La ricerca della massima velocità su due ruote è l’obiettivo delle gare motociclistiche, specialmente se si parla di MotoGP, ma alcuni piloti più di altri tendono a inquadrare questo obiettivo nell’ottica della distanza di gara.
I piloti passisti sono generalmente più calcolatori rispetto alla media e puntano di più sulla regolarità e sulla strategia per ottenere il massimo risultato possibile sulla lunga distanza.
A questo abbinano una guida che porti a risparmiare su moto, pneumatici e anche energie fisiche per avere un vantaggio nel finale di gara: qui possiamo includere piloti dagli stili diversi come Aleix Espargarò, Alex Rins, Marco Bazzecchi, Johan Zarco e Joan Mir. Analizziamoli nel dettaglio.
I piloti di MotoGP che puntano di più sulle strategie
Iniziamo con Joan Mir: quando fu ingaggiato da Suzuki per competere nel Mondiale MotoGP 2019, era considerato un pilota dallo stile aggressivo e molto forte in staccata.
Nel 2017 era stato Campione del Mondo in Moto3 dopo una stagione dominata e nella sua prima annata in Moto2 si era subito messo in mostra finendo 4 volte sul podio.
La Suzuki era un gradino sotto la concorrenza in termini di cavalleria, risultando poco incisiva in qualifica, ma Mir riuscì a compensare le debolezze sfruttandone al meglio i punti forti. I
l primo anno fu di apprendistato all’ombra del compagno di colori Alex Rins, vincitore di 3 gare, ma nella successiva annata 2020, accorciata dall’emergenza pandemica, firmò l’impresa della vita aggiudicandosi contro ogni pronostico il titolo Mondiale.
Approfittando del k.o. del dominatore Marc Marquez, Mir fu autore di una stagione improntata sulla continuità con una Gsx-Rr all’apice dello sviluppo.
Si aggiudicò la corona nonostante una sola vittoria in stagione, la sua prima in carriera in MotoGP, a Valencia. Nel 2021 collezionò 6 podi per chiudere terzo nel Mondiale e a fine 2022 fu costretto ad abbandonare Suzuki, ritiratasi dalle competizioni, trovando posto nel team ufficiale Honda. Nel 2023 si è ritrovato però a litigare con una Rc213v più compatta e nervosa, molto diversa dalla sua Gsx-Rr e tarata sulle esigenze di un pilota dallo stile estremo e decisamente diverso dal suo come Marquez.
Con la nuova moto Mir non riesce a trovare la stessa confidenza, cade spesso e racimola solo 26 punti nell’intera stagione: sulla Honda ci sta riprovando quest’anno.
Parlando dello spagnolo Alex Rins, lui aveva il connazionale Jorge Lorenzo come uno dei suoi maggiori punti di riferimento. Riuscì a convincere Suzuki a puntare su di lui per il Mondiale MotoGP 2017: si infortunò quasi subito, ma una volta rientrato iniziò il progressivo adattamento alla Gsx-Rr che avrebbe dato i primi frutti l’anno dopo, con 5 podi stagionali, per poi culminare nel 2019 con le prime 2 vittorie a Austin e Silverstone e il quarto posto nel Mondiale.
Il brusco addio alle corse della Suzuki a fine 2022 lo costringe ad emigrare verso Lcr Honda, ma non prima di aver conquistato una altro paio di vittorie nel finale di stagione.
Con la Rc213v di Lucio Cecchinello trova una sorprendente vittoria già al terzo GP, nell’amata Austin, arrivata giusto dopo un secondo posto nella sprint race. Un brutto infortunio nelle qualifiche del Mugello lo mette fuori combattimento per quasi tutto il resto della stagione, ma la Yamaha, ricordandosi le sue doti, l’ha chiamato per affiancare Fabio Quartararo nel team factory del 2024.
Marco Bezzecchi è approdato in MotoGP nel 2022 senza titoli iridati al suo attivo, ma il talento riminese non ci ha messo molto ad adattarsi ai prototipi da 1.000 cc, probabilmente anche più adatti alla sua stazza rispetto a Moto2 e Moto3.
Allevato nella Vr46 Riders Academy di Valentino Rossi, il Bez aveva trascorso due stagioni nel team del suo mentore nella middle class prima di venire promosso nella classe regina, con la stessa squadra e una Ducati Desmosedici GP ottimamente preparata.
