Anche se nel privato i due campioni erano diversi, quando si trovavano sul campo da gioco condividevano lo stesso desiderio di raggiungere la perfezione
Il mondo del basket è costellato da leggende, e tra queste due figure spiccano per la loro straordinaria carriera e il loro impatto nel gioco: Michael Jordan e Kobe Bryant. Entrambi hanno lasciato un segno indelebile nella storia della NBA, ma nonostante le loro differenze, ci sono aspetti in cui sembrano sorprendentemente simili. Recentemente, Kwame Brown, un giocatore che ha avuto la rara opportunità di essere compagno di squadra sia di Jordan che di Bryant, ha offerto una prospettiva interessante su queste due icone del basket.
Brown, che ha avuto una carriera al di sotto delle aspettative, ha raccontato le sue esperienze in un’intervista, rivelando alcune somiglianze e differenze tra i due campioni. I due agivano in modo simile quando calcavano il campo da gioco, ma nel privato le differenze diventavano più marcate. Quando ancora militava nella NBA, Jordan usciva spesso senza la sua scorta e non era raro vederlo frequentare luoghi come i bar e i casinò, luoghi nei quali, al contrario, era difficile imbattersi in Bryant. Dal punto di vista di Brown, Michael Jordan era “un uomo normale” con un grande talento per il basket.
La mentalità vincente di Jordan e Bryant
Queste affermazioni di Brown non sono sorprendenti, considerando che entrambi i giocatori erano noti per la loro mentalità vincente.
Sia Jordan che Bryant non si accontentavano mai di meno della perfezione. La dedizione di Kobe nel cercare di emulare “His Airness” è ben documentata: dal modo in cui si approcciava al gioco, al suo personal trainer, fino al suo famoso “fade-away”. Kobe era solito contattare Jordan a qualsiasi ora della notte per apprendere dai suoi segreti.
La vita al di fuori del campo
Tuttavia, una delle differenze più evidenti tra i due era la loro vita al di fuori del campo. Michael Jordan ha giocato in un’epoca in cui la privacy era ancora possibile. Non c’erano social media a seguirne ogni movimento, e questo gli ha permesso di godere di una libertà che Kobe ha visto ridotta durante la sua carriera. Bryant ha dovuto affrontare un panorama mediatico ben diverso, costretto a navigare in un ambiente in cui ogni passo era monitorato.
Il rapporto complicato tra Brown e Jordan
La relazione tra Brown e Jordan è particolarmente interessante, soprattutto considerando che Kwame ha ammesso di non avere un buon rapporto con il sei volte campione NBA durante il suo periodo con i Washington Wizards. Ricorda che “Mr. Air” lo scelse al draft per poi tradirlo immediatamente, e da quel momento in poi, la sua vita non fu facile, con Jordan che lo “torturava” in allenamento e lo metteva in campo solo nei momenti meno significativi. Questo rapporto complicato non ha impedito a Brown di esprimere apprezzamento per entrambi i giocatori, dimostrando una certa maturità nonostante le esperienze negative.
L’eredità di due leggende
È importante notare che il contributo che entrambi i giocatori hanno dato al basket va oltre le statistiche. Michael Jordan ha trasformato la NBA in un fenomeno globale, mentre Kobe Bryant ha ispirato una generazione di giovani atleti a perseguire i loro sogni attraverso la sua etica del lavoro e la sua competitività. La loro eredità non è solo nei trofei vinti, ma anche nell’impatto che hanno avuto su milioni di persone in tutto il mondo.
Per Phil Jackson Bryant aveva la stessa determinazione di Jordan
Oltre a Brown anche Phil Jackson, hall of famer ed ex coach dei Chicago Bulls e dei Los Angeles Lakers, ha parlato di ciò che accomunava Kobe Bryant e Michael Jordan. “Quando ho iniziato ad allenare i Lakers, non potevo credere quanto i manierismi di Bryant assomigliassero a quelli di Michael Jordan”, ha raccontato. Dalle pose al modo di giocare, la stella dei Lakers faceva di tutto per assomigliare al proprio idolo, anche se non condivideva la sua abitudine di “tirare fuori la lingua” durante le partite. “Anche se non aveva le stesse mani di Michael, Kobe aveva comunque delle movenze simili alle sue”, ha aggiunto Jackson. Bryant condivideva anche la stessa tenacia di Jordan, come dimostrò quando, durante l’edizione 2000 delle NBA Finals, ritornò in campo dopo aver rimediato una distorsione della caviglia e mise a segnò il canestro che decretò la vittoria dei Lakers contro gli Indiana Pacers.