Nella giornata di ieri è arrivata l’assoluzione del difensore dell’Inter, Francesco Acerbi, nella vicenda giudiziaria che lo ha visto accusato di aver rivolto un’offesa di stampo razzista nei confronti del difensore del Napoli Juan Jesus nel corso della partita tra le due compagini andata in scena domenica 17 marzo. Invece, durante la conferenza stampa del lunedì, prima dell’amichevole tra Spagna e Brasile che si è giocata ieri sera a Madrid, l’attaccante brasiliano del Real Madrid, Vinícius Júnior, è scoppiato in lacrime mentre parlava degli insulti razzisti che ha subito nei mesi scorsi durante diverse partite della Liga. Insomma, gli episodi razzisti nel mondo del calcio non sembrano voler cessare. Ma vediamo meglio queste due situazioni nel dettaglio.
Vinícius, Juan Jesus e non solo: il razzismo è una piaga che non sembra poter essere estirpata dal mondo del calcio
La decisione del giudice sportivo, che non ha riscontrato alcuna responsabilità da parte di Francesco Acerbi dopo le presunte offese razziste rivolte a Juan Jesus durante la partita a San Siro contro l’Inter, non ha comunque messo a tacere le discussioni a riguardo. Sono tantissimi i tifosi e gli addetti ai lavori, che, infatti, non hanno accettato la decisione, continuando ad insinuare la colpevolezza del difensore della Nazionale per via di tutti gli indizi che, obiettivamente, sembrano dare ragione al giocatore brasiliano.
Naturalmente, il club che più ha criticato l’assoluzione di Acerbi è stato il Napoli, il quale ha chiarito la propria posizione attraverso un comunicato ufficiale, che recita: “Il signor Acerbi non è stato sanzionato. A questo punto il colpevole dovrebbe, per la ‘giustizia’ sportiva, essere Juan Jesus, che avrebbe accusato un collega ingiustamente. Non è ragionevole pensare che abbia capito male. Il principio di maggiore probabilità di un evento, ampiamente visibile dalla dinamica dei fatti e dalle sue scuse in campo, che nella giustizia sportiva è preso in considerazione, scompare in questa sentenza. Restiamo basiti. Inoltre, se quanto accaduto in campo, lo dice la sentenza, ‘è sicuramente compatibile con l’espressione di offese rivolte… dal calciatore interista, e non disconosciute nel loro tenore offensivo e minaccioso dal medesimo’, perché non irrogare a quest’ultimo alcuna sanzione? Perché, poi, lo dice sempre la sentenza, ‘essendo raggiunta sicuramente la prova dell’offesa’, nessuna decisione è stata assunta dalla ‘giustizia’ sportiva al riguardo per punire il responsabile? Restiamo ancor più basiti. Il Napoli non aderirà più a iniziative di mera facciata delle istituzioni calcistiche contro il razzismo e le discriminazioni, continueremo a farle da soli, come abbiamo sempre fatto, con rinnovata convinzione e determinazione”.
In questo articolo non vogliamo in alcun modo accusare Acerbi, ma questa situazione non può che far pensare che in Italia (e non solo) il razzismo è un problema ancora, purtroppo, presente, e che questo non sia punito quanto si dovrebbe.
Il caso e le lacrime di Vinícius Júnior
Oltre al caso di Juan Jesus, anche le dichiarazioni di un altro giocatore, Vinícius Júnior, hanno fatto ampiamente discutere in questi giorni. Come detto in precedenza, infatti, il giocatore brasiliano del Real Madrid è scoppiato in lacrime durante la conferenza alla vigilia dell’amichevole tra Spagna e Brasile, disputata ieri sera a Madrid, proprio a causa degli insulti razzisti che il giovane sta subendo in Spagna ormai da diverso tempo.
Durante la conferenza le domande dei giornalisti si sono spesso soffermate su questo punto, e il giocatore ha dichiarato che “sopportare tutto questo è estenuante, perché ti senti solo”, aggiungendo di aver denunciato diverse volte l’accaduto, ma che ancora nessuno ha effettivamente pagato per le proprio azioni.
Ha inoltre condiviso che, in diversi momenti, aveva valutato l’idea di abbandonare la Liga a causa della frequenza con cui era stato oggetto di tali episodi, ma alla fine ha deciso di non farlo perché ciò avrebbe significato concedere ai razzisti ciò che desideravano.
“Resterò, perché così i razzisti potranno continuare a vedere la mia faccia. Sono un giocatore coraggioso, gioco per il Real Madrid e vinciamo molti titoli, e questa cosa non piace a molte persone – ha aggiunto il brasiliano – Sto perdendo sempre più la voglia di giocare, ma continuerò a combattere”.
Vinícius è da tempo soggetto a epiteti razzisti in vari stadi spagnoli, soprattutto quando il Real Madrid, la sua squadra, gioca in trasferta. Benché non sia l’unico giocatore nero nella squadra, è certamente il più talentuoso, il più in vista e facilmente riconoscibile in campo, sia per il suo stile di gioco spettacolare che per le sue esultanze creative, che talvolta il pubblico avversario interpreta come provocazioni, rispondendo con insulti esagerati e di stampo razzista. A gennaio 2022, gli ultras dell’Atletico Madrid, la squadra rivale della città di Madrid del Real, avevano appeso un manichino nero con la sua maglia da un ponte, accanto a uno striscione che recitava: “Madrid odia il Real“.
Nel febbraio dell’anno scorso, in risposta ai continui insulti rivolti a Vinícius negli stadi spagnoli, la Liga aveva adottato nuove misure preventive e di controllo, tra cui l’aumento del numero dei suoi rappresentanti tra gli spettatori negli stadi per individuare più facilmente l’origine di eventuali cori razzisti. Inoltre, aveva sollecitato i club ad investire maggiormente risorse per affrontare il problema, ma la situazione non sembra assolutamente essere migliorata.
In Italia il caso di Juan Jesus è emblematico, ma, purtroppo, non è l’unico ad essersi verificato negli ultimi tempi. A gennaio, ad esempio, Mike Maignan, portiere del Milan, è stato vittima di insulti razzisti nel corso della partita Udinese-Milan, terminata con il punteggio finale di 2-3, in favore della squadra rossonera. I tifosi della squadra di casa, infatti, si sono resi protagonisti di gesti e insulti a dir poco vergognosi nei confronti del portiere del Milan, comportamenti che hanno portato alla sospensione della partita, ma non di certo alla soluzione del problema. L’accusa del numero uno rossonero è stata netta, e, in quel caso, i tifosi responsabili di questi insulti sono stati identificati e puniti con diversi anni di Daspo.
Il razzismo in Italia, in Europa, e nel mondo in generale ancora non è stato estirpato, anche e soprattutto nel settore del calcio. Gli episodi da prendere in considerazione sono tanti, e nonostante l’inasprimento delle pene per chi si macchia di reati di questo tipo, la soluzione sembra essere molto lontana e, visti i recenti episodi, quasi irraggiungibile. Per eliminare questa sensazione di impotenza, tutti quanti dovrebbero darsi da fare per trovare una soluzione al razzismo negli stadi. I primi a cui si chiede un aiuto concreto sono le società, le quali troppo spesso hanno lasciato correre, arrivando addirittura a fare ricorsi per difendere i propri tifosi o i propri tesserati che si sono macchiati di gesti deplorevoli. Se non si combatte tutti insieme non si porrà mai la parola fine a questo problema.