Sebastian Coe, presidente della World Athletics , promuove Budapest e apre a prospettive insperate per la capitale ungherese: secondo il numero uno della ex IAAF la città ha tutto per considerarsi pronta ad ospitare le Olimpiadi.
Coe, che ha un passato da atleta medagliato, due volte olimpionico nei 1500 metri piani, a Mosca 1980 e a Los Angeles 1984, è rimasto particolarmente colpito, per sua stessa ammissione dall’atmosfera intorno ai Mondiali di Atletica, definiti come esperienza “elettrica e avvincente. Non riesco a ricordare un’atmosfera migliore ai campionati del mondo è stato un evento davvero fantastico e ritengo che Budapest abbia tutto per poter ambire a ospitare le Olimpiadi”. Nel suo intervento nell’ultima giornata dei Campionati mondiali di atletica leggera , Lord Coe ha anche ringraziato il primo ministro ungherese Viktor Orban e affermato che “l’evento è stato un tale successo che oltre il 95% dei biglietti è stato venduto. Questo è un paese che ha un’ambizione a lungo termine per lo sport, e uno sport che va ben oltre i nove giorni di competizione”.
Budapest può quindi sognare le Olimpiadi: un evento che sarebbe straordinario ma alla portata, secondo il presidente della World Athletics, della capitale ungherese: “Questa è una città ambiziosa, questo è un paese ambizioso, e non ho motivo di dubitare che presenterebbero un’offerta molto credibile se fosse presa in considerazione dal Comitato Olimpico Internazionale”. I numeri a sostengo della tesi sono oggettivamente incoraggianti: si è registrato un vertiginoso aumento del pubblico televisivo globale, con un indice di gradimento molto alto con punte anche dal 25% al 30% in più.
Coe però non ha trascurato anche ciò che non ha funzionato, lasciando intendere che alcuni eventi sono a rischio cancellazione qualora non incontrassero il gradimento del pubblico. Il presidente si è guardato bene da elencare quali siano le specialità e le discipline a rischio ma non ha comunque lasciato spazio alle interpretazioni. Anche l’atletica leggera, la regina degli sport, è chiamata a un “lifting” per non perdere appeal, traducibile in vendita di diritti tv. “Dobbiamo assicurarci di investire in eventi che le persone vogliono davvero guardare. Ancora oggi si prendono come metri di paragone e misura troppe valutazioni e decisioni sulla base di una sorta di nostalgia che appare ormai fuori luogo. Quando prendiamo qualsiasi tipo di decisioni, dobbiamo essere in grado di analizzare anche i dati E alcuni, dicono, purtroppo, che alcune discipline non sono abbastanza coinvolgenti da catturare l’immaginazione collettiva”.
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