Mercoledì 12 giugno, la nuotatrice transgender statunitense Lia Thomas ha perso una causa legale contro World Aquatics presso il tribunale arbitrale per lo sport, una decisione che le impedisce di partecipare alle Olimpiadi di Parigi del 2024. Thomas, che aveva attirato molta attenzione nel 2022 per i suoi risultati straordinari nei tornei americani, aveva contestato un nuovo regolamento introdotto da World Aquatics che limita la partecipazione delle donne transgender nelle competizioni di élite, inclusi i campionati mondiali e le Olimpiadi.
Il regolamento, implementato nel 2022, stabilisce che chiunque abbia attraversato qualsiasi fase della pubertà maschile non può competere nella categoria femminile. Questa norma esclude di fatto le atlete che hanno iniziato la transizione di genere dopo i 12 anni, argomentando che queste atlete mantengono vantaggi fisici significativi rispetto alle donne cisgender. La decisione di implementare queste regole è stata presa dopo che Thomas ha battuto Emma Weyant, medaglia d’argento olimpica, in una gara di stile libero femminile nel 2022.
Lia Thomas ha contestato la legittimità di queste nuove regole, sostenendo che violano la Carta Olimpica e la Costituzione mondiale degli sport acquatici. Tuttavia, il tribunale arbitrale dello sport ha stabilito che Thomas non aveva i requisiti per presentare una causa contro World Aquatics. Questa decisione si inserisce in un dibattito molto più ampio e complesso, particolarmente acceso negli Stati Uniti, dove diverse campagne politiche, specialmente da parte del Partito Repubblicano, hanno fortemente criticato la partecipazione degli atleti transgender nelle competizioni sportive femminili.
Lia Thomas, nata nel 1999, è diventata famosa nel mondo dello sport come la prima atleta transgender a vincere un titolo collegiale NCAA negli Stati Uniti, superando due medaglie d’argento olimpiche nel 2022. Questo successo ha scatenato polemiche e ha portato World Aquatics a rivedere le proprie politiche riguardo la partecipazione degli atleti transgender. Il nuovo regolamento stabilisce che le atlete transgender devono aver completato la transizione di genere prima dei 12 anni per poter partecipare alle competizioni femminili di élite.
Nata e cresciuta ad Austin, in Texas, Lia Thomas ha iniziato a nuotare a soli 5 anni e ha partecipato ai campionati di nuoto maschili della scuola statale. Dopo il primo anno di college all’Università della Pennsylvania, Thomas ha iniziato a esplorare la sua identità di genere e ha dichiarato pubblicamente di essere transgender.
Durante il suo primo anno al college, ha gareggiato nelle competizioni maschili, ottenendo risultati notevoli. Successivamente, ha iniziato la sua transizione di genere attraverso la terapia ormonale e nel 2019 ha affermato la sua identità come donna transgender, condividendo questa parte di sé con amici, familiari e compagni di squadra. Durante il primo anno di transizione, le è stato chiesto di continuare a gareggiare nelle competizioni maschili mentre seguiva la terapia ormonale. Nel 2021, ha iniziato a competere nelle gare femminili.
Nella stagione 2021/2022, Thomas ha ottenuto i suoi migliori risultati nelle gare dei 50, 100, 200, 500, 1000 e 1650 metri stile libero. Nel marzo 2022, è diventata la prima atleta transgender dichiarata a vincere un campionato nazionale NCAA Division I in qualsiasi sport, trionfando nelle 500 yard stile libero femminili con un tempo di 4:33.24.
In risposta alla controversia, World Aquatics ha introdotto una categoria di nuoto transgender alla Coppa del Mondo di Berlino, ma l’evento è stato cancellato per mancanza di partecipanti. Secondo Thomas, queste regole violano la Carta Olimpica poiché il Comitato Olimpico Internazionale ha dichiarato che gli atleti non devono essere esclusi unicamente in base alla loro identità transgender, richiedendo invece criteri di ammissibilità che garantiscano l’equità.
Il tribunale arbitrale ha stabilito che Thomas non poteva contestare la sentenza poiché non era un membro attivo di USA Swimming o di World Aquatics. In particolare, è stato stabilito che Thomas non aveva richiesto, né le era stato concesso, il diritto di partecipare a eventi di élite secondo la politica di nuoto degli Stati Uniti, potendo competere solo in eventi di nuoto negli Stati Uniti che non si qualificano come tali.
Con questa sentenza, il caso di Lia Thomas si chiude, impedendole di realizzare il sogno di partecipare alle Olimpiadi di Parigi. Il contesto attuale si discosta notevolmente dalla precedente partecipazione della sollevatrice di pesi neozelandese Laurel Hubbard, la prima atleta transgender a competere alle Olimpiadi a Tokyo. Le nuove regole impediscono non solo a Thomas, ma anche ad altri atleti transgender, di competere ai Giochi Olimpici, segnando un punto di svolta nelle politiche sportive internazionali riguardanti gli atleti transgender.
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