. Il suo terreno preferito è il cemento e la terra rossa mentre i suoi colpi preferiti sono il dritto e la battuta.
È l’ora di Sinner
Jannik se la dovrà vedere con lui. E ha già le idee chiare nella conferenza del debutto: “Quando non lavoro sto male, mi sento in pace con me stesso solo quando sono con la mia squadra, dando il meglio di me stesso in allenamento e in palestra. Questa è la mia ossessione”, le sue prime parole. Sinner vuole guardare avanti, nonostante i due successi importanti di questo 2024, che lo stanno facendo amare da tutta l’Italia. E può ancora migliorare: “Ci sono stati dei momenti in cui mi sono reso conto di aver fatto qualcosa di grande. Pensarci è normale, e nonostante io viva poco sui social e non sia in Italia praticamente mai, ho sentito e continuo a sentire tutto questo incredibile affetto, e sono felice di questo. La cosa più importante per me però è continuare a lavorare, sono ossessionato dal lavoro, se non lavoro e non mi alleno sto male. Fare tutto questo, avere attorno il mio team, è la cosa più importante. Il successo è arrivato, pensiamo a nuove sfide”.
Le nuove sfide
E la nuova sfida adesso è l’Indian Wells: “Abbiamo lavorato tanto col mio team. Noi per fortuna riusciamo a fare e provare molte cose anche durante i tornei, questa può essere una chiave per il futuro. Ho provato nuove variazioni, gli avversari ormai mi conoscono meglio e anche questa è una bella sfida. Sono felice di essere ad Indian Wells, in questo grande torneo, sento che mi sono preparato bene e che sono pronto a giocare un grande tennis”. Nella sua borsa non porta mai niente di speciale: “Stavolta ho portato una cassa per sentire della musica, ma l’importante per me è che dentro la borsa ci siano scarpe e racchette, questo è sufficiente per me. Il mio team? Mi trovo bene allo stesso modo con Simone Vagnozzi e Darren Cahill. Siamo riusciti a creare questa alchimia, dove nessuno dei due si sente al di sopra dell’altro”.
Sinner è molto cauto sia quando si parla di sorpasso al secondo posto nel ranking a Carlos Alcaraz sia quando gli chiedono di Parigi 2024, le Olimpiadi in programma la prossima estate. “Diventare numero 2 al mondo? Non dipende solo da me: ci sono altri fattori, come il tempo, e tanti altri giocatori che stanno facendo bene. Per arrivare ad essere secondo nel ranking so che devo giocare una stagione molto continua: che non vuol dire vincere tutti i tornei, ma essere pronto a competere”. E, appunto, parlando di obiettivi ci sono i Giochi Olimpici. Magari un doppio con Lorenzo Sonego: “Con Lorenzo ho un buon rapporto anche fuori dal campo: quando entriamo in campo proviamo a vincere la partita ma sempre divertendoci. Stiamo cercando di capire quale gruppo possa avere più possibilità di vincere una medaglia, ma viviamo nel presente”. Insomma, adesso è meglio pensare all’Indian Wells. Senza guardare troppo avanti. Sinner è sempre tra i favoriti e non può non esserlo dopo le meravigliose imprese di gennaio e febbraio tra Australia e Olanda. Due tornei vinti su due. Chissà con il terzo come andrà a finire. Kokkinakis è avvisato. Non sarà facile duellare con Jannik. Ne è consapevole. Anche perché Sinner dimostra sempre di avere le idee chiare su dove vuole arrivare. E ora riparte dalla California.