STORIE. Sono trentasette le medaglie d’Oro italiane alle Olimpiadi invernali e Olympialab, seguendo il rintocco del conto alla rovescia verso la Cerimonia di Apertura, vi propone ogni giorno il loro racconto: non pura cronaca ma una lunga storia sul filo dorato di 56 anni di Giochi Olimpici.
La battaglia di Cortina vinta dall’Aeronautica
In vista delle prove olimpiche gli azzurri possono vantare due vantaggi sui concorrenti: conoscono la pista del Ronco come le loro tasche e possono contare sulle slitte Podar, costantemente aggiornate nella bottega ampezzana dal fabbro e bobbista Evaldo D’Andrea.
L’11 gennaio, a tre settimane, dalla cerimonia di apertura dei Giochi, la Federazione fa svolgere un test interno basato sui tre migliori tempi di quattro discese per scegliere i due equipaggi che rappresenteranno l’Italia nel Bob a Due: i più veloci sono Dalla Costa e Conti che precedono Monti e Zardini. A sorpresa viene escluso Scheibmeister che fungerà da riserva. Il 15 gennaio iniziano le prove ufficiali della pista da parte di tutti gli equipaggi e i primi tempi fanno comprendere che gli equipaggi italiani hanno un vantaggio forse incolmabile. Il miglior tempo è di Monti-Zardini che fermano i cronometri su 1’27”9 precedendo di quasi due secondi la slitta dell’Aeronautica. I primi avversari sono il tedesco Roesch con 1’32”34 e lo statunitense Tyler con 1’32”6. Il giorno successivo, Eugenio Monti ottiene il miglior tempo in entrambe le prove e straccia il record della pista abbassandolo a 1’22”88, 42 centesimi in meno del precedente appartenuto a Scheibmeister. Mercoledì Dalla Costa ottiene la consolazione del miglior tempo nel primo test (1’26”67) ma non riesce ad avvicinare i tempi di uno scatenato Rosso Volante che nella seconda discesa ferma i cronometri su 1’23”52. Monti viene fermato per un paio di giorni da una influenza intestinale mentre si discute di un possibile reclamo degli avversari per uno scorretto posizionamento della zavorra sulle slitte italiane. Ne approfitta Dalla Costa che domenica 22 gennaio abbassa il record della pista portandolo a 1’22”75. Il 23 gennaio inizia la gara con le qualificazioni ufficiali ma nella discesa di riscaldamento Monti, cin il frenatore Zardini, riporta a casa il maltolto con 1’22”38 mentre nella qualificazione si “accontenta” di 1’22”56 quando per la prima volta un avversario, lo statunitense Washbond scende sotto il muro dei 63 secondi con 1’22”91. Ma Zardini è compagno occasionale, il predestinato a salire sul seggiolino posteriore del Rosso è il compagno di mille avventure, di cinque anni più giovane Renzo Alverà che sta effettuando il servizio militare nel corpo degli Alpini e solo all’ultimo minuto ottiene un permesso straordinario per precipitarsi a Cortina per la gara vera e propria. Tutto è pronto per quella che Stefano Rotta nel libro “Rosso Ghiaccio” descrive come la sfida tra “Eugenio che è un cuore montanaro [e] loro che sono algidi. Eugenio porta il bob come gli sci, loro come un aeroplano da guerra”.
Il favorito d’obbligo è il Rosso Volante che allenatori e amici hanno faticato nei giorni precedenti a tenere calmo, a non buttarsi a mille giù dalla pista del Ronco ma qualcosa accade quella mattina. Dalla Costa e Conti scendono con la pista illuminata dal sole, Monti e Alverà in mezzo a qualche fiocco di neve. Sul traguardo della prima discesa, a sorpresa, è davanti il Bob dell’Aeronautica con il nuovo record della pista in 1’22”00, i cortinesi sono a 73 centesimi. Gli avversari più vicini a oltre due secondi e mezzo, una eternità. Anche nella seconda discesa i piloti delle macchine da guerra sono più veloci: 1’22”45 contro 1’22”53. La prima giornata di gara si chiude con Dalla Costa e Conti in testa alla classifica provvisoria con 81 centesimi di vantaggio su Monti-Alverà e 4 secondi e 7 centesimi su Svizzera 1. Al cronista del Corriere della Sera, Monti bisbiglia “Domani mi accoppo ma arrivo primo”.
La tensione si sente a Casa Italia e l’unica preoccupazione che percorre il clan azzurro è proprio che qualcuno forzi troppo rovinando una meravigliosa doppietta. Ci si mette anche lo scirocco che schiaffeggia per tutta la notte con temperature abbondantemente sopra lo zero la pista: la giuria ventila l’ipotesi di un rinvio poi l’aria ridiventa fredda, la pista viene spazzata da foglie e rami e può iniziare la terza discesa. I primi a scendere della coppia di testa sono Dalla Costa e Conti che realizzano 1’22”95. Si attende l’exploit di Monti ma non arriva, la pista è più lenta del giorno precedente e il Rosso Volante accusa altri 42 centesimi di ritardo. Nell’ultima discesa Dalla Costa ottiene 1’22”74, Monti parte a tutta sembra poter quanto meno avere la consolazione di aggiudicarsi una manche ma una sbandata alla curva Antelao lo sbatte ancore indietro, 8 centesimi più letto. L’Aeronautica ha battuto i montanari, la rivincita di Eugenio Monti sulla sorte dovrà ancora attendere. Tra cronaca e leggenda, si racconta che il Rosso alla fine delle gare sia salito per gioco sulla slitta di Dalla Costa e Conti e abbia stracciato di un secondo il primato della pista.
(3. continua)
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