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Calcio

L’Araba Fenice del calcio: cosa succede in medio oriente?

Kalidou Koulibaly è già a Riad. L’ex calciatore del Napoli, dopo solo un anno in Premier, si è unito alla lunga cerchia di giocatori che, nonostante avessero ancora più di qualcosa da dire e da dare al calcio, hanno preferito un ricchissimo “prepensionamento”. L’Arabia è ormai la nuova isola felice del calcio che conta…  per ora sino a un certo punto. Anche perché, secondo quanto riportato dalle cronache locali, l’idea è di costruire qualcosa di molto, molto importante e spostare il baricentro del pianeta calcio ai paralleli medio orientali. Del resto, agli imbarchi verso l’Arabia Saudita, c’è una discreta fila.

Il dado è tratto da tempo

Immagine | Ansa

La sensazione è che il dado sia stato tratto qualche mese, complici i mondiali del Qatar. Il pioniere che ha ufficialmente aperto le porte di una dimensione multinazionale al campionato arabo è stato Cristiano Ronaldo che ha accettato di giocare in un campionato dal livello non eccelso ma fatto di tantissimi soldi. Il tentativo di arrivare ad altri campioni più o meno a fine carriera non è andato a segno con Leo Messi e Luca Modric. Buchi nell’acqua che però non sembrano cambiare disegno e prospettive di paesi che, complice anche una situazione geopolitica destinata a mutare, hanno deciso evidentemente di diversificare i loro investimenti.

Obiettivo mondiale 2030, meglio se 2034

L’obiettivo, neanche troppo celato, è di ospitare il Mondiale del 2030, o in alternativa quello del 2034. Qualcosa di simile si è visto precedentemente in Cina, prima che il governo locale, con un giro di vite molto forte, chiudesse di fatto le porte della via della seta. In Arabia, però, la riforma del principe Mohamed Bin Salman viaggia verso una totale apertura: acquisire club all’estero, allacciare rapporti con i più grandi allenatori e calciatori del mondo è solo il primo passo per aiutare il movimento locale in un progetto ad ampio respiro. Il PIF, il fondo monetario, ha risorse pressoché infinite e può alzare la posta sino a dove altri campionati non possono neanche immaginare.

Il prestigio, ultimo baluardo

Immagine | Epa

I trasferimenti di Benzema e Kante, gli abboccamenti milionari alle stelle del calcio internazionali e le iniziative finalizzate a pubblicizzare il paese, ormai tappa quasi fissa per lo svolgimento di Supercoppe di top campionati come la Liga e serie A hanno messo sul chi va là anche le società che possono contare sul prestigio. Ultimo baluardo di un calcio che viaggia sempre più verso uno show di intrattenimento. Fra l’altro, la potenza del mercato arabo alzerà l’asticella sempre più in alto. Solo PSG, City e poche altre realtà possono permettersi di pareggiare offerte provenienti dal medio oriente. E le altre? Sino a che la maglia, il prestigio e la storia peseranno più della competitività, il calcio europeo può dormire sonni tranquilli. Quando però, e quel momento non sembra più così lontano, un calciatore preferirà una montagna di soldi ai trofei, la forbice potrebbe restringersi e a quel punto il mondo del calcio, capovolgersi…

Luigi Pellicone

43 anni, laureato in Lettere Moderne giornalista dal 2007. Da quando la serie A ha deciso di fare a meno del mio talento, ho riversato i miei lampi di classe nella scrittura. Seguo sport e politica sul campo senza soluzione di continuità. Circondato da sole donne in famiglia, mi preparo per le Olimpiadi fra 3000 siepi, salto in alto, in lungo e corsa a ostacoli, inseguendo, spesso invano, il mio inaffidabile labrador. Alle spalle, un paio di vite spese fra agenzie di stampa, quotidiani e siti web. Un presente e un futuro ovviamente, tutto da scrivere

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