STORIE. Sono trentasette le medaglie d’Oro italiane alle Olimpiadi invernali e Olympialab, seguendo il rintocco del conto alla rovescia verso la Cerimonia di Apertura, vi propone ogni giorno il loro racconto: non pura cronaca ma una lunga storia sul filo dorato di 56 anni di Giochi Olimpici.
L’epopea del Rosso Volante – parte 1 di 2
La passione per la velocità, la inebriante sensazione dell’adrenalina che scorre in corpo, portano Eugenio Monti a spremere fino all’ultima stilla della sua gioventù: dopo la carriera sciistica interrotta dal drammatico incidente negli allenamenti di Sestriere nel 1951 e le due medaglie d’Argento conquistate nel Bob, nel 1956, che gli hanno lasciato un po’ di amaro in bocca e con Renzo Alverà fa una promessa, quasi un giuramento, continuare fino alle Olimpiadi del 1960 per prendersi la rivincita. L’inverno successivo risale sulla slitta targata Podar e con il fido amico conquista a St.Moritz il titolo mondiale della specialità, in testa dalla prima all’ultima discesa. I campioni olimpici Dalla Costa e Conti sono indietro, giù dal podio. I mesi invernali sono troppo corti e ritroviamo il Rosso Volante nell’estate del 1957 al volante dei bolidi da corsa, dove già nel 1955 era salito ottenendo anche il brevetto da pilota di Formula 1. Su di una FIAT Osca 1500 partecipa alle prove del Trofeo della Montagna. Primo di categoria e terzo assoluto nella Trapani-Monte Erice, alla Pontedecimo-Giovi è nuovamente terzo assoluto, mentre all’Aosta-Gran San Bernardo un’uscita di strada lo costringe al ritiro, alla Sassi-Superga sulla collina torinese è settimo. A gennaio del 1958 risale sul Bob con il fido amico Alverà a spingere per vincere i Campionati Italiani di Bob a Due. Domenica 26 gennaio, i due conquistano il loro secondo titolo mondiale precedendo sulla pista di Garmisch gli altri cortinesi Zardini, arrivato alla frontiera senza il passaporto è stato Monti a nasconderlo nel Bob con una copertura di fortuna per passare, e Siorpaes con una rimonta nella quarta discesa. Il sabato successivo dovrebbe partecipare alla gara del Bob a Quattro ma viene squalificato: per tutta la giornata precedente ha nevicato e gli organizzatori, a Monti è toccato in sorte il numero 1, si rifiutano di pulire la pista. Nella notte l’azzurro con altri compagni italiani si mette a spalare, viene scoperto dalla polizia e la giuria gli impedisce di partecipare alla gara.
Ancora più da brivido sono i Campionati Mondiali di St.Moritz del 1959, dove i due all’inizio della seconda giornata si trovano in terza posizione: nella prima discesa con il record della pista scavalcano gli statunitensi, nell’ultima e decisiva sfruttano un problema di Zardini e Alverà per conquistare il tris, sul tetto del mondo per tre anni consecutivi. Nel Bob a Quattro, il Rosso Volante resta giù dal podio e il titolo va ad un professore di fisica statunitense, figlio d’arte, Arthur Tyles. In una gara fuori programma al termine della manifestazione vola fuori pista e finisce contro una pianta, l’ìmpatto gli sfigura il volto. Viene trasportato a Milano dove con una serie di interventi di chirurgia plastica viene risistemato; ancora tutto ricoperto di bende una sera fugge dalla clinica per tifare per il Cortina impegnato contro la squadra milanese nel campionato di Hockey. Eugenio Monti che ha da poco compiuto 31 anni è inquieto, a Squaw Valley per le Olimpiadi dell’anno successivo non sono in grado di allestire un tracciato per il Bob, “Sono vecchio è ingiusto che sia di peso ai miei uomini di equipaggio. Si scelgano un altro “autista” più, valido, più bravo, a Cortina ci sono Marino Zardini e Sandro Menardi già pronti per sostituirmi, A me, ormai non rimano che guidare le slitte a cavalli”.