Il suo apprendistato è rapido e culmina nel primo podio ad Assen, nella prima pole in Thailandia e nel titolo di Rookie of the Year. È nel 2023 che Bezzecchi raggiunge la completa maturazione in sella alla Ducati dell’anno prima: subito 3° nel round inaugurale in Portogallo, vince il suo primo GP in Argentina, colleziona altri due successi oltre a diversi podi, chiudendo terzo nel Mondiale.
Il pilota romagnolo ha uno stile di guida pulito, scorrevole, particolarmente efficace nei curvoni veloci e poco propenso agli azzardi. Preferisce modulare la staccata per mantenere a terra la ruota posteriore e impostare al meglio una traiettoria stretta e arrotondata, cercando la massima aderenza e senza trascurare la gestione delle gomme.
Gli ottimi risultati hanno fatto di Bezzecchi un pilota richiestissimo, ma il romagnolo ha preferito rifiutare la Ducati Pramac per proseguire nel suo percorso di crescita con la DesmosediciGP del 2023 e il team Vr46 anche nella stagione 2024.
Aleix Espargarò ha dovuto sgomitare a lungo per conquistarsi un posto al sole in MotoGP: il catalano debuttò a tempo pieno nel Motomondiale nel 2005, chiamato dal team del calciatore Clarence Seedorf per correre in 125, ma, sia in quella stagione, sia nelle quattro successive, tra 125 e 250, non arriva mai al podio.
Nonostante ciò, a metà 2009 il team Pramac lo chiama in MotoGP per sostituire Mika Kallio e a fine anno decide di offrirgli la sua DesmosediciGP per l’intera stagione 2010.
L’appena rinato team ufficiale Suzuki gli dà fiducia per il 2015 e il catalano, pur senza arrivare mai al podio, centra la pole nella sua Barcellona e ne guida lo sviluppo per due stagioni con buoni risultati.
Nel 2017 passa in Aprilia e anche a Noale si fa carico di guidare lo sviluppo di una moto acerba, ma dal grande potenziale, trasformandola in un mezzo in grado di vincere.
Nel 2021 arriva il primo podio con un 3° posto a Silverstone, nel 2022 la prima vittoria e la prima pole in Argentina e nel 2023 altre 2 vittorie, ancora a Silverstone e in Catalunya.
Aleix Espargarò è un pilota determinato e dal gran temperamento, è sicuramente il più brusco sui freni in questa lista, ma non ha una guida aggressiva da “stop and go”: non è uno spigolatore, preferisce piuttosto un’erogazione progressiva che non stressi troppo gli pneumatici e gli consenta di mantenere un buon passo.
Johann Zarco è un pilota che ha sempre fatto della consistenza il suo marchio di fabbrica. Il francese arriva in MotoGP nel 2017 con la Yamaha M1 clienti del team Tech3, subito dopo aver vinto due titoli consecutivi in Moto2.
La moto giapponese si dimostra subito adatta al suo stile rotondo e calcolatore, caratterizzato dalla postura composta, dalla grande sensibilità sull’acceleratore e dal riguardo alla salvaguardia delle gomme.
Conquista il podio alla sua quinta apparizione in premier class e nei 2 anni trascorsi sulla moto di Iwata centra 6 podi e 4 pole position: prestazioni sufficienti a convincere Ktm a dargli un posto nel suo team ufficiale per il 2019.
La sua esperienza con l’immatura moto austriaca, più incline alla guida spigolata che alle pennellate in curva, fu però fallimentare: lo stile di guida maturato in Moto2 e affinato in Yamaha non funzionò per nulla sulla RC-16 e Zarco se ne andò prima della fine della stagione, poi chiusa in sella alla Honda del team Lcr.
Nel 2020 passa al team Avintia Ducati e centra subito pole e podio a Brno. L’anno dopo è con Pramac Ducati e con una Desmosedici sempre più trattabile grazie alle cure di Gigi Dall’Igna continua fare risultati: 4 secondi posti e una pole nel 2021, altri 4 podi e 2 pole l’anno successivo e la prima vittoria nel 2023, a Phillip Island, accompagnata da altri 5 piazzamenti nella top 3 e il quinto posto finale in campionato.
Zarco si è adattato ai punti forti del prototipo bolognese pur mantenendo i suoi tratti caratteristici: è più efficace in percorrenza che in staccata, apre rapidamente il gas in uscita e guida sciolto, risparmiando energie e soprattutto gomme per il finale di gara.