TORINO. Non è manifestazione di primissimo piano il Decanation, organizzato da nove anni dalla Federazione Francese di Atletica Leggera, ma è pur sempre palcoscenico degno di nota: un evento, tutto in un giorno, squadre nazionali (o da quest’anno transnazionali) di 20 atleti, le prove del Decathlon alle quali si sono aggiunte nel tempo 800 metri, 3000 siepi e Lancio del Martello. In tutte le edizioni gli Stati Uniti hanno sempre inviato una squadra vincendo in sette edizioni, ma loro non devono spendere energie in inutili Giochi del Mediterraneo, e quest’ anno hanno schierato una signora squadra (Barrett, Symmond, Taylor per citare qualche nome). I padroni di casa non potevano non schierare l’atletica griffata champagne con Lavillenie e Tamgho, anche la Russia ha dato la giusta importanza all’evento.
Evento nel quale non si è obbligati a partecipare, siamo a metà tra la manifestazione ad inviti e quella ad iscrizione volontarie e pertanto ci si aspetta che se l’Italia decide di partecipare lo faccia in modo degno. Il meglio dell’atletica azzurra, spremuto da Universiadi, Giochi del Mediterraneo e Campionati Mondiali, non è stato inviato. Si è scelto da parte dello staff tecnico una squadra impresentabile a questi livelli, e non ce ne vogliano gli atleti il cui impegno non è in dubbio. Il risultato è stato di vedere per 9 nove volte su 20 i colori azzurri all’ultimo posto, una classifica finale dove di fronte ai 137 punti degli Stati Uniti si scende all’altro capo della classifica e si trova l’Italia a 46 punti (20 gare, significa una media di piazzamenti tra il sesto e il settimo posto) distaccati di 8 punti dalla raccogliticcia rappresentativa dei Paesi Nordici, a 26 punti dall’Ucraina. Dice bene QueenAtletica.it quando per fare un paragone calcistico osserva come non ci si presenti al cospetto del Barcellona di Messi e Neymar con la squadra Primavera, l’allenatore che lo facesse sarebbe probabilmente in dirittura licenziamento il giorno dopo.
La figura e il relativo contraccolpo su chi segue le vicende dell’Atletica è stata bruttissima e gli stessi atleti, pur vivendo l’emozione di indossare la maglia azzurra, crediamo ne siano usciti con le ossa rotte: avviso a chi conduce la barca atletica, se si sceglie di partecipare ad una manifestazione non ci si possono permettere scivoloni come quello di Valence.
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