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Calcio

Juventus, la media punti delle ultime partite è da zona retrocessione. Ecco come andò nel 2006

Se una settimana fa Allegri si dichiarava soddisfatto del risultato pari con l’Atalanta, non tanto per il risultato in sé ma perché aveva significato guadagnare un punto sul Bologna, l’aggiornamento è che questa settimana ne ha persi due sui rossoblu.

In questo periodo, che ormai dura quasi due mesì, lo dà il ruolo da 7 punti nelle ultime 8 partite, indiscutibilmente il peggiore campionato con Allegri in panchina e per ritrovare qualcosa di simile bisogna tornare all’analogo ritmo, 7 punti in 8 partite, tra fine gennaio e inizio marzo 2011, la stagione di Gigi Delneri che portò alla retrocessione in serie B.

Sono i numeri a parlare, in particolare quella dei 0,875 punti di media a partita, un terzo del passo punti delle prime 21 giornate (2,47 punti). Una media che, spalmata sulle 38 giornate, fa 33 punti totali.

Che l’anno scorso sarebbe stato un +2 sullo Spezia terzultimo, due anni fa +3 sul Cagliari terzultimo, tre anni fa sarebbe significato parità col Benevento terzultimo, quattro anni fa sarebbe stato addirittura due punti in meno del Lecce terzultimo (che così si sarebbe salvato…), cinque anni fa perfino cinque punti in meno dell’Empoli terzultimo, e non sarebbero serviti per salvarsi neanche sei anni fa (Crotone terzultimo a 35).

Riguardo alle ultime otto partite, da dopo il 3-0 a Lecce in poi, la Juventus sarebbe quartultima, meglio solo del Sassuolo, che ha fatto 4 punti in otto partite di cui sei perse, della Salernitata che ne ha fatti 2 con sei sconfitte e 8 partite e zero vittorie e del Frosinone che, con un unico punto in queste otto giornate, è l’unica avversaria con cui la Juventus ha vinto grazie a un gol in pieno recupero di Rugani.

Quando la Juventus andò in serie B

Il fatto che questo quartultimo posto sia condiviso con il Genoa, a sua volta con 7 punti nelle ultime 8 partite, sicuramente toglie ogni dubbio sulla valutazione che va data al pari interno con i rossoblù. Ma come andò l’ultima volta che la Juventus retrocesse in serie B? 

Il 10 luglio 2006 la Juventus ufficializzò l’arrivo in panchina di Didier Deschamps, mentre una settimana prima Fabio Capello si era dimesso dalla sua carica di allenatore della Juventus per firmare con il Real Madrid.

