Nel mondo del tennis italiano ci sono due casi simili con protagonisti Matilde Paoletti (21 anni) e Marco Bortolotti, 33enne specializzato in doppio
Il caso delle due positività di aprile di Jannik Sinner (scagionato perché giudicato innocente e può giocare, quindi, gli Us Open) ha sconvolto la quotidianità del tennis mondiale e fatto tremare i tifosi italiani, che mai nella loro vita si sarebbe immaginato di ritrovarsi un azzurro numero uno al mondo. Riavvolgendo il nastro di quanto è accaduto, ricordiamo che l’altoatesino è stato sospeso provvisoriamente due volte (4-5 aprile e il 17-20 aprile), ma ha poi fatto appello urgente, ottenendo la revoca immediata, prima di essere scagionato definitivamente il 15 agosto: nessuna colpa o negligenza. Come ricorda la Gazzetta dello Sport, nel mondo del tennis italiano ci sono due casi simili, due contaminazioni di Clostebol, con protagonisti Matilde Paoletti (21 anni) e Marco Bortolotti, 33enne specializzato in doppio.
E in entrambe le situazioni la sentenza è stata chiarissima: nessuna colpa o negligenza. Esattamente come per quanto accaduto a Sinner. Perché nel caso di Paoletti e Bortolotti le versioni degli atleti sono state ritenute credibili. Come è ormai noto da ore, Jannik avrebbe involontariamente assunto quantità infinitesimali di Clostebol durante sessioni di fisioterapia, dopo che Giacomo Naldi (componente del suo staff) aveva utilizzato il farmaco Trofodermin (contenente il Clostebol) per curarsi ferite alla mano, per poi eseguire diverse sessioni di massaggio a Jannik.
Cosa è successo a Matilde Paoletti?
Partiamo da Matilde Paoletti, promessa del tennis italiano. Il suo caso risale al 2021. Esattamente il 28 agosto 2021 l’azzurra era risultata positiva al Clostebol ed era stata sospesa in attesa del giudizio. Era risultata positiva il 19 luglio, poco più di un mese prima, durante il Wta di Palermo. Il 28 agosto per lei è iniziato un calvario, un incubo. Infatti, Matilde Paletti era stata poi scagionata a a metà dicembre: “I test positivi per le sostanze non specificate comportano una sospensione provvisoria obbligatoria e la signora Paoletti è stata provvisoriamente sospesa con effetto dal 7 settembre 2021. La signora Paoletti è stata accusata di violazione delle norme antidoping ai sensi degli articoli 2.1 e 2.2 del Programma (presenza di una sostanza vietata nel campione di un giocatore e uso di una sostanza vietata) il 14 settembre 2021”, il comunicato dell’Itf.
E ancora: “Il resoconto della signora Paoletti sul motivo dell’utilizzo del Clostebol è tuttavia stato accettato ed è stato stabilito che non ha colpa o negligenza per la violazione ai sensi dell’articolo 10.5 del programma. Pertanto, la sospensione provvisoria della giocatrice è revocata con effetto immediato e non sconterà alcun periodo di squalifica per la sua violazione”. Il contatto tra l’azzurra e il Clostebol era avvenuto tramite il cane di famiglia, che tra il giugno e il luglio 2021 ha avuto diversi problemi di salute. A Paoletti sono anche stati restituiti i punti WTA (8) e i dollari (408) conquistati a Verbier ad agosto, unico torneo giocato dopo il test antidoping. Come si può ben intuire, il periodo di inattività ha pesato sull’ascesa della ragazza.
Il caso di Marco Bortolotti
La situazione legata a Marco Bortolotti si è risolta in poco tempo ed è più simile a quanto accaduto a Jannik Sinner. Il doppista azzurro (è numero 87 al mondo) il 4 ottobre 2023 è stato sottoposto al test durante il Challenger di Lisbona e il campione è stato inviato nel laboratorio antidoping di Montreal (come accaduto con Paoletti), dove è stata riscontrata la positività. Avvisato il 30 gennaio della positività, gli è stata chiesta una replica entro il 13 febbraio e lui ha risposto il 1° febbraio, spiegando la propria versione, accettata dall’International Tennis Integrity Agency.
“Il giocatore ha affermato di non aver avuto intenzione di imbrogliare e di non aver ingerito consapevolmente il Clostebol, fornendo prove di contaminazione involontaria. Come parte dell’indagine, l’Itia ha chiesto consulenza scientifica al laboratorio accreditato dalla Wada a Montreal, Canada, dove è stato analizzato il campione, per pareri di esperti sulla plausibilità della spiegazione del giocatore. Il laboratorio ha eseguito calcoli basati sull’esposizione di Bortolotti al Clostebol e sulla concentrazione rilevata nel loro campione e ha confermato, sulla base della letteratura scientifica, che la spiegazione del giocatore era credibile”, si legge in parte del comunicato. Per la vicenda Bortolotti ha “perso” 440 euro e 16 punti Atp, il bottino intascato al Challenger di Lisbona dello scorso ottobre, durante il quale si è svolto il controllo antidoping.