È successo tutto all’improvviso, domenica pomeriggio, qualche ora prima del match tra Atalanta e Fiorentina e la gara è stata rinviata a data da destinarsi. Joe Barone, direttore generale del club viola, 58 anni, si è sentito male e si è accasciato per un infarto. È stato trasportato in elicottero all’Ospedale San Raffaele di Milano e lì fuori si sono riuniti tutti: giocatori, dirigenti, l’ad della Lega serie A Luigi De Siervo, la moglie e poi sono arrivati i quattro figli dagli Stati Uniti. Le condizioni sono stabili, ma molto gravi. La situazione è critica e le sue “funzioni vitali sono sostenute da tecniche di supporto meccanico artificiale”. E anche la Fiorentina con il comunicato di ieri ha dato al mondo le notizie sullo stato di salute di Barone: “Rimane ricoverato presso la terapia intensiva cardio-chirurgica dell’ospedale San Raffaele di Milano in condizioni cliniche critiche in conseguenza di un arresto cardiaco extra ospedaliero. Le funzioni vitali sono sostenute da tecniche di supporto meccanico artificiale. Ogni previsione prognostica è attualmente fuori luogo. La famiglia Barone, la famiglia Commisso e la Fiorentina ringraziano il San Raffaele e tutta l’equipe del Professor Zangrillo per l’operato che è stato messo in atto fin dal primo momento”.
Joe Barone è un uomo che non fa sconti a nessuno, ha imparato velocemente a muoversi nell’intricato (e ostico) mondo del calcio. È il braccio destro di Rocco Commisso. Ma quando il patron della Fiorentina è negli Usa per altri impegni, Joe Barone è la sua voce e anche i suoi occhi. Un legame forte quello tra i due, sono uniti dal calcio e dalle origini italiane, calabrese di Marina di Gioiosa il proprietario di Mediacom, siciliano di Pozzallo il direttore generale viola. La prima volta di Joe Barone sugli spalti del Franchi risale all’epoca dei Della Valle. All’ultima partita del campionato, fine maggio 2019. A Firenze si giocava Fiorentina-Genoa: la gara finì 0-0 e con la contestazione aperta dei tifosi verso la famiglia marchigiana. Un malumore che poi sfociò con la clamorosa e plateale protesta di via Tornabuoni. E proprio quel giorno Joe Barone si trovava in tribuna autorità, in una poltroncina laterale lato curva Ferrovia. Era in incognito a osserva squadra e ambiente perché già qualcosa, nell’acquisizione della società, si era mossa. Infatti, era l’inviato speciale di Rocco Commisso che nel frattempo stava preparando l’offerta giusta per diventare il nuovo proprietario del club. Con il telefonino Barone inviava a New York immagini e impressioni sulla partita e su una squadra che aveva bisogno di essere rilanciata.
Ed ecco che quel cellulare Joe Barone non lo ha mollato mai. È diventato il suo segno distintivo, facendo da mediatore tra i tifosi e lo stesso Rocco Commisso, in alcune occasioni dall’altra parte del mondo e ansioso di avere notizie su quella che è poi diventata la loro Fiorentina. Costruita a immagine e somiglianza di un patron ambizioso e combattivo. E Joe Barone è la perfetta copia del patron. Uno che, appunto, non fa sconti a nessuno. Ha un carattere decisionista, i modi spicci e spesso bruschi, ma quella di Joe Barone – non a caso diretto generale – è sempre stata una figura centrale del progetto Fiorentina. E quando è capitato, perché capita a tutti, di essere stato attacco da una parte della tifoseria viola, ecco che per lui è sceso in campo Rocco Commisso in persona: “Quelli contro i miei dirigenti sono attacchi fuori luogo”, ha scritto solo qualche settimana fa.
Insieme hanno portato avanti la battaglia per lo stadio, una tematica che non riguarda soltanto la Fiorentina (basti pensare cosa accade a Roma ai giallorossi o a Milano a Inter e Milan). Joe Barone ha fatto sentire la sua presenza sulla questione, senza risparmiarsi nel portare avanti una linea aggressiva. Nel giugno del 2020, dopo che il soprintendente Pessina aveva bocciato la demolizione del Franchi, un manipolo di tifosi viola si ritrovò sotto il Franchi con tanto di ruspe e un grande striscione con disegnato l’abbattimento dello stadio. E cosa fece Joe Barone? Salì sul camioncino e con il megafono decise di far sentire la sua voce: “Il Franchi è il nostro stadio, ma se la legge non cambierà ne costruiremo uno nuovo altrove”. Molto più felice il cammino per la realizzazione del Viola Park. Anche in questo caso Joe Barone si è subito impegnato in prima persona instaurando un rapporto stretto con il sindaco di Bagno a Ripoli, Francesco Casini. Adesso il direttore generale è in condizioni disperate e nessuno a Firenze si capacita di come sia potuto accadere tutto questo.
Al di là della tragedia e della paura che prova chi conosce Joe Barone (famigli, amici e giocatori), c’è da capire quando si potrà recuperare il match rinviato tra Atalanta e Fiorentina. Perché al momento, dal punto di vista del calendario, c’è grande caos. La partita rinviata rischia di giocarsi a inizio maggio: sempre se le due squadre per quel mese dovessero essere eliminate entrambe da Europa League (la squadra di Gian Piero Gasperini) e Conference (quella di Vicenzo Italiano). Magari il 15 maggio, se si facesse slittare la finale di Coppa Italia, ipotesi per ora improbabile. Oppure il 22 maggio se la Dea non sarà in finale di Europa League. O il 29 se la Fiorentina si sarà fermata prima dell’ultimo atto di Conference League. Ma c’è il timore di andare a inizio giugno, se entrambe dovessero guadagnarsi le rispettive finali. In sostanza, è una gara al momento irrecuperabile. Quindi, il rischio concreto è che si disputi a campionato già concluso (ultima giornata il 26 maggio). Ovvero quando i giochi per la corsa alle coppe europee potrebbero essere già fatti. Atalanta e Fiorentina sono in semifinale di Coppa Italia (3 e 24 aprile) e una delle due sarà in finale, al momento fissata per il 15 maggio. E perché entrambe sono nei quarti dei rispettivi tornei europei: l’11 e il 18 aprile la Dea affronterà il Liverpool in Europa League e i viola il Viktoria Plzen in Conference League (stesse date).
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