Nelle stesse ore era trapelata la notizia che i bianconeri sarebbero stati retrocessi in Serie C1 dalla commissione d’appello federale, l’organo incaricato di decidere le pene per le squadre coinvolte nel cosiddetto scandalo Calciopoli.
Un giovane Marchisio è pronto a entrare in partita – Jonathan Moscrop / LaPresse – Olympialab.com
La scelta dell’allenatore è la prima della nuova dirigenza, scelta in fretta e furia dagli azionisti dopo la caduta della triade composta da Moggi, Giraudo e Bettega. Il presidente è Giovanni Cobolli Gigli, il direttore sportivo Alessio Secco, l’amministratore delegato Jean-Claude Blanc.
Quattro giorni dopo, il 14 luglio, dopo oltre 7 giorni di camera di consiglio arrivarono le sentenze: la Juventus venne retrocessa d’ufficio in Serie B, dove partirà con una penalizzazione di 30 punti.
Giovanni Cobolli Gigli espresse rabbia per la pesantezza della pena che costrinse i bianconeri a pensare ad almeno due stagioni nel purgatorio della serie cadetta e annunciò il ricorso, affermando: “Se il Real Madrid vuole i nostri giocatori, li dovrà pagare!”.
Il 15 luglio la squadra, o almeno la piccola parte che non si sta ancora riprendendo dalle fatiche del Mondiale, si riunisce ad Acqui Terme per iniziare il ritiro, in preparazione della prima stagione di Serie B in 109 anni di storia.
“Il campionato di B è più fisico, tutti ci aggrediranno e io voglio una squadra che imponga il proprio gioco anche in trasferta, anche a costo di correre qualche rischio” disse Deschamps.
Tra i giocatori il primo a parlare è Marchionni che aveva firmato per la Juventus a gennaio, come parametro zero, prima che scoppiasse la bomba: “Non rinnego la scelta che ho fatto” dice, chissà quanto convinto.
Al ritiro arrivarono Masiello, Balzaretti, Piccolo, Legrottaglie, Paro, Kapo, Lanzafame, Palladino tutti nomi che non siamo abituati ad accostare a quello della Juventus, ma che – chi più chi meno – faranno parte della squadra.
Tra loro spicca Giorgio Chiellini, uno dei giovani più promettenti, che capisce presto lo spirito con cui ripartire: “Mi stimola molto l’idea di diventare una delle basi su cui verrà ricostruita la Juventus”. Per tutti l’appiglio è Alessandro Del Piero, il capitano, che prima di tutti ha fatto capire che rimarrà.
Per gli altri giocatori invece il futuro è incerto: Cannavaro ed Emerson sono in contatto con Capello e stanno solo aspettando la chiusura delle trattative tra Real Madrid e Juventus.
Il nome di Zambrotta è sull’agenda di tutti i migliori club europei e partirà. Anche per altri giocatori c’è la caccia: il Manchester United, addirittura, punta ben 5 giocatori della rosa bianconera, mentre il Milan e la Roma vogliono Buffon, il Lione Trezeguet.
Thurman e Ibrahimovic li vogliono tutti, mentre per gli altri chissà. Cobolli Gigli assicurò che per nessuno sarà possibile rescindere il contratto, in quanto la regolarità del pagamento dei loro stipendi, anche in B, è garantita.
Il 19 luglio i primi a salutare furono Fabio Cannavaro ed Emerson, con la Juve che trovò un accordo con il Real Madrid, nella stessa giornata Silvano Martina, il procuratore di Buffon, espresse la volontà del suo assistito di rimanere.
Qualche giorno dopo la Juventus vince per 8-0 la prima amichevole del nuovo corso contro una squadra amatoriale dove, a mettersi in luce, è soprattutto Claudio Marchisio, giovane appena aggregato dalla Primavera.
Anche quando Nedved decise di restare, l’attenzione di tutti era sulla giustizia sportiva che a giorni avrebbe potuto mitigare la pena, riportando la Juventus in A o almeno limitando la penalizzazione dei 30 punti.
La notizia che arrivò invece fu una via di mezzo: i punti di penalizzazione vennero ridotti a 17 e la Juventus dovette vedere tutte le altre squadre coinvolte tornare in serie A con pene decisamente ridimensionate.

Perdere la A porta dei costi altissimi sia per Torino che per la Juventus, che deve decidere se fare cassa il più possibile o tenere i migliori giocatori non troppo avanti con l’età, anche semplicemente per una questione di sponsor.

Anche per questo Ibrahimovic viene considerato il giocatore da provare a tenere, per il futuro luminoso che lo attende, ma lui non fu d’accordo.

Come racconterà nella sua autobiografia Io, Ibrasarà lui a forzare in tutti i modi la mano della società rifiutando anche di salire sul pullman della squadra per un’amichevole, affermando di preferire di rimanere in camera a giocare alla Playstation.

Dopo qualche settimana venne ceduto all’Inter per oltre 24 milioni di Euro e con lui partono anche Mutu, Viera, Thuram e Zambrotta, restano invece Camoranesi e Trezeguet (ma anche Zebina e Zalayeta). A rinforzare la squadra arrivano Boumsong, Bojinov e Cristiano Zanetti, anche lui fregato da una firma sul contratto arrivata prima della retrocessione.

La prima partita ufficiale della stagione furono i 64esimi di Coppa Italia contro il Martina Franca, per poi proseguire con la vittoria sul Cesena grazie al gol di Del Piero e la sconfitta con il Napoli ai rigori dopo uno spettacolare pareggio 3-3.

L’arrivo della Juventus sconquassò la Serie B, sia per i calendari che per gli sponsor e la televisione: le partite vengono spostate al sabato pomeriggio per non entrare in concorrenza con la Serie A, i diritti televisivi spettano a Sky per il satellite mentre per il digitale furono divisi tra Mediaset e Sportitalia.

Con la presenza dei bianconeri, più quella di Genoa e Napoli, appena salite dalla C1, il bacino di utenza della serie cadetta si allarga a dismisura, tanto da meritarsi l’appellativo di “Serie A2”. La partenza ad handicap della Juventus aggiunge ulteriore pathos ad un campionato che per la prima volta vede tutti gli occhi puntati addosso e prova a farsi grande.

Il 28 ottobre l’Arbitrato del CONI ridusse i punti di penalizzazione da 17 a 9, facendo arrampicare rapidamente i bianconeri lungo la classifica e rendendo evidente che per loro il campionato in B fu solo un grande tour della provincia italiana tra gli applausi per Del Piero, le offese alla squadra al grido di “ladri” oppure quando gli spettatori della sfida contro la Triestina venne offerto un tricotest gratuito presso il centro Cesare Ragazzi.

Come cambiò la Juventus in serie B

Per la Juventus l’anno in serie B fu più che una stranezza o una serie di aneddoti, ha rappresentato un enorme cambiamento interno. La rivoluzione innescata dallo scandalo di Calciopoli è ancora visibile nella Juventus di oggi a quasi 15 anni di distanza.

Non tutte le decisioni sono state lineari e consequenziali, ma in qualche modo possono essere considerate i prodromi di un cambiamento radicale di cui la squadra, sul lungo periodo, ha finito per beneficiare.

Ecco come andò la rinascita della Juventus del 2006 e cosa è rimasto ancora oggi del club bianconero https://www.juventus.com/ – Olympialab.com

In quegli anni, ad esempio, inizia ad aumentare l’influenza di Andrea Agnelli all’interno della Juventus, fino al passaggio di consegne avvenuto nel 2010. Entrano anche nel vivo i progetti per il nuovo stadio di proprietà, che come sappiamo darà un grande impulso alla rinascita dell’ultimo decennio.

L’esperienza in B lasciò un segno anche nei giocatori, soprattutto nei 3 su cui la Juventus ha finito per ricostruire la sua grandezza, ovvero Del Piero, Buffon e Nedved: “Riguardando indietro sono molto contento di aver affrontato questa esperienza perché ci siamo guadagnati il rispetto non solo come calciatori, ma come uomini” disse ricordando tempo dopo Nedved che oggi è il vicepresidente dei bianconeri, “Dicevano guarda quelli che hanno appena vinto il Mondiale giocano negli stadi di serie B”.

Accanto a loro hanno la possibilità di crescere, prima di quanto avrebbero fatto in tempi normali, due giocatori che diventeranno fondamentali: Giorgio Chiellini e Claudio Marchisio.

Il difensore, già in prima squadra da un paio di stagioni, acquisisce una centralità maggiore, in tutti i sensi, spostando la sua posizione da terzino sinistro a centrale, ruolo in cui diventerà tra i migliori interpreti al mondo.

Anche per Marchisio il discorso fu simile: la necessità della Juventus di sperimentare vista la rosa non completa, gli permise di ammortizzare brillantemente il passaggio dalla Primavera alla prima squadra.

Nella stagione di B il centrocampista ha collezionato 26 presenze, attirando l’attenzione di Deschamps, che per lui usò l’espressione “È da Juventus”.

Anni dopo, in un’intervista a Vanity Fair, lo stesso giocatore ammise che “Se la Juve non fosse finita in serie B per le decisioni dei tribunali, sarei stato l’ultima delle riserve. […] Fu un trampolino. Mi tuffai”.

Ancora ad oggi, la dirigenza della Juventus si è sempre sentita eccessivamente punita per delle colpe secondo loro da imputare a due o tre persone, finendo per vivere la stagione in B come un brutto sogno e che la Juventus ha cercato di spedire nell’oblio il prima possibile, eclissandola come uno spiacevole inciampo.

In un certo senso, quell’anno in Serie B ebbe una specie di carattere riabilitativo, e soprattutto generò una narrazione di rinascita arrivata fino a oggi, sperando che non si sprofondi nuovamente.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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