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Sport olimpici

Maratona di Boston: storie, primati e curiosità

Maratona di Boston: tre parole che incarnano fascino, storia e tradizione. La 127esima edizione della corsa più antica del mondo ha tantissime storie da raccontare. Del resto, si tratta di un appuntamento ideato da una fondazione nata nel 1887 e organizzata per la prima volta nel 1897, ispirandosi ai primi Giochi Olimpici dell’era moderna.

Da corsa cittadina a evento internazionale

Immagine | Epa

Nata dall’idea di premiare gli atleti locali, l maratona di Boston con il tempo ha iniziato ad attirare concorrenti da tutti gli Stati Uniti sino ad allargarsi al resto del mondo. Si corre tradizionalmente in occasione del Patriot’s Day, che commemora l’inizio della Guerra di Indipendenza americana. La maratona, sino agli anni ’70, era aperta esclusivamente agli uomini, almeno sino al 1972, quando Roberta Gibb si travestì, appunto, da uomo e corse come “Bobby Gibb”. Riconosciuta, le fu permesso comunque di portare a termine la corsa. Dal 1986, complice anche la pressione dei migliori atleti al mondo che non si accontentavano più della gloria e del trofeo, al vincitore di un evento ormai sostenuto da parecchi e munifici sponsor, spetta un premio in denaro. Nella sua storia, la Maratona di Boston è entrata anche a far parte della cronaca nera. Nell’edizione di dieci anni fa, il 15 aprile del 2013 c’è stato un attentato: due terroristi hanno fatto esplodere due ordigni a breve distanza dalla linea del traguardo, causando 3 morti e 264 feriti. Un monumento ricorda quella tragedia.

La peculiarità del percorso: le colline spaccacuore

Il percorso della maratona si snoda in diverse cittadine: si parte da Hopkinton, quindi si attraversano Ashland, Framingham, Natick quindi a Wellesley si è a metà gara. Il percorso si fa poi in salita, nel senso più pieno del termine. A Newton vi sono, in successione, quattro salite che culminano con la Heartbreak Hill. Traduzione: “collina spaccacuore”, 600 metri fra il 32esimo e il 33esimo chilometro, ideali per la fuga e per spaccare, appunto, cuore e gambe degli avversari. Poco più di mezzo chilometro in tutto, ma abbastanza per decidere, se non il vincitore, sicuramente chi non riuscirà a tagliare per primo il traguardo. Superato il Boston College, si percorrono gli ultimi cinque chilometri: Beacon Street, Kenmore Square, Commonwealth Avenue, Hereford Street e Boylston Street, sino al traguardo posto vicino alla John Hancock Tower in Copley Square.

I record e i vincitori

Immagine | Epa

Quella di Boston è una maratona che nessuno è mai riuscito a dominare per troppi anni. Il record, fra gli uomini, è di Clarence DeMar, statunitense, capace di centrare ben 7 vittorie tra il 1911 ed il 1930. Fra le donne, Catherine Ndereba, kenyana, si è presa la scena fra il 2000 e il 2005, centrando quattro successi. Il grande favorito della 127esima edizione è il keniota Eliud Kipchoge, già due volte campione olimpico nonché primatista mondiale sulla distanza con 2h 01’ e 09”.  L’africano ha due obiettivi: andare a caccia del primato mondiali e chiudere il “cerchio magico” dopo aver vinto a Londra, Chicago, Berlino e Tokyo. Gli mancano le due major: Boston e New York. La caccia è aperta.

Luigi Pellicone

43 anni, laureato in Lettere Moderne giornalista dal 2007. Da quando la serie A ha deciso di fare a meno del mio talento, ho riversato i miei lampi di classe nella scrittura. Seguo sport e politica sul campo senza soluzione di continuità. Circondato da sole donne in famiglia, mi preparo per le Olimpiadi fra 3000 siepi, salto in alto, in lungo e corsa a ostacoli, inseguendo, spesso invano, il mio inaffidabile labrador. Alle spalle, un paio di vite spese fra agenzie di stampa, quotidiani e siti web. Un presente e un futuro ovviamente, tutto da scrivere

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