Adesso sono gli altri a temere la nuova Italia del rugby. Con una meta alla volta gli azzurri hanno compiuto una grande impresa all’Olimpico battendo in rimonta la Scozia (31-29). Un successo meraviglioso, il primo in casa dopo 11 anni di astinenza. Il Sei Nazioni 2024 se non è il miglior torneo di sempre nella storia dell’Italrugby, poco ci manca. Dopo la sconfitta di misura con l’Inghilterra e lo storico pareggio, con rimpianti, in Francia, gli azzurri hanno fatto finalmente bottino pieno. Contro gli Highlanders era il terzo scontro in 12 mesi: dopo aver perso a tempo scaduto sia nel Sei Nazioni 2023 sia nel test match di luglio prima della Coppa del Mondo in Francia. E c’è un uomo che ha il grande merito di questa escalation del nostro rugby: Gonzalo Quesada, che era leader in campo in Francia e coi Pumas. È sbarcato in Italia tra critiche e aspettative, ma in pochissimo tempo ha fatto fare un grande salto di qualità alla nostra Nazionale.
Oltre al rugby il ct azzurro ha due grandi passioni: i cavalli e il polo. È un uomo con l’eleganza e l’ironia francese, ma allo stesso tempo è anche l’uomo con la garra argentina e con la grande capacità di portare lo spogliatoio dalla propria parte. “Se cade uno solo di noi cadono tutti, dobbiamo essere sempre uniti”, è il motto di Quesada. E in passato diceva: “Nel rugby ogni giocatore ha in mano il destino dei compagni e di tutta la squadra”. Nessuna differenza, se non gli anni di distanza tra una frase e l’altra. Basterebbe questo a far capire come il tecnico sia già entrato nella testa degli azzurri. Ne ha cambiato la mentalità. Ha cambiato la percezione di come un tifoso dovrebbe vivere le vittorie della propria Nazionale, in un paese nel quale si preferiscono altri sport. Perché il pari in Francia e la vittoria contro la Scozia sono due grandi imprese, frutto del tanto lavoro fatto dall’Italia. I nostri azzurri non sono più delle vittime sacrificali, ma hanno la qualità per giocarsela con tutti. E tutto questo grazie al lavoro e grazie alla conoscenza di Quesada.
Il ct è una persona che riconosce anche il lavoro altrui. Ha raccolto l’eredità di Kieran Crowley e ricorda sempre, in ogni conferenza, da dove è partito. Certo, ci sono stati dei cambiamenti a livello di gioco (sono dettagli, come il gioco al piede), ma la nostra Italia sta continuando sulla stessa strada. Però, con una mentalità nuova, appunto. Perché raramente si è vista un’Italia capace di mettere in fila due prestazioni di alto livello al Sei Nazioni. L’incubo della controprestazione è sempre stato presente nella storia azzurra: nel 2016, dopo la storica vittoria con il Sudafrica, l’Italia cade rovinosamente (e anche clamorosamente, va detto) a Padova contro Tonga. E anche dopo il successo di Cardiff che nel 2022 consacrò Capuozzo ai vertici del rugby mondiale gli azzurri misero in piedi un tour estivo disastroso, vincendo a fatica con il Portogallo e perdendo in Georgia. Insomma, i pericoli con il rugby italiano sono dietro l’angolo, ma stavolta è stato diverso. Dopo il pari (con tanti, tantissimi, rimpianti) in Francia, è arrivata questa straordinaria vittoria e ora c’è più fiducia per la trasferta di marzo a Cardiff, in Galles.
Si è detto più volte di un cambio di mentalità. E i meriti, appunto, sono di Quesada. Il tecnico argentino ha vinto un campionato francese con lo Stade Français, poi ha preso la franchigia argentina dei Jaguares e l’ha portata al vertice del rugby dell’Emisfero Sud, sbaragliando nel Super Rugby le più forti squadre australiane, sudafricane e neozelandesi e perdendo solo in finale contro gli imbattibili Crusaders, da dove in sostanza nascono gli All Blacks. È tornato in Francia, ha ripreso uno Stade Français in piena crisi, riportandolo in Champions. Insomma, qualcosa di straordinario. Ma è, appunto, un uomo umile e lui non le chiama imprese. Certo, restare imbattuti a che in Galles sarebbe qualcosa di epico con tre risultati utili di fila (mai accaduto) in un Sei Nazioni.
E ancora prima di scendere in campo all’Olimpico contro la Scozia, la Nazionale azzurra aveva già ottenuto la sua prima (importante) vittoria. Quella di tornare a riempire lo stadio della Capitale. L’ultimo sold out risaliva al 2016. Ma grazie ai risultati degli ultimi due anni la nostra Italia ha riconquistato l’amore della gente. E che tra i 70mila di un Olimpico tutto esaurito (69.689 ufficiali) ci fossero 15mila scozzesi è tutto sommato un dettaglio. Anche perché in un Sei Nazioni è normale che i tifosi stranieri, soprattutto quelli delle Nazionali britanniche, accorrano in massa in trasferta. E soprattutto questo vuol dire che c’erano 55mila italiani che hanno la Nazionale a una vittoria che mancava in casa da 11 anni. Anche perché nel febbraio 2019, in un’Italia in piena crisi, per la sfida con il Galles all’Olimpico arrivarono solo in 38mila, di cui settemila gallesi. Resta quello il record negativo. Cinque anni dopo, il mondo della palla ovale si è ribaltato.
Tutto è riniziato due anni fa, nel 2022, quando l’Italia ha portato a casa dei risultati, è riscoccata la scintilla nel cuore dei tifosi. Così per la prima partita del Sei Nazioni 2023 all’Olimpico erano in 50mila. Pur non vincendo, l’Italia ha giocato cinque partite competitive e di livello: il segnale che serviva ai tifosi per tornare allo stadio. E ne stanno beneficiando tutti. Secondo il report economico del Sei Nazioni 2023, le tre partite casalinghe degli azzurri hanno avuto un impatto economico di 37.2 milioni di euro per il tessuto economico di Roma e della regione Lazio. Nemmeno le due disfatte mondiali contro All Blacks e Francia hanno invertito la tendenza, perché alla prima del 2024 all’Olimpico contro l’Inghilterra c’erano ben 57mila persone. Sì, tutto sta cambiando in meglio per il nostro rugby. E a Roma sono tutti impazziti di gioia per le tre mete azzurre che hanno sancito la vittoria sulla Scozia. Con una difesa granitica, amore, dedizione, ma soprattutto tanto (ma tanto davvero) lavoro. Gli ingredienti per continuare sognare.
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