Quanto accaduto alla 19enne sciatrice torinese ha portato alla memoria tanti decessi legati a questo sport nel corso degli anni
La tragedia che ha coinvolto Matilde Lorenzi, giovane promessa dello sci alpino, ha aggiunto un nome alla triste lista di atleti che hanno perso la vita in questo sport. Lorenzi, membro della squadra nazionale italiana, è caduta violentemente durante un allenamento in Val Senales, sbattendo il volto su un fondo ghiacciato e riportando lesioni gravissime agli organi interni. La procura di Bolzano ha aperto un’inchiesta per chiarire le dinamiche dell’incidente e indagare le condizioni del tracciato, dove pare mancassero protezioni o recinzioni in alcuni punti. La sua scomparsa ha colpito profondamente tutto il mondo dello sci, con atleti e colleghi che hanno espresso cordoglio e solidarietà alla famiglia. La scomparsa di Matilde Lorenzi ricorda ancora una volta la serie di incidenti fatali che, dagli anni ’30 a oggi, hanno segnato la storia dello sci alpino, evidenziando la pericolosità di uno sport in cui velocità e rischi sono parte integrante della competizione, pur nei tentativi di minimizzare il pericolo per gli atleti.
La giovane torinese scendeva lungo la pista Grawand G1 quando i suoi sci si sarebbero divaricati perdendo contatto con il manto nevoso. A seguito di ciò la ragazza sarebbe poi caduta sbattendo la testa. Sul posto sono intervenuti immediatamente i carabinieri di Selva di Val Gardena e della stazione di Senales, la sciatrice è stata soccorsa e trasportata in elicottero all’ospedale di Bolzano in gravi condizioni.
I precedenti nello sci
Andando a ritroso nella storia dello sci alpino, risalendo fino ai pionieri di questo sport, il primo caso tragico si registrò nel 1938 con la morte dell’italiano Giacinto Sertorelli, azzurro originario di Bormio. Conosciuto come “l’uomo dalle gambe d’acciaio,” perse la vita il 28 gennaio, tre giorni dopo essersi schiantato contro un albero durante una discesa sulla pista Kandahar a Garmisch-Partenkirchen. Le condizioni della pista erano molto deteriorate, e l’incidente avvenne durante una gara su un percorso che non aveva protezioni adeguate. Ai suoi funerali presenziò anche l’erede al trono d’Italia, Umberto II di Savoia.
Il secondo episodio mortale colpì nuovamente l’Italia: il 21 febbraio 1953, Ilio Colli, atleta ampezzano, si schiantò contro un albero durante una discesa a Madesimo e perse la vita. Sei anni più tardi, il 7 febbraio 1959, il canadese John Semmelink morì dopo una caduta in un ruscello nella discesa sulla stessa pista Kandahar, a Garmisch-Partenkirchen, riportando una frattura cranica fatale. Lo stesso giorno, l’austriaco Toni Mark perse il controllo a Rottach-Egern, in Baviera, e finì contro un gruppo di spettatori, morendo in ospedale tre giorni dopo.
Un’altra tragedia si verificò il 26 gennaio 1964, quando l’australiana Ross Milne perse la vita in un allenamento per i Giochi Olimpici invernali sul Patscherkofel, nei pressi di Innsbruck. Nel 1965, Walter Mussner fu la prima vittima nel chilometro lanciato a Cervinia; senza visibilità per l’equipaggiamento aerodinamico che copriva il suo campo visivo, uscì dalla pista battuta e impattò violentemente.
Nel 1969 la sciatrice svizzera Silvia Suter si schiantò contro una barriera vicino al traguardo a Sportinia (Sauze d’Oulx), mentre il 23 gennaio 1970, il francese Michel Bozon perse la vita sulla pista Emilie Allais a Megève, morendo dopo essersi fratturato il cranio durante una gara di Coppa del Mondo.
Nel 1972, David Noelle, atleta americano, morì mentre si preparava per i Campionati Universitari di Winter Park, scontrandosi contro un albero. Lo stesso anno, in una gara a Schladming, l’atleta austriaco Arthur Gobber perse la vita nella discesa dei Campionati juniores austriaci. Nella stagione successiva, lo sciatore norvegese Sverre Rasmusbakke morì durante una gara in Norvegia, mentre nel 1975, lo svizzero Jean-Marc Béguin perse la vita in una competizione di velocità a Cervinia.
Il 1975 vide anche la morte di altri due atleti: Michel Dujon, francese, morì colpendo un palo dello skilift durante un allenamento a Val d’Isère, mentre il sedicenne finlandese Markku Vuopala finì contro un albero ai Campionati europei juniores a Zell am Ziller.
Leonardo David, giovane promessa italiana dello sci, cadde durante una discesa a Cortina nel febbraio 1979. Poco dopo, il 3 marzo, ebbe una seconda caduta a Lake Placid, battendo la testa sulla neve e entrando in coma vigile, condizione che si protrasse fino alla sua morte nel 1985. Sempre nel 1979, la finlandese Sara Mustonen morì cadendo in un crepaccio durante un allenamento sul ghiacciaio di Hintertux.
Nel 1982, in Germania, Uwe Piske, atleta tedesco di 16 anni, si schiantò contro un albero senza casco durante una discesa libera e perse la vita. Due anni dopo, nel 1984, l’austriaco Sepp Walcher, campione mondiale di discesa libera, morì per le lesioni riportate in una caduta a Rohrmoos.
Nel gennaio del 1991, in mondovisione, il pubblico assistette alla morte di Gernot Reinstadler, sciatore austriaco caduto durante la discesa sulla pista Lauberhorn di Wengen; le sue ferite risultarono fatali. Un’altra tragica scena si verificò il 29 gennaio 1994, quando la sciatrice tedesca Ulrike Maier, impegnata nella discesa di Coppa del Mondo a Garmisch-Partenkirchen, cadde e si scontrò contro una fotocellula, riportando una frattura mortale al collo.
Nel 1996, la britannica Kirsteen McGibbon perse la vita dopo una caduta nella discesa di Zauchensee, riportando gravi ferite al capo. Nel 2001, la francese Régine Cavagnoud, campionessa mondiale di supergigante, si scontrò con l’allenatore Markus Anwander durante un allenamento a Pitztal e morì in ospedale due giorni dopo. Tra il 2004 e il 2008, persero la vita la diciassettenne americana Shelley Glover, in seguito a una caduta in allenamento, e lo svizzero Ursin Schmed, appena diciottenne, morto a Kaunertal.
Il 2012 fu un anno segnato da tre tragedie nel mondo dello sci. La turca Asli Nemutlu perse la vita durante un allenamento, fratturandosi il collo; la sciatrice freestyle canadese Sarah Burke e il connazionale Nick Zoricic morirono in due incidenti separati durante allenamenti e competizioni.
Un altro episodio drammatico si verificò nel novembre 2017, quando il trentacinquenne francese David Poisson uscì dalle reti protettive e impattò contro un albero durante un allenamento a Nakiska, in preparazione della Coppa del Mondo a Lake Louise. Poche settimane dopo, il diciassettenne tedesco Max Burkhart, anche lui impegnato in un allenamento di discesa a Lake Louise, perse la vita a seguito di una caduta.