È delicato il momento che sta attraversando Ezequiel Lavezzi, riapparso sui social dopo aver condiviso una foto sul proprio profilo Instagram in compagnia di una ragazza, probabilmente la sua nuova compagna. Si tratta di una foto romantico-scherzosa con tanto di messaggio molto diretto a tutti coloro che in questo periodo hanno deciso di commentare o dare notizie sullo stato di salute psico-fisico dell’argentino. Da qui la condivisione del post con tanto di colonna sonora “Sigan hablando de mí” di Paulo Londra. “Continuate a parlare di me”, il grido del Pocho.
Il testo della canzone recita: “Che continuino a parlare di me e della mia vita. Non toccano mai il piatto dove mangio. Non mi intimidisce il fatto che continuino a parlare di me. Sono pronto a questo da tutta la vita”. Inoltre, qualche giorni fa ha fatto la sua prima apparizione pubblica dal 7 gennaio, data del suo ricovero volontario. L’argentino è andato a vedere dal vivo una partita del nipote Agustin tra Almirante Brown e Tristan Suarez giocata a Isidro Casanova. Lavezzi era in tribuna a tifare per l’attaccante di 28 anni. Insomma, l’argentino sta cercando di appropriarsi della propria vita.
Lavezzi è nato a Villa Gobernador Galvez, in Argentina, il 3 maggio 1985. È stato un attaccante esterno, che in Italia ha incantato con la maglia del Napoli, diventando subito l’idolo di una tifoseria calda come quella azzurra. Le sue caratteristiche erano la velocità in progressione e il saltare l’avversario diretto palla al piede, permettendo alla sua squadra di andare in superiorità numerica in fase offensiva.
È soprannominato “El Pocho”: “Mi chiamano così, ma non significa fulmine: è un vezzeggiativo affettuoso, adoperato da molti argentini. Mi piace come soprannome, quindi non chiamatemi El Loco”, ha detto tempo fa. E ancora: “Quando ero bambino avevo un cane che si chiamava Pocholo. Quando se ne andò, mio fratello e il suo migliore amico cominciarono a chiamarmi con quel nome perché rompevo le scatole proprio come lui. Da quel momento la gente della mia città, Villa Gobernador Galvez, cominciò a chiamarmi Pocholo, finché in Nazionale Under 20 incontrai un vecchio compagno della mia stessa città che, conoscendo il mio soprannome, cominciò a chiamarmi Pocholo davanti a tutti i compagni. I ragazzi dello spogliatoio abbreviarono Pocholo in Pocho e da quel momento questo è il mio nome, il mio marchio”.
Lavezzi ha iniziato dalle giovanili del Coronel Aguirre a soli 12 anni. Ancora adolescente, all’età di 15 anni, il Pocho fa un provino in Italia, alla Fermana, ma non va bene ed è costretto a tornare in Argentina, ripartendo nientepopodimeno che dal Boca Juniors. Un’esperienza non proprio felice, tanto da abbandonare il calcio per un breve periodo per fare l’elettricista e aiutare la famiglia. Ma il destino ha altre idee per la vita di Lavezzi, che successivamente supera un provino all’Estudiantes e a 17 anni debutta in prima squadra.
Con la seconda squadra del club, nella terza divisione argentina, realizza 17 gol in 39 partite. È il trampolino di lancio: va al San Lorenzo e viene preso dal Genoa che lo lascia in prestito nel suo club. Rientra in Liguria, ma i rossoblù finiscono in serie C per un illecito sportivo ed è costretto per la seconda volta a dire di no all’Italia. Ma il nostro paese lo incrocia qualche mese dopo quando sbarca a Napoli, dopo la vittoria del Clausura 2007 con il San Lorenzo.
Debutta con una tripletta al Pisa in Coppa Italia e fa impazzire il San Paolo, oggi Diego Armando Maradona. Con il Napoli gioca fino al 2012, collezionando 188 presenze (48 gol) e vincendo una Coppa Italia. Lascia per il Psg e qui vive una seconda giovinezza: 161 presenze e 35 gol in tre anni e mezzo (conquistando tre campionati, una coppa di Francia, tre Supercoppa di Francia e due Coppe di Lega). Lavezzi chiude in Cina indossando dal 2016 al 2019 la maglia dell’Hebei. E cerca di lasciare il segno con la sua Nazionale, l’Argentina.
Con l’Albiceleste vince la medaglia d’oro all’Olimpiade di Pechino nel 2008. È il punto più alto perché gioca sì tre Coppe Americhe (2011, 2015 e 2016) e un Mondiale (Brasile 2014) ma in tre occasioni il sogno di alzare un trofeo con la sua Argentina si infrange in finale: due volte con il Cile ai rigori in Coppa America e una volta contro la Germania nell’ultimo atto del torneo iridato brasiliano. Il gol di Goetze ai supplementari condanna la Nazionale di Lavezzi, al quale resterà per sempre il rammarico di aver accarezzato la vittoria più bella, svanita proprio sul più bello.
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