Le teorie del complotto sono narrazioni fondamentalmente inesatte che sostengono l’esistenza di accordi segreti tra più attori con intenti maligni. Secondo Douglas e il suo team (2019), tali teorie rappresentano un tentativo di spiegare le ragioni profonde di eventi sociali e politici rilevanti, tramite l’affermazione di complotti nascosti che coinvolgono due o più entità potenti. Queste cospirazioni non coinvolgono solamente la politica o i vari giochi di potere, ma anche cantanti, epidemie, il cambiamento climatico e addirittura lo sport. Nello specifico, per quanto riguarda il basket e l’NBA, esistono tantissime teorie del complotto così tanto assurde che vale assolutamente la pena conoscerle. Ecco quali sono.
La storia ci ha dimostrato che ogni volta che si verifica un evento controverso, i cosiddetti “teorici del complotto” emergono rapidamente in vari contesti, incluso il mondo dell’NBA. Alcune di queste teorie sono intricate e complesse, tanto da risultare difficili da confutare e potenzialmente vere; altre, invece, sono semplici prodotti dell’immaginazione dei tifosi, basate su pochi elementi verificabili. Di seguito, presentiamo le teorie del complotto più fantasiose della storia della NBA: ecco quali sono.
Una delle teorie di cospirazione più note che coinvolge il mondo NBA riguarda il giocatore attuale dei Miami Heat, Jimmy Butler, e la leggenda del basket Michael Jordan. Secondo questa stravagante ipotesi, Michael Jordan avrebbe avuto un figlio con una donna in Georgia alla fine degli anni Ottanta: per non compromettere il suo matrimonio, si dice che Jordan abbia abbandonato il bambino, pagando la madre per mantenere il silenzio e provvedendo alle cure del figlio fino all’età di 13 anni, approssimativamente quando MJ si è ritirato dal gioco. La storia di Jimmy Butler è tutt’altro che semplice: cresciuto senza padre (infatti porta il cognome della madre), fu abbandonato dalla madre dopo il suo tredicesimo compleanno a causa del suo comportamento e del suo carattere. Dopo aver trascorso del tempo a casa di amici, fu accolto dalla famiglia di un compagno di scuola superiore. Dopo il liceo, ha frequentato la Tyler Junior College prima di entrare nella NBA, venendo selezionato come 30esima scelta al Draft NBA del 2011 dai Chicago Bulls, squadra resa famosa soprattutto durante il periodo in cui Michael Jordan era il suo leader. Inoltre, secondo molti appassionati di basket (e teorici del complotto), oltre alle somiglianze fisiche tra i due, lo stile di gioco di MJ sembra vivere attraverso Jimmy Butler: regia intelligente, abilità nel provocare gli avversari, riflessi rapidi e capacità di adattamento sotto pressione. Tuttavia, alcuni dettagli sembrano contrastare questa teoria: Jimmy Butler è nato nel 1989 a Houston, in Texas; quindi, oltre a delle discrepanze temporali (il presunto figlio illegittimo di Jordan sarebbe nato nel 1988), ci sono anche delle incongruenze geografiche, poiché Butler è cresciuto in Texas e non in Georgia. Tuttavia, secondo alcuni teorici del complotto, MJ avrebbe trascorso del tempo a Houston circa 9 mesi prima della nascita di Jimmy Butler.
Proseguiamo con una delle teorie del complotto più singolari della NBA moderna, che coinvolge un presunto scambio di identità e nazionalità riguardante Ersan Ilyasova. La vicenda risale al 7 agosto 2002, quando un diciottenne di nome Arsen Ilyasov, proveniente da Bukhara, in Uzbekistan, varcò il confine turco insieme al padre con un permesso di 15 giorni. Tuttavia, al termine del permesso, Arsen non fece ritorno in patria e sparì misteriosamente. Nessuna denuncia fu presentata per la sua scomparsa e il giovane sembrò svanire nel nulla. Un mese dopo, il 19 settembre 2002, un uomo di nome Semsettin Bulut si presentò all’anagrafe di Eskişehir, Turchia, dichiarando di non aver mai registrato la nascita del proprio figlio. L’ufficio accettò la dichiarazione e rilasciò al ragazzo, registrato come Ersan Ilyasova, un passaporto turco con data di nascita il 15 maggio 1987. Ersan Ilyasova fu successivamente tesserato dall’Ulkerspor e divenne parte della nazionale Under 20 turca. La federazione cestistica uzbeka, notando la presenza di Ersan Ilyasova nelle competizioni internazionali, sospettò che fosse in realtà Arsen Ilyasov, scomparso dall’Uzbekistan. Presentò, quindi, una protesta alla FIBA e chiese un’indagine, ma la stessa FIBA incaricò la Turchia delle indagini, ritardando l’inizio dell’inchiesta. Quando le indagini ebbero inizio, non fu trovato alcun documento riguardante Arsen Ilyasov. Nonostante le pressioni dell’Uzbekistan, la FIBA alla fine si schierò con la federazione turca, e quando Ersan Ilyasova si dichiarò eleggibile al Draft NBA del 2005, la questione sembrò essere risolta. Tuttavia, senza documenti ufficiali tranne il certificato di nascita di Ersan, il mistero sulla sua vera identità e provenienza rimane irrisolto.
Nelle Semifinali della Eastern Conference NBA del 2017, Gara 1 tra Washington Wizards e Boston Celtics, durante l’undicesimo minuto di gioco, Markieff Morris atterrò sulla caviglia di Al Horford subendo una distorsione. Le interviste post-gara facevano presagire una prognosi negativa per il giocatore dei Wizards, che sembrava destinato a saltare la Gara 2 dopo essere uscito in stampelle. Tuttavia, in modo sorprendente, Markieff tornò in campo pochi giorni dopo, segnando 16 punti, 6 rimbalzi e 3 assist e rimanendo sul parquet per 27 minuti, nonostante il grave infortunio subito nella partita precedente. Secondo molte speculazioni, non fu Markieff a scendere in campo, ma il suo fratello gemello, Marcus, che giocava per i Detroit Pistons e non si era qualificato per i Playoff NBA. Sebbene non siano gemelli eterozigoti, Marcus e Markieff condividono non solo somiglianze fisiche, ma anche lo stesso taglio di capelli e gli stessi tatuaggi. Inoltre, i due fratelli hanno ammesso di aver fatto uno scambio simile durante una partita in AAU, quando uno dei due era stato espulso per falli e l’altro era infortunato. Resta da chiedersi se non abbiano fatto lo stesso anche durante i Playoff NBA.
Torniamo a parlare della più grande leggenda dell’NBA: Michael Jordan. Si narra, infatti, che le giustificazioni ufficiali che hanno portato al primo ritiro di MJ nell’estate del 1993, all’età di 30 anni, dopo aver conquistato il terzo titolo consecutivo con i Chicago Bulls, non siano veritiere. La spiegazione ufficiale dietro questo evento sconvolgente per il mondo NBA era ben fondata: durante quell’estate, MJ perse suo padre, tragicamente assassinato, il cui corpo fu trovato in uno stato avanzato di decomposizione. Questo shock enorme fece perdere a Michael ogni desiderio di giocare a basket, spingendolo invece a passare al baseball, uno sport che aveva praticato da bambino su suggerimento del padre. La sua esperienza con i Chicago White Sox durò solo 388 giorni, prima che prendesse la decisione di ritornare al basket con il celebre annuncio: “I’m back“. Tuttavia, alcuni dubbi circondarono il primo ritiro di MJ sin dall’inizio. Durante la conferenza stampa di addio, alcune sue parole destarono sospetti: “Un ritorno in NBA? Non lo escluderei, se i Bulls lo vorranno e se David Stern mi permetterà di tornare nella lega“. Michael Jordan era noto per le sue scommesse, soprattutto sul golf, e secondo alcuni, oltre ad aver accumulato un debito significativo, fu avvistato all’alba di fronte a un casinò di Atlantic City prima della Gara 2 delle NBA Finals del 1993 della Eastern Conference. Temendo uno scandalo che avrebbe coinvolto sia Michael Jordan che l’intera NBA, l’allora commissario David Stern avrebbe deciso di mascherare una presunta sospensione di 18 mesi, presentandola come un ritiro volontario del giocatore.
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