La Formula 1 ha fatto molti passi avanti in termini di sicurezza per evitare che incidenti come quello di Suzuka 2014 non riaccadessero più
Nel 2014 a Suzuka, il pilota Jules Bianchi perse la vita in seguito ad un incidente mortale che sconvolse il mondo della F1 tanto quanto aveva fatto la morte di Senna a Imola nel lontano 1994.
Le dinamiche della morte di Jules Bianchi sono ancora molto discusse, e in tanti continuano a puntare il dito contro la Direzione di Gara.
Il pilota tedesco Adrian Sutil aveva perso il controllo della sua monoposto finendo a muro. I commissari di gara iniziarono le operazioni di rimozione della vettura dal tracciato, facendo entrare una ruspa per sollevare e rimuovere la monoposto segnalando il pericolo ai piloti con doppia bandiera gialla senza fare uscire la Safety Car.
Jules Bianchi perse il controllo della sua vettura in prossimità della stessa curva a causa della pista bagnata e impattò proprio contro la ruspa, sollevandola da terra e morendo sul colpo.
Questo incidente ha messo in luce due gravi mancanze a livello di sicurezza: da un lato la struttura della F1 non era in grado di salvaguardare il pilota all’interno e proteggerne il capo in caso di urti simili, dall’altro bisognava introdurre delle misure alternative alla Safety Car tradizionale più tempestive e immediate in caso di incidente.
Ecco cosa è cambiato da quel doloroso giorno di dieci anni fa.
La Virtual Safety Car (VSC) è stata introdotta nel 2015, ovvero poco dopo l’incidente mortale di Jules, per gestire le situazioni di pericolo in modo più tempestivo.
Quando viene attivata dalla Direzione di Gara, i piloti devono adattare la velocità al limite stabilito. Ogni vettura mantiene la sua posizione senza i raggruppamenti tipici della Safety Car tradizionale, perciò risulta vantaggiosa e strategica anche in termini di risultati di gara: nessuno può approfittarne per ridurre la distanza dal pilota davanti.
Quando la situazione di pericolo viene risolta, ovvero quando vengono tolti dalla pista eventuali detriti o auto incidentate, la VSC viene disattivata e la gara può riprendere senza complicazioni.
Per garantire una maggiore sicurezza al pilota all’interno della monoposto, è stato introdotto l’Halo. Considerato che il trauma alla testa risultò fatale per il giovane Jules, diventò chiaro che bisognasse introdurre un elemento strutturale ultra resistente per proteggere la testa dei piloti in caso di gravi incidenti.
Dal 2015 fino al 2018, la FIA ha testato diverse tipologie di protezioni da aggiungere alla struttura delle monoposto, ma quella vincente è risultata essere l’Halo.
Si tratta di una struttura in titanio montata sopra il cockpit della monoposto, che avvolge il casco del pilota e offre protezione contro detriti, ruote volanti o impatti con altre vetture o ostacoli.
Anche se inizialmente c’erano preoccupazioni riguardo alla ridotta visibilità per i piloti, il design dell’ Halo è stato pensato per ridurre al minimo l’ostruzione visiva: la barra centrale davanti al pilota è sottile e ben posizionata per non interferire eccessivamente con la visuale. Halo significa aura o aureola e ben si addice alla sua funzione.
Questa struttura di sicurezza è diventata obbligatoria per ogni monoposto di F1, F2, F3 e Formula E, e da quando è stata introdotta ha salvato letteralmente la vita a un gran numero di piloti, come a Grosjean nel 2020 o a Hamilton nell’incidente con la monoposto di Max Verstappen nel 2021, quando la vettura di Max volò sopra quella di Hamilton e la ruota colpì l’Halo invece della testa di Hamilton.
I caschi dei piloti a partire dal 2019 hanno iniziato ad essere prodotti secondo nuovi standard di sicurezza per resistere ad impatti maggiori e garantire più protezione contro i detriti volanti e migliorare l’assorbimento degli urti.
Per quanto riguarda le ruote, proprio per evitare che possano staccarsi e colpire pericolosamente le altre vetture, sono state inserite delle protezioni intorno per contenere la ruota anche in caso di distacco.
In seguito all’incidente potenzialmente mortale di Grosjean che per fortuna è costato al pilota “solo” delle ustioni alle mani, sono stati inseriti dei sistemi antincendio migliorati per prevenire le perdite di carburante in caso di incidenti.
Per esempio i serbatoi di carburante sono stati sostituiti con fuel bladder ancora più resistenti con sensori in grado di interrompere automaticamente il flusso di carburante in caso di emergenza.
Ad oggi la FIA sta lavorando a nuove tecnologie per migliorare la sicurezza delle vetture in caso di impatti laterali o ribaltamenti. Il fondo vettura, per esempio, sta subendo delle variazioni affinché possa assorbire e dissipare l’energia dell’impatto in maniera più efficace.
In più, grazie a sensori sempre più sofisticati installati sulle vetture, i team e la FIA raccolgono costantemente dati dettagliati relativi agli incidenti che si verificano per poterli utilizzare in fase di progettazione di nuovi sistemi di sicurezza.
Nel 2026 ci saranno numerosi cambiamenti nelle monoposto, che le porteranno a correre ancora più velocemente, ovvero a sfiorare i 360 km/h. Questo ha sollevato dei dubbi in merito alla sicurezza.
Ecco le parole di Russell, pilota Mercedes:
“Ovviamente i sistemi di sicurezza dovranno essere migliorati, perché un incidente a quelle velocità sarà particolarmente duro. La storia purtroppo ci ha insegnato che per migliorare, a volte serve che un incidente avvenga, però sono sicuro che la FIA stia già considerando queste cose e stia intervenendo per migliorare la sicurezza delle monoposto”
Gli incidenti avvenuti in passato hanno ricordato a tutti quanto la F1 possa essere pericolosa, ma hanno anche fatto aprire gli occhi su delle lacune in termini di sicurezza che andavano colmate.
I prossimi obiettivi in F1 non saranno solo relativi al miglioramento delle performance in gara delle monoposto e al modo di farle correre sempre più veloci, ma uno degli obiettivi principali sarà quello di consentire ai piloti di godere della massima sicurezza possibile quando si trovano al volante, affinché incidenti come quello di 10 anni fa non si ripetano mai più.
La F1 non sarà mai uno sport sicuro, ma questa non deve essere un’attenuante per non tentare in ogni modo di tutelare la vita dei piloti.
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