MOSCA 2013. Cambia il timonatore, nelle vesti del presidente federale, ma i risultati, che peraltro non nascono come i funghi e quindi vanno coltivati con il tempo, non cambiano: una medaglia di Bronzo a Daegu 2011, un’Argento a Mosca. Sei finalisti (intesi come classificati come nei primi otto) contro cinque, 19 punti nella classifica che assegna gli stessi in base ai piazzamenti contro 17. Differenze impercettibili che non segnano un ritorno dell’atletica azzurra con un elemento da sottolineare: in Corea la delegazione azzurra era limitata a 33 atleti, a Mosca 50.
PROMOSSI
In cima alla lista non può che trovarsi Valeria Straneo con la sua inattesa medaglia d’Argento nella Maratona femminile di apertura che pareva aver dato una svolta diversa, poi apparsa effimera, ai Mondiali italiani. E con lei Emma Quaglia con il sorprendente sesto posto.
All’interno dello stadio Luznikhi, è riuscito a trovare il suo personale, unico in Casa Italia se si esclude la Marcia, Matteo Galvan: buoni i suoi 400 metri, ottimo il suo contributo alla staffetta veloce che da parte sua ha dimostrato che l’italico genio può avere ogni tanto ragione della programmazione ferrea. Come non citare l’inossidabile Nicola Vizzoni, alla sua quarta finale mondiale, che trova all’ultimo lancio delle sue qualificazioni tutta la sua volontà di dire ancora qualcosa. Eterno.
Anche se i risultato numerico e di classifica è inferiore alle attese, Alessia Trost ha dimostrato di avere un grande futuro di fronte a sè; nei 400 metri, pur non convincendo mai al 100% per la sua attitudine ai finish con il grottesco episodio della perdita del testimone negli ultimi metri della staffetta del miglio Libania Grenot è ritornata a correre vicino ai livelli del 2009. Ci si aspettava forse di più dopo un anno negli Stati Uniti ma sicuramente è una voce all’attivo del bilancio azzurro di questi Mondiali. Attivo dove si trovano anche Chiara Bazzoni, sempre nel giro di pista, Fabrizio Schembri, Marzia Caravelli e Giordano Benedetti.
E’ piaciuto il trio della Marcia al femminile con una volitiva Elisa Rigaudo, una promettente Antonella Palmisano al personale ai primi mondiali e una combattiva Eleonora Giorgi.
BOCCIATI
Muovendosi alla voce passivo del bilancio: sono stati portati a Mosca tre siepisti che nelle batterie sono stati lontanissimi dai loro standard (e poco conta la beffa della doppia squalifica) e non sono stati all’altezza delle attese della vigilia quattro senatori di questa Italia. Giuseppe Gibilisco naufragato in tre nulli alla quota d’entrata diventata poi di qualificazione nel Salto con l’Asta, Fabrizio Donato, Simona La Mantia e Chiara Rosa lontani dalla qualificazione nei primi 12 con relativa finale.
Arrivati ai Mondiali dopo aver ottenuto il loro personale in questi mesi, non sono stati capaci di ripetersi neanche a livelli vicini a questo Enrico Demonte nei 200, Giovanni Faloci nel Lancio del Disco, Stecchi nel Salto con l’Asta, Chesani nell’Alto. Da rivedere in futuro, auspichiamo, Darya Derkach che non lascia traccia. Così come non lasciano impressioni da riportare i marciatori.
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