PALLAVOLO (Copenaghen). Ci siamo trovati a fare il tifo per noi stessi come sul suo blog Mauro Berruto aveva chiesto ieri sera parlando dell’Italia nazione e della sua squadra, ma la Pallavolo è tra gli sport più matematici che esistano e, a meno che la luce si spenga (non nell’impianto come è successo durante la finale) nella testa di una squadra, i più forti vincono praticamente sempri. Lo hanno dimostrato per tutto il torneo, lo hanno dimostrato ieri strapazzando la Serbia, in questi Campionati Europei i russi sono stati i più forti e hanno vinto meritatamente. Gli azzurri, escono a testa alta, dopo aver ceduto 3-1 (25-20, 25-22, 22-25, 25-17); probabilmente sarebbe stata necessaria la partita perfetta, o forse non sarebbe bastata, per battere i campioni olimpici che in questa stagione avevano gia’ conquistato la World League, ma così non è stato e alla fine Savani e compagni dovranno accontentarsi della quarta medaglia d’argento della storia della pallavolo italiana, la seconda consecutiva, che va ad aggiungersi a quelle del 1991, 2001 e appunto 2011. Quando però il gruppo azzurro domani lascerà la Danimarca con la medaglia d’argento al collo lo farà con la consapevolezza di aver disputato un’altra ottima stagione durante la quale ha già vinto un bronzo nella Final Six di World League e che per giunta si è presentata alla rassegna continentale con una squadra composta da otto esordienti, con un’età media di 25 anni e mezzo e, ancora una volta, ringiovanita rispetto alla stagione precedente.
Tra le soddisfazioni che gli azzurri portano a casa dalla Danimarca vi sono due premi individuali: Luca Vettori, vera sorpresa di questo torneo che ha costretto Berruto a cambiare formazione per assegnargli il ruolo di opposto, è il miglior attaccante del torneo mentre Ivan Zaytsev ha ottenuto il riconoscimento quale miglior servizio. Il miglior giocatore, e pochi erano i dubbi, è il russo Muserskiy.
Massimo BrignoloManager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.