Dal Dopoguerra ad oggi, nessuna nazionale è riuscita nel bis Olimpiadi-Mondiali: solo Italia e Uruguay vantano questo record, in un periodo in cui però ai Giochi venivano schierate (a parte rari casi) le nazionali maggiori. Riuscirà il Brasile a sfatare il tabù?
Vincere Olimpiadi e Mondiali rappresenta il sogno di ogni sportivo, e spesso accade, ma c’è un’eccezione. Nel calcio, infatti, questa impresa sembra impossibile. In parte per le restrittive norme sul calcio ai Giochi, che consentono di schierare solo U23 più tre fuoriquota, in parte per quella che sembra essere un’autentica maledizione olimpica. Sono solo due, infatti, le nazionali che hanno centrato lo storico bis. Stiamo parlando di Uruguay ed Italia, che hanno ottenuto questo traguardo nel 1930 e nel 1938, quindi nel calcio pre-Guerra Mondiale e in un altro mondo: ai tempi, infatti, le Olimpiadi erano una sorta di Mondiale-bis per il calcio.
D’altronde, erano state i Mondiali a tutti gli effetti per molti anni, fino alla nascita della rassegna iridata stessa nel 1930. L’Uruguay vinse due edizioni dei Giochi (1924 e 1928) e poi si confermò nei Mondiali casalinghi del 1930, con ben 11 elementi della rosa olimpica in squadra: su tutti, il caudillo José Nasazzi ed Hector Scarone, il goleador di quella Nazionale che giocò anche in Italia con Ambrosiana-Inter e Palermo. L’Italia, invece, incastrò le Olimpiadi del 1936 in mezzo ai successi iridati del 1934 e del 1938: il goleador della selezione olimpica era Annibale Frossi, che con tre compagni (Locatelli, Foni e Bertoni) e il ct Pozzo conquistò il double nei Mondiali francesi. Da allora, nessuna nazionale ha più ripetuto l’impresa.
Ci sono andate vicino, però, molte formazioni: la Svezia costruì sulla nazionale delle Olimpiadi 1948 il terzo posto nei Mondiali 1950 e la finale del 1958, l‘Ungheria andò in finale nel 1954 con l’ossatura della formazione a cinque cerchi del 1952. A Roma 1960 vinse la Jugoslavia, poi quarta nei Mondiali, poi doppietta ungherese nel 1964 e nel 1968: i magiari però uscirono ai quarti nel Mondiale 1966 e non si qualificarono quattro anni dopo. Negli anni seguenti, l’albo d’oro del calcio olimpico è stato variegato: Polonia (1972), Germania Est (1976), Cecoslovacchia (1980), Francia (1984), Urss (1988), Spagna (1992), Nigeria (1996), Camerun (2000), Argentina (2004 e 2008), Messico (2012) e Brasile nelle due edizioni dei giorni nostri (2016 e 2020). Chi è andato più vicino al bis sono i polacchi e i francesi, entrambi terzi rispettivamente nel 1974 e nel 1986, mentre l’Albiceleste e la Seleçao si sono fermati ai quarti. E proprio la formazione verdeoro avrà un’altra chance per sfatare la maledizione.
Il Brasile, allenato da Tite, ha dominato le qualificazioni sudamericane: 14 vittorie, tre pareggi e nessuna sconfitta per ottenere 45pti in 17 gare e chiudere davanti ad Argentina (39), Uruguay (28), Ecuador (26) e Perù (24, out agli spareggi). Ne va da sè che la Seleçao, così come Messi e compagni, sia tra le grandi favorite al titolo: Neymar proverà a trascinare i suoi alla vittoria mondiale e a sfatare il già menzionato tabù. C’era anche Ney, infatti, nel Brasile che vinse l’oro a Rio 2016 per poi uscire nei quarti dei Mondiali di Russia 2018 (vs Belgio) due anni più tardi. Quest’anno i verdeoro arrivano nuovamente da campioni olimpici, dopo aver battuto la Spagna a Tokyo, e con cinque elementi di quella rosa nei convocati di Tite: Dani Alves come fuoriquota, poi Bruno Guimarães, Richarlison, Antony e Gabriel Martinelli. Almeno due di questi potrebbero essere titolari, nella Seleçao che inseguirà i Mondiali. L’impresa riuscirà? Lo scopriremo tra un mesetto circa.
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