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Napoli campione d’Italia con 80 punti: molti o pochi?

Il Napoli di Spalletti ce l’ha fatta. Campione d’Italia con cinque giornate di anticipo. Impossibile arrivare a eguagliare la Juventus dei record di Antonio Conte, capace di sforare “quota 100” nella centododicesima edizione del campionato italiano che si chiude ancora con i bianconeri in testa e la griglia punti che recita addirittura 102. Al Napoli invece è stato sufficiente quota 80 per vincere. Quanto basta ai detrattori per parlare di vittoria “facile” e campionato livellato verso il basso. Resta da capire se sia davvero così. E la parola passa ai numeri, che in quanto tali, non hanno sentimenti di simpatia o antipatia.

Quando 80 punti non sono bastati

Immagine | Ansa

Si parte da un presupposto: la Lazio poteva accumularne al massimo 79, quota che in alcuni campionati non avrebbe garantito neanche il secondo posto. Lo sa benissimo Spalletti, che ha festeggiato con 80, ma non è riuscito neanche ad avvicinarsi alla Juventus nel 2016/2017, nonostante il record di punti resti nella storia della Roma (87). Lo sa ancora meglio il Napoli della stagione 2017/2018, squadra allora allenata da Sarri e alla quale non furono sufficienti 91 punti per vincere il campionato. Una beffa atroce. Entrambi gli allenatori toscani sono stati ricompensati dal tempo: 82 punti non sarebbero stati sufficienti nel 2019/2020, quando la Juventus di Sarri festeggia a 83, uno in più della prima Inter di Conte.

8o punti? Più che sufficienti

Immagine | Ansa

La quota scudetto di Spalletti è comunque più che sufficiente: basti pensare che all’Inter 2020/2021 di Antonio Conte ne sarebbero bastati 80 per farne uno in più del Milan. I nerazzurri allora… esagerarono con 91. Questo Napoli avrebbe stravinto il campionato 2014/2015, appannaggio della Juventus, con 82 punti ma con un secondo posto della Roma ad appena 70. Allegri, non a caso, è lo specialista del cortomuso anche in campionato. Nel 2011 ha vinto anche con il Milan con 82 punti, ma ne sarebbero bastati 77 per scucire lo scudetto dalle maglie dell’Inter. Ultimo scudetto prima del ciclo straordinario, e forse irripetibile, della Juventus, capace di infilare nove campionati consecutivi. Per vincere il primo, Antonio Conte ne fa 84, quattro in più del Milan che si ferma a 80. E anche in quel caso, Spalletti avrebbe vinto.

Quota legittima e… precoce

A conti fatti, dunque, scudetto con una quota più che legittima raggiunta con un anticipo da record scritto da Spalletti con più che abbondante precocità. Nella storia del campionato italiano, ha eguagliato Allegri e Mancini che hanno vinto con cinque giornate di anticipo, rispettivamente nel 2018/2019 e nel 2006/2007. E comunque, al netto dell’aritmetica conta anche la storia. E Spalletti, a Napoli, l’ha scritta…

 

Luigi Pellicone

43 anni, laureato in Lettere Moderne giornalista dal 2007. Da quando la serie A ha deciso di fare a meno del mio talento, ho riversato i miei lampi di classe nella scrittura. Seguo sport e politica sul campo senza soluzione di continuità. Circondato da sole donne in famiglia, mi preparo per le Olimpiadi fra 3000 siepi, salto in alto, in lungo e corsa a ostacoli, inseguendo, spesso invano, il mio inaffidabile labrador. Alle spalle, un paio di vite spese fra agenzie di stampa, quotidiani e siti web. Un presente e un futuro ovviamente, tutto da scrivere

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