Non si ritira e nel 1960 è ancora in pista a Cortina: inizia a battere il record della pista nei test del Bob a Quattro con Alverà, Nordio e Siorpaes. I Mondiali, che sostituiscono le Olimpiadi, si svolgono di nuovo sulla pista del Ronco. Monti e Alverà dopo tre discese hanno più di un secondo di vantaggio, il risultato è scritto ma il Rosso vuole riprendersi il record della pista ottenuto da Zardini. La quarta discesa è a rotta di collo, la terza curva del Labirinto, alla ricerca della massima velocità, è presa altissima il pattino si infila in una buca, il Bob si impenna e entra in testacoda. Monti riesce a riprendere il controllo e portare Alverà fino all’arrivo per un poker che non ha precedenti. Una settimana dopo, ancora con Alverà, Nordio e Siorpaes, sfata una maledizione e porta l’Italia in vetta al mondo nel Bob a Quattro dopo trent’anni. Qualche giorno dopo vola a New York per ricevere il titolo di Re dello Sport.
A 32 anni, il Rosso Volante si mette in testa un nuovo obiettivo: conquistare per tre anni consecutivi la medaglia d’Oro mondiale sia nel Due sia nel Quattro prima di appendere il Bob al chiodo. Chiuso il quadriennio olimpico, invece, Renzo Alverà chiude la sua carriera.
Nella stagione successiva è Sergio Siorpaes il nuovo frenatore del Rosso Volante. I Campionati Mondiali sono negli Stati Uniti, a Lake Placid: terzi dopo la prima discesa, pennellano la seconda andando al riposo notturno con 1”33 di vantaggio su Germania I. Quarto tempo parziale nella terza manche, Monti vuole lasciare la sua firma con il record della pista nell’ultima discesa. Per lui, che si presenta nel dopogara con il volto rigato di sangue per aver urtato un albero nella decelerazione dopo aver abbandonato i comandi per la gioia, è pokerissimo di titoli mondiali nel Bob a Due. Il titolo del Quattro è assegnato dopo solo due discese per le cattive condizioni del tempo ed è ancora suo, insieme a Siorpaes, Nordio e Rigoni. A Cortina, Eugenio Monti è atteso dalla banda ma nel tragitto dall’aeroporto di Milano alla conca ampezzana si lascia andare: “so già come andrà a finire. L’anno prossimo i mondiali si svolgeranno ad Innsbruck, e poiché quella pista è stata copiata di sana pianta dal tracciato di Cortina, finirò per correre. Se per disgrazia vincerò, allora sarò io stesso che cercherò di convincermi di resistere ancora due anni. Dopo tutto sempre ad Innsbruck, nel febbraio 1964, avranno luogo le Olimpiadi e quello che mi interessa è di vincere la medaglia d’oro. Ai Giochi di Cortina del 1956, pivellino ancora, arrivai secondo sia nel Due che nel Quattro. Ad Innsbruck potrei porre la mia candidatura al cavalierato”. Ma durante l’estate qualcosa si incrina nella tremenda forza di volontà del Rosso volante; all’inizio del 1962 arriva la notizia del suo ritiro dalle corse. Le ragioni ufficiali sono legate agli impegni extrasportivi che iniziano a diventare pressanti: Monti con assiduità pratica l’attività di maestro di Sci ed è proprietario della sciovia di Pocol a Cortina. Ai Campionati Mondiali di Garmisch, il trentunenne cortinese Rinaldo Ruatti raccoglie il testimone e con Enrico De Lorenzo conquista la medaglia d’Oro. Nel mese di ottobre a Cervinia viene completata la costruzione della pista del Lago Blu; Monti, che viene scelto per la discesa inaugurale, sente di nuovo il bisogno di adrenalina in corpo e decide di ritornare alle gare, oggi si direbbe che si è preso un anno sabbatico. Nelle qualificazioni interne alla squadra italiana per i Mondiali di Innsbruck, straccia tutti e viene scelto, frenatore ancora Siorpaes, con Zardini. Ruatti che undici mesi prima pareva l’astro nascente del Bob mondiale deve restare a guardare. Nelle prima due discese i due piloti azzurri continuano a stabilire record sempre più veloci, ma a metà gara ci si ritrova dove si era lasciato due anni prima: il Rosso volante ha 1”76 di vantaggio sul secondo che è Zardini. Vincere l’ottavo titolo mondiale, il sesto nel Bob a Due, è una formalità e dopo essere stato portato in trionfo Monti, solo terzo in Italia nelle selezioni del Bob a Quattro, fa uno dei tanti gesti memorabili della sua carriera: rinuncia a partecipare alle selezioni sulla pista di Igls, lasciando via libera ai piloti Zardini e Frigerio che chiuderanno al primo e al secondo posto.
L’obiettivo sono le Olimpiadi di Innsbruck e i bobbisti iniziano ad allenarsi a fine ottobre con una intensa preparazione atletica a Roma. Ci si avvicina all’appuntamento a Cinque Cerchi e Monti alterna ottime impressioni a qualche momento di incertezza: ha dovuto lavorare fino all’ultimo a Cortina per la costruzione di un nuovo skilift, in allenamento è spesso più lento di Zardini – fatto mai successo – e il frenatore Siorpaes soffre di uno strappo muscolare. I nervi del trentaseienne cortinese alla vigilia dei Giochi sono a fior di pelle mentre nelle prime prove fanno capolino i britannici Nash e Dixon, un ingegnere e un sergente dei granatieri. La prima manche delude le attese: Zardini terzo al traguardo si lamenta di una sbandata, Monti, quinto, scrolla la testa. Il Rosso volante fa segnare il record della pista nella seconda discesa ma non è sufficiente. La classifica è guidata dai britannici, che normalmente si allenano con i nostri a Cortina e a Cervinia, che al traguardo ringraziano pubblicamente Eugenio: nella prima discesa hanno perso un bullone ed è stato l’azzurro a procurarglielo per permettere loro di continuare la gara. Hanno un vantaggio di 13 centesimi su Zardini-Bonagura e di 21 su Monti-Siorpaes. Nella terza discesa Zardini riesce a scavalcare Nash e si presenta al via dell’ultima decisiva prova con 5 centesimi di vantaggio su Gran Bretagna I e con 28 centesimi su Monti. Il sorteggio per l’ordine di partenza della quarta manche prevede una partenza molto anticipata per i britannici che compiono un errore alla curva Hexenkessel e arrivano delusi al traguardo, rifugiandosi in un bar ad ascoltare alla radio il resto della gara. Tocca a Zardini che compie un errore nello stesso punto e scivola a 17 centesimi di ritardo. Monti parte bene ma quando Nash-Dixon sentono che “Monti all’Hexenkessel sbanda” realizzano di aver conquistato la medaglia d’Oro, Zardini è Argento, il Rosso volante è Bronzo.
In Casa Italia il nervosismo è alle stelle: nelle prove che precedono la gara del Bob a Quattro, anche un semplice scherzo si trasforma in occasione di un litigio tra Monti e Bonagura mentre tutti i giornali parlano dell’ultima gara del cortinese che annuncia la sua intenzione di chiudere dopo le Olimpiadi. In testa fin dalla prima discesa, il titolo olimpico va al canadese Victor Emery, l’Argento ad Austria I di Thaler mentre Eugenio Monti con il frenatore Sergio Siorpaes e gli interni Rigoni e il campione italiano di Discesa Libera Gildo Siorpaes salgono sul terzo gradino del podio.
(5. continua)